11. La lupa e il ragazzo

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Quella notte non avevo chiuso occhio agitandomi nel letto, aspettando il giorno successivo. Sapevo che Stiles avrebbe parlato e se non l'avrebbe fatto l'avrei costretto. Avevo imparato a badare a me stessa, non avevo più paura dell'oscurità, non avevo bisogno di una luce che mi infondesse coraggio per attraversare la soglia dell'inferno e guardare in faccia i miei demoni, mi sentivo incredibilmente forte e capace di farlo da sola.
Aspettai che lo sceriffo Stilinski uscisse da casa sua quella mattina, come faceva di solito per andare a lavoro, e quando con la macchina fu abbastanza lontano da non riuscire più a vedermi, mi appoggiai con la schiena all'auto di Stiles. Aspettai lì finché non si precipitò fuori dalla porta della sua abitazione con metà di qualche merendina in bocca e mi guardò dritto negli occhi rimanendo senza parole. Non lo vedevo da giorni interi, sembrava cambiato in qualche modo, forse gli erano cresciuti i capelli, oppure quella cambiata ero io. Gli sorrisi soddisfatta di aver causato quell'espressione sul suo viso e mi sistema in piedi davanti a lui.
-"Dove eri finita?"- chiese tirando fuori da una tasca dei suoi jeans beige un mazzetto di chiavi per aprire la macchina.
-"Io? Dove siete finiti tutti voi?"- chiesi a mia volta con un tono di fastidio nella voce. Lui mi sorpassò, entrando dentro la sua macchina. Rimasi un attimo in silenzio, cercando di capire cosa avrei dovuto fare.
-"Sali o no? Sono in ritardo"- sorrisi a quella frase, aprendo lo sportello per salirci e richiudendolo con un tonfo profondo.
-"Devo chiederti delle cose"- chiesi seria.
-"Lo sapevo. Sapevo che avresti detto una cosa del genere"- rispose delicatamente.
-"Perché non vedo gli altri da giorni? Come mai Derek mi sta allenando?
Che sta succedendo?"- Stiles rimase in silenzio mentre il rumore del motore picchiettava nella testa come un martello. Poi prese fiato e iniziò a parlare.
-"Abbiamo scoperto delle cose.."- disse con voce tremante.
-"Cose non molto belle, sul tuo conto..o meglio sul conto della leggenda"- mi voltai di scatto verso di lui. Se sapeva qualcosa che riguardava me allora doveva dirmelo. Cercai di farlo continuare.
-"Cosa.."-
-"Doc si è documentato, e l'ho fatto anche io.."- disse tra una pausa e l'altra. Quando ci fermammo al semaforo diventato rosso in nostra presenza, l'agitazione si era già impadronita di me, quale erano le conseguenze del mio potere? Avevo bisogno di saperlo o l'ansia e i sensi di colpa che sentivo arrampicarsi dentro il mio cuore come una pianta d'edera, mi avrebbero ucciso.
-"Avanti Stiles, dillo"- urlai sotto pressione mentre Stiles si voltò verso di me quasi impaurito da quello scatto di nervi troppo tesi.
-"Per far si che la luna creasse la lupa aveva bisogno di poteri, così li prese dalla morte di mille esseri umani"- rimasi in silenzio, l'orrore di quella leggenda che si era rilevata vera, stava inzuppando la realtà con un liquido rosso.
-"Quando l'uomo scoprì che la luna aveva fatto una cosa così orrenda per far felice un solo lupo sulla terra, chiamò a se dal sottosuolo un mostro a forma di scorpione con il dorso spinato e la coda iniettata di un veleno che potesse uccidere la lupa."- disse serio.
-"Questo significa che.."- Stiles non mi fece finire la frase interrompendomi prima.
-"Quel coso sta venendo qui..per uccidere te"- deglutì dal terrore scatenato dall'ultima frase detta, lasciata in sospeso nell'aria diventata immensamente densa.
Se ero io la causa dell'inizio delle morti di Beacon Hills, allora forse uccidermi era l'unica soluzione possibile.

•The Sun, the Moon, the truth•Where stories live. Discover now