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Un tempo della scienza.
Un tempo della vita.

Minuti scanditi dalle lancette di un orologio.
Attimi scanditi dal ritmo del proprio cuore.

E non sono forse quest'ultimi che ti segnano nel profondo?

Jimin ricordava tutto.
Ogni singolo istante era impresso nella sua memoria.

Suoni, odori, sapori, visioni.

Tutto si susseguiva velocemente davanti a lui.

Ricordava il rumore incessante delle sirene e dell'elicottero che era atterrato nel campo di quello stadio immenso.

Ricordava le urla dei paramedici che si avvicinavano al suo corpo e a quello di Jungkook, fusi in un abbraccio che sapeva di eterna disperazione, di amore ostacolato.

Ricordava le sue di urla, quando i medici lo avevano staccato con la forza dal suo Jungkook, che giaceva inerme su una barella bianca, che mano a mano si tingeva di rosso scarlatto.

Ricordava le urla di Namjoon, del signor Cho ed il pianto disperato di Seokjin.

Ricordava l'odore della pioggia, il sapore del sangue mischiato alle lacrime.

Ricordava gli spari.

Poi, ad un certo punto, si era svegliato.

Si era svegliato.

Era nel suo letto, tra le lenzuola bianche e il profumo di pulito.

Il sole che entrava dall'enorme vetrata e il calore che lo avvolgeva.

Il naso premuto contro la pelle morbida di qualcuno, quel qualcuno che sapeva di casa, di luogo sicuro.

E svegliandosi da un abisso, aveva trovato solo la luce ad accoglierlo.

"Hyung?"

Jungkook.

"Hai fatto un altro incubo?"

Non lo so.

"Ci sono io, sei al sicuro qui"

Labbra morbide che si posavano sulle sue guance, raccogliendo le sue lacrime.

"È tutto finito hyung, lui è morto"

Si lui era morto, proprio per mano sua.

"Va tutto bene"

E Jimin alzò lo sguardo verso il suo volto, trovandolo sereno ed estremamente perfetto.

"Hyung"

Dolci carezze, baci fugaci.

"Hyung io ti amo"

Dopo aver pronunciato quelle parole, il petto del corvino si bagnò di sangue.

Sgorgava in ogni dove.

Il biondino urlava e Jungkook sorrideva chiudendo gli occhi beatamente.

"Hyung io ti amo"

Jimin si ricordava veramente tutto.

E si svegliò davvero.

Si trovava tra le fredde mura di un ospedale.

La flebo attaccata al braccio, il volto fasciato e la testa che girava.

Il piede?
Non lo sentiva.

Quella "non sensazione", gli intimava più timore rispetto al dolore.

BODYGUARD; Jikook (in pausa)Where stories live. Discover now