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Park Jimin, all'età di 25 anni, aveva tutto ciò che ogni suo coetaneo, o non, avrebbe sempre sognato. Bellezza, talento, fama, denaro, e quella che agli occhi degli altri poteva sembrare una vita perfetta.

C'era un dettaglio, però, che sfuggiva a chi lo guardava dall'esterno.

Jimin era solo, terribilmente solo.

Originario di Busan, aveva lasciato lì la sua famiglia e la sua vita precedente per realizzare il suo sogno, trasferendosi a Seoul, all'età di 16 anni, per diventare un trainee in un'agenzia poco conosciuta, ma che aveva scommesso tutto su di lui.

Non aveva amici, o meglio, quei pochi che aveva non erano più accanto a lui.

Il suo migliore amico Taehyung, insieme al suo fidanzato Yoongi, si erano trasferiti in Giappone da due anni, il primo per aprire la sua galleria d'arte, sogno che aveva fin dalla tenera età, il secondo per seguire e sostenere l'amato.

Jimin li trovava disgustosamente carini, erano la coppia perfetta, e ogni tanto sentiva di voler trovare anche lui un amore del genere, ma questo non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce.

Le persone gli si avvicinavano soltanto per tornaconto.

Insomma avere un amico o, addirittura, un fidanzato, famoso e ricco, poteva portare i suoi frutti no?
No, assolutamente no.
Questo non avrebbe fruttato a nessuno perché Jimin non si sarebbe mai fatto abbagliare da sorrisi e lusinghe palesemente false.

E poi c'era l'amore.

L'amore per Jimin era un sentimento effimero, e che, sia chiaro, non aveva mai provato.

Egli si limitava al puro piacere carnale. Trovava qualcuno che stuzzicava il suo gusto e decideva di portarselo a letto.

Non era tutto così facile però.

Jimin era gay.
Jimin era gay e viveva in Corea del Sud.
Jimin era gay e viveva in Corea del Sud ed era un idol.

Tutto ciò andava a suo sfavore.

La Corea del Sud era un paese estremamente conservatore, nel quale esisteva un forte stigma sociale verso l'omosessualità e l'immagine pubblica di Jimin doveva rimanere immacolata.

Inutile dire che doveva essere estremamente vigile e attento quando si trattava di sesso.

Molte volte si ritrovava a letto con altri idol, modelli o dipendenti della sua agenzia, i quali potevano meglio comprendere quanto per lui fosse importate che nulla venisse a galla.

L'unica cosa che lo faceva sentire vivo e non così solo come pensava di essere, era il suo lavoro.

Jimin era uno degli idol più famosi e affermati della Corea del Sud e la sua popolarità stava crescendo a dismisura, grazie al suo indiscutibile talento e a quel fascino che riusciva a stregare chiunque.

Si era appena conclusa, infatti, la quinta tappa del suo tour mondiale a Parigi.

Jimin era esausto.

I concerti erano sempre momenti di gioia, in cui poteva vedere i suoi fan e sentirsi finalmente amato e apprezzato, come se fosse tornato a casa dopo un lungo viaggio.

I concerti, però, erano anche estenuanti. Sul palco Jimin lasciava sempre tutta l'energia che possedeva, per dare il massimo, sempre.

Non vedeva l'ora di arrivare in hotel, farsi una doccia, mettere qualcosa sotto i denti e poi dormire fino al giorno successivo, giorno in cui sarebbe partito per la tappa successiva del suo tour, Madrid.

I suoi piani andarono in frantumi nell'attimo in cui, dopo aver aperto la porta della sua stanza d'hotel, vide sul pavimento una busta, probabilmente fatta passare da sotto la porta.

Jimin si allarmò subito.

Chiunque avesse voluto raggiungere la sua stanza doveva per forza passare una serie di controlli e tutte le lettere o i pacchi che riceveva, quando si trovava in viaggio, erano intercettati dallo staff della sua agenzia.

Non aveva mai ricevuto, direttamente, qualcosa del genere.

Si affrettò, quindi, ad aprire la misteriosa busta e quello che si ritrovò davanti non gli piacque per niente.

Numerose foto che lo ritraevano in situazioni intime e private, mentre si trovava tra le mura della sua stessa casa.

Oppure foto che lo ritraevano per strada, mentre si recava a lavoro o a fare shopping, persino mentre scendeva a tarda notte nel supermercato vicino al suo appartamento per soddisfare la sua voglia notturna di gelato.

E poi c'era un biglietto.

Un semplice biglietto rosso ripiegato in due su sé stesso.

E il contenuto di quel biglietto fece raggelare il sangue a Jimin, il quale si dimenticò all'istante di tutto ciò che aveva pianificato di fare quella sera.

BODYGUARD; Jikook (in pausa)Where stories live. Discover now