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Jimin stava disperatamente cercando di togliersi dalla testa l'immagine di Jungkook.

Era come se la sua mente avesse registrato ogni singolo particolare di quel corpo statuario che si era trovato di fronte.

Doveva smetterla.

Tra di loro ci sarebbe stato solo un rapporto professionale.
Non doveva cedere alle istigazioni che il suo stesso cervello gli mandava.

Non doveva, o meglio, non poteva.

Appena sarebbe trascorsa la settimana in cui non avrebbe dovuto farsi vivo con nessuno, al di fuori di coloro che erano informati della situazione, avrebbe trovato qualcuno con cui darsi alla pazza gioia, anche se Jungkook fosse stato nella camera affianco alla sua.

Non gliene fregava nulla in quel momento.

Il suo disperato bisogno di attenzioni fisiche era dovuto al fatto che fosse sempre terribilmente solo.

Voleva solo sentirsi apprezzato per un momento.

Sapeva come far perdere la testa agli altri ed era sempre appagato da quanto potere esercitasse sulle sue povere conquiste. Poi, dopo aver raggiunto il suo scopo, lì lasciava tutti con l'amaro in bocca.

Forse aveva paura di impegnarsi e soffrire, perché si sa che, in amore, non è sempre tutto rose e fiori.

Forse non aveva ancora trovato la persona giusta, colei che avrebbe buttato giù il muro di insicurezze che Jimin si era creato negli anni.

Forse, se avesse trovato la sua "anima gemella", si sarebbe impegnato con tutto sé stesso e si sarebbe fatto conoscere per quello che era, buttando via quella maschera da ragazzo freddo e sfacciato.

Intanto, per smorzare la tensione sessuale che aveva accumulato, il biondino, decise di preparare la cena.

Non era bravo in cucina, sia chiaro, ma voleva provare a fare qualcosa di carino per Jungkook, magari per farlo sentire più a suo agio in quella casa che non gli apparteneva.

Jimin era sempre attento ai dettagli e aveva notato come Jungkook si fosse mosso in modo impacciato tra le mura di quell'appartamento, che ora era diventato in qualche modo anche suo.

"Che fai?", chiese il corvino scendendo le scale e guardando Jimin concentrato a leggere un libro, probabilmente di cucina.

L'interrogato alzò lo sguardo, sobbalzando per lo spavento.

Si era immerso completamente nella lettura dei passaggi di quel piatto che aveva deciso di cucinare, i Tteokbokki, un must della cucina coreana.

Ora davanti a lui, e per il bene della sua sanità mentale, si trovava Jungkook, finalmente vestito.

E fu strano per Jimin vederlo in abiti "da casa".

Portava una semplice maglia grigia, che per quanto larga fosse, ricadeva perfettamente sul suo corpo, definendo i suoi pettorali scolpiti, e un paio di pantaloni della tuta dello stesso colore.
I tatuaggi erano, ancora una volta, ben visibili.

"Oh... ecco... Stavo cercando di fare qualcosa per cena, ma non sono molto bravo in cucina", arrossì il più basso.

Jungkook lo affiancò e si mise a leggere la ricetta che l'altro aveva scelto.

"I Tteokbokki, sono uno dei miei piatti preferiti, e anche uno dei migliori che so fare"

"Sai cucinare?"

"Sono uno chef Jimin-ah", ridacchiò il moro.

"Ehi, probabilmente sono un tuo hyung, porta rispetto", si accigliò Jimin.

BODYGUARD; Jikook (in pausa)Where stories live. Discover now