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Park Jimin.

Jeon Jungkook si trovava davanti a quel Park Jimin.

Ovviamente lo conosceva.
Chi non lo conosceva?
Era ormai diventato il simbolo della Corea del Sud a livello mondiale.
Ragazzo dal talento straordinario e bello da togliere il fiato.

E Jungkook doveva ammettere che più volte si era soffermato, in momenti di solitudine, ad ascoltare la soave voce di quel ragazzo.

E molte volte ancora era rimasto affascinato dalla sua figura.

Si ricordava perfettamente quando era ancora a scuola e le ragazzine del suo istituto impazzivano per lui, cosa che, nel corso degli anni, non era ancora cambiata.

E ora Jungkook se lo ritrovava davanti, vestito con una semplice tuta nera e i capelli biondi, che scoprivano la sua fronte, leggermente spettinati.

Era bello, senza ombra di dubbio, ma quasi era strano per Jungkook vederlo svestito dai suoi abiti sgargianti e sempre molto attillati che portava in pubblico.

"Jimin, ti presento Kim Namjoon, lo conosco da molti anni ormai, è il migliore nel campo della sicurezza, per questo ho chiamato lui", disse il signor Cho.

"Salve signorino Park, è un piacere lavorare per lei, farò tutto quello che è in mio potere per proteggerla, infatti ho pensato di affiancarle il migliore tra i miei ragazzi, Jeon Jungkook"

Sentendosi chiamare, Jungkook, fece un piccolo inchino verso il ragazzo che ora si trovava seduto su un divanetto in pelle nera.

"Grazie di essere venuti", disse Jimin con voce flebile.
Sembrava estremamente sopraffatto da forti emozioni, e questo non sfuggì a Jungkook.

"Ora dobbiamo chiarire il motivo per cui siete qui, soprattutto a te Jungkook", iniziò il signor Cho.
"Tre giorni fa, mentre eravamo ancora a Parigi per la quinta tappa del tour, Jimin rientrando in stanza ha trovato questa"

La busta che Jimin aveva aperto giorni prima fu passata a Namjoon, al fianco del quale si trovava Jungkook.
Quando misero il contenuto della busta sul tavolo rimasero entrambi sorpresi scrutando quelle decine e decine di fotografie.

Era chiaro che qualcuno seguisse Jimin ovunque.

"Oltre a queste però, c'è altro"
Il signor Cho allungò a Namjoon quel biglietto rosso che tanto aveva scosso l'animo del biondino, che in quel momento se ne stava seduto zitto zitto.

Namjoon e Jungkook sgranarono gli occhi.

Lèssero su quel biglietto una chiara minaccia di morte, con tanto di dettagli cruenti su come avrebbe agito colui che era intenzionato ad uccidere Park Jimin.

E Jungkook lo guardò capendo come mai il ragazzo sembrasse così tanto scosso.
Dai suoi occhi traspariva il fatto che non avesse dormito molto.

"Abbiamo già contattato la polizia parigina che ha avviato delle indagini per capire se eventualmente, grazie alle telecamere di sicurezza dell'hotel, si potesse capire di più su questo pazzo, ma nulla. Le telecamere sono state spente per un arco di tempo breve, in cui si presume che la busta sia stata portata fino alla camera. Volevo bloccare il tour immediatamente, ritengo che questa situazione sia troppo pericolosa, non sappiamo se quest'uomo abbia chiare intenzioni di agire o abbia scritto solo frottole per divertirsi, comunque Jimin ha insistito per venire fino a qui, a Madrid, e continuare ad esibirsi", spiegò il signor Cho.

"Io voglio continuare ad esibirmi, sarà solo un pazzo che si stava annoiando, non mi succederà nulla Cho"
Nonostante la determinazione nei suoi occhi, dalla voce di Jimin traspariva comunque una certa insicurezza.

"Jimin potrebbe davvero farti del male quell'uomo, non fare lo spavaldo come tuo solito"

"Non è questione di essere spavaldi, io non posso deludere i miei fan, c'è gente là fuori che ha pagato un biglietto per vedere me e stanno aspettando questo momento da un sacco di tempo. Non posso, non posso deluderli così", Jimin alzò la voce contro il signor Cho.

Sembrava disperato.
Sembrava come se gli stessero strappando l'anima.

Jungkook non potè non notare quel luccichio che si fece spazio negli occhi del ragazzo quando parlò dei suoi fan.

"Il signor Cho ha ragione", tuonò Jungkook.

E Jimin si sorprese ascoltando per la prima volta la voce di quel ragazzo dagli occhi grandi e dolci, ma dalla corporatura imponente.
Quella voce era così profonda, tanto quanto gli occhi di quel ragazzo che lo scrutavano con attenzione.
Si sentì per un momento intimorito.

"Signorino, anche io credo che il signor Cho abbia ragione. Dovrebbe tornare a Seoul e prendersi una pausa", disse Namjoon.

"Vi prego, fatemi esibire solo per l'ultima volta, il concerto sarà domani, non possiamo annullarlo così, poi tornerò a Seoul senza fare storie e accetterò qualsiasi condizione"

Il signor Cho guardò i due uomini di fronte a lui, come per trovare conferma del fatto che si sarebbero occupati di proteggere quel ragazzo a cui tanto, in quegli anni, si era affezionato.

"Ci penseremo noi signor Cho, non si preoccupi. Jimin sarà al sicuro e Jungkook sarà la sua guardia del corpo personale, lo seguirà ovunque, sarà la sua ombra"

"Che cosa?!", esclamò Jimin, contrariato.

Non bastava solo privarlo della possibilità di esibirsi. Ora, a causa di un fanatico che giocava a fingersi un criminale, doveva pure vivere con una palla al piede.

"Si, Jimin, sarà così, nessuna discussione"

E mentre Jimin metteva su un broncio adorabile, Jungkook pensò che si sarebbe decisamente divertito al suo fianco.

BODYGUARD; Jikook (in pausa)Where stories live. Discover now