17. Soluzione

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Qualcuno mi teneva ferma per la gola soffocandomi, stringendo così forte da lasciarmi quasi senza fiato. Non riuscivo a muovermi, ogni singola parte del mio corpo era immobile, fredda come il ghiaccio, dura come il ferro.
-"Derek"- pronunciai quasi sotto voce.
Non vedevo nulla, il buio mi circondava aggrappandosi a me con mani gelide e strappandomi quasi la pelle. La paura ancora una volta mi stava tirando un brutto scherzo, costringendomi ad agitarmi. Quando la sagoma dello scorpione mi si piazzò davanti, a pochi centimetri di distanza dal mio viso, spalancò la bocca ed emise ancora quel suono come la coda di un serpente a sonagli.
-"Derek!"- urlai con tutta me stessa quasi come se mi volessi strappare le corde vocali da sola, mentre l'incubo che sembrava talmente reale da incutermi terrore, mi riportava alla realtà facendomi spalancare gli occhi. Le mie grida si sentivano per tutto l'appartamento, echeggiando, sbattendo tra le mura.
-"Sono qui, sono qui"- disse Derek cercando di contenere la mia agitazione mentre mi divincolavo tra le sue braccia. Mi aggrappai alla sua maglietta nera a maniche corte, stringendo forte il tessuto fra le dita iniziando a piangere con il viso premuto sul suo petto.
-"Sta calma"- disse accarezzandomi i capelli -"Era solo un sogno, è finito"- continuai a piangere come una bambina mentre Derek continuava a cercare di calmarmi.

La luce del giorno grigia come il pelo di un topo, entrava fioca dalla finestra posta sopra il mio letto. Mi alzai dal materasso indolenzita e arrancai fino lo stipite della porta del salone -Se si poteva definire così- aggrappandomici con le mani per sostenermi. Derek era appoggiato con il fondoschiena sull'enorme tavolo vicino la finestra che prendeva quasi metà muro, osservava il picchiettare della pioggia sul vetro mentre parlava al telefono.
-"Come sta?"- chiese la voce di Scott dall'altra parte della cornetta. Da quando sapevamo che mi stava succedendo, Doc aveva ritenuto opportuno spiegare ogni cosa agli altri. Aveva inoltre chiesto al branco di provare a prendere uno dei pungiglioni dello scorpione, ma dopo qualche giorno ancora niente. Gli altri facevano del loro meglio ma di Kate non ve ne era più traccia e lo scorpione era troppo forte.
-"È peggiorata"- ammise Derek con voce quasi distrutta dal pianto, che mi lasciò senza parole non avendolo mai sentito così.
-"Noi troveremo una soluzione"- continuò Scott cercando di tirare su il morale di Derek, inutilmente. Scott era così, avevo imparato ad amare questo suo lato, voleva salvare sempre tutti, e credeva che per ogni cosa esisteva una soluzione, ma iniziavo a pensare che non ci fosse per il mio problema. Mi rifiutai di ascoltare altro, e mi mossi per andare in bagno.
Guardavo il riflesso della mia sagoma nello specchio davanti a me, due profonde occhiaie violacee avevano trovato il loro posto sotto i miei occhi, completamente arrossati dal pianto. Il mio viso era dimagrito di qualche chilo come il resto del corpo, marcandomi ancora di più i zigomi. La mia pelle era più bianca del solito e le mie labbra erano sempre secche. Ero completamente denutrita. A poco a poco il veleno nel mio corpo mi stava uccidendo di una morte lenta e dolorosa da cui non potevo scappare.
Derek era apparso sulla soglia della porta e mi guardava preoccupato.
-"Doc deve parlarci"- ammise serio. Lo guardai dallo specchio, mentre cercava di trovare le parole giuste per continuare a parlare.
-"C'è la fai a muoverti?"- assunsi un aria tranquilla e sorrisi lievemente.
-"Certo, non sto mica così male sai?"- mentì, stavo male, forse stavo troppo male per continuare a muovermi ma dovevo farlo. Lui annuì e sparì dalla soglia della porta per lasciarmi il tempo di vestirmi. Sospirai pesantemente aprendo l'acqua del rubinetto per sciacquarmi il viso e cercare di far diventare meno visibile il mio malessere.
Quando arrivammo alla clinica di Doc, pesantemente riscaldata per non far prendere freddo agli animali già malati di loro, io a stento riuscivo a tenermi in piedi grazie al supporto di Derek. Gli sguardi di tutti si puntarono su di me, facendomi sentire come un animale in via d'estinzione.
-"S..Smettetela di guardarmi"- dissi ansimando appoggiandomi su una sedia sistemata nella stanza proprio per me.
-"Scusa Dakota, solo che non hai per niente un bell'aspetto"- ammise Kira allargando le braccia preoccupata.
-"Lo so bene anche io"- abbaiai infastidita. Pensavano che non sapessi in che stato fossi? Stavo per morire e sentivo andare in malora il mio corpo lentamente. Kira abbassò lo sguardo tenendo stretta la mano di Scott.
-"Sembra che tu stia per morire da un giorno all'altro"- pronunciò tranquillamente Malia con braccia incrociate appoggiata con la schiena su un mobile, come se la situazione non fosse già tanto pesante. Spostai lo sguardo su di lei fulminandola con odio.
-"Sto per morire da un giorno all'altro!"- dissi stringendo i pugni tanto da far diventare le nocche bianche.
-"Non l'ascoltare, sta ancora imparando"- disse Stiles con sguardo triste. I loro occhi fissi su di me mentre mi compativano, mi fecero salire l'odio e ribollire il sangue nelle vene.
-"Ho detto smettetela di guardarmi così"- urlai arrabbiata. -"Credete che io non sappia di stare male? Di avere dei solchi sotto gli occhi, pelle bianca e di essere dimagrita a vista d'occhio? Che io stia morendo? Lo so bene, ma vorrei sapere perché sono qui invece di potermi godere gli ultimi giorni della mia vita in santa pace"- urlai ancora con tutto il fiato che mi trovavo in gola, senza preoccuparmi di quello che gli altri potessero pensare. Doc si avvicinò a me squarciando di colpo con le sue parole il silenzio che aveva inondato l'aria facendola diventare densa.
-"Forse so come possiamo aiutarti"- disse serio, annui cercando di farlo continuare. -"Ma non sarà una cosa semplice, dovrai essere forte"- rimasi in silenzio mentre Derek mi posava una mano sulla spalla incoraggiandomi.
-"Lo sarò"- dissi mentendo, avevo più paura di qualunque altra cosa, ma se questa era una condizione per salvarmi la vita e trovare la soluzione allora dovevo stringere i denti e sopportarla, qualunque fosse stata. Lui annuì a sua volta e continuò.
-"La soluzione..è la morte"- quelle parole mi fecero irrigidire di colpo, non ero sicura che sarei stata capace di affrontarla di nuovo.

•The Sun, the Moon, the truth•Where stories live. Discover now