part 90

1.4K 46 6
                                    

Paulo

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.


Paulo

Blocco lo schermo del telefono e lo lancio dall'altra parte del sedile , quello che prima occupava lei e che adesso è così vuoto. Lo fisso un pò e penso a tutte le volte che lei era seduta al mio fianco, le posavo la mano sulla coscia e cercavo di non farmi distrarre troppo ma di tenere lo sguardo sulla strada. A quante canzoni cantate a squarciagola con i finestrini abbassati , alle litigate perché voleva guidare lei, alle volte finite per farci l'amore dentro.
Ormai è solo un ricordo, mi chiedo come sia possibile che 6 mesi con lei sono sembrati una vita. Mi sembra tutto cosi insensato adesso che non c'è.

Non c'è perché l'ho spinta tra le braccia di un altro, quello di cui avevo sempre temuto. A volte mi sento uno stupido perché lei voleva restare, ma io l'ho mandata via, altre cerco di convincermi che sia stata la cosa giusta da fare. Per mio figlio io sarei stato il padre che avrei voluto fosse qui con me adesso, sarò sempre li a guardargli le spalle, anche se questo significa non essere felice al 100%. Bisogna pur fare dei sacrifici no?

Mi asciugo le lacrime e  spengo il motore ed entro subito, sono già in ritardo perché mi sono fermato nel parcheggio a leggere quello stupido articolo e a pensare a lei, d'altronde come negli ultimi quattro giorni.
Non so neanche se ho chiuso la macchina ma poco mi interessa, se vogliono portarmela via almeno mi toglieranno una sofferenza in meno dato che per me ormai anche in macchina vedevo solo e soltanto Alessia. " Paulo, ti stanno aspettando.." mi dice il presidente vedendomi entrare e accennandomi un sorriso, In quel sorriso vedo compassione, cosa che vedo nel l'atteggiamento di tutti e che mi da altamente fastidio.

Non ho bisogno di compassione, solo che mi sveglino da questa situazione nella quale mi sono ritrovato. Solo che mi riportino lei. "Buongiorno, scusate il ritardo" lancio il borsone sotto la mia postazione e mi tolgo la felpa, la divisa l'avevo già messa a casa. Mi salutano tutti con un cenno di testa, mentre il Mister a stento mi guarda. È normale dopotutto, avevo promesso di non far soffrire sua figlia e alla fine l'ho lasciata per stare con la mia ex, che avevo lasciato per stare con lei.

È il karma questo?

"Hermano, scusa se te lo dico ma.. poco fa abbiamo visto un articolo e-" lo interrompo subito "Lo so. L'ho visto anche io" sono stato venti minuti fermo in auto nel parcheggio a piangere per questo, vorrei aggiungere. "Si sa che i giornalisti ingigantiscono tutto... non significa nulla" cerca di riassicurarmi Claudio mettendosi al mio fianco, insieme a Daniele, mentre prendo la mia borraccia di acqua da portare in campo.

"Anche se significasse qualcosa.. è finita" mi alzo ed esco dallo spogliatoio per raggiungere il tunnel, lasciandoli alle mie spalle, so che vogliono aiutarmi ma in questo momento ho solo bisogno di stare per conto mio. Soprattutto ho bisogno di non parlarne.
"È a pezzi.." sento dire da Daniele in lontananza. Chiudo gli occhi e tiro un lungo sospiro, non sai quanto lo sono amico mio.

Iniziano ad uscire tutti gli altri, solita fila, stretta di mano con l'altra squadra, i bambini che entreranno con noi e le urla dei tifosi che si sentono da dentro; classico pre partita, solo che manca il bacio portafortuna. Ci danno il via per entrare in campo e cosi facciamo, lo stadio è davvero pieno e ovviamente, i colori padroneggianti sono il bianco e il nero delle sciarpe, dei capelli, delle t shirt e delle bandiere dei tifosi juventini. Dopo il solito rituale, della foto e della monetina, ci sistemiamo in campo, l'arbitro fischia e parte il gioco.

Corro, corro, corro e ancora corro su e giu per tutto il campo, sento subito la stanchezza e quasi penso di chiedere il cambio, le mie notti insonne si iniziano a far sentire. Mi trovo la palla tra i piedi e cerco di avvicinarmi il più possibile verso la porta, lasciando alcuni avversari dietro di me "Paulo!" sento qualcuno che cerca di attirare la mia attenzione e quando capisco è troppo tardi. Sono praticamente andato a finire addosso ad un giocatore senza rendermene conto, ero perso nei miei pensieri e non mi ero reso conto che ci fosse qualcuno avanti a me. Mi fermo, allungo il braccio e lo aiuto a rialzarsi, mi ringrazia ma comunque non mi evito un ammonizione per fallo e gli concedo anche un calcio d'angolo.

"Stai bene?" mi chiede Gonzalo affiancandomi mentre ci mettiamo nelle nostre posizioni da barriera "Sì ero distratto" taglio a corto io. La palla va in rete, e mentre la squadra avversaria corre sotto il settore ospiti io mi maledico mentalmente per averglielo permesso. Riprende il gioco e vedo subito Cristiano che corre come un razzo dietro il pallone, vorrei avere la sua stessa grinta oggi, me la passa e io la passo a Gonzalo dopo averla trattenuta un pò. Me la ritrovo di nuovo tra i piedi, guardo la porta, stavolta posso farcela è vicina.

Corro il più che veloce che posso, ne lascio uno, poi due, poi tre, arrivo avanti alla porta, alzo lo sguardo per calciare e la mia attenzione ricade sulla tribuna avanti a me, ci sono tutte le ragazze e un posto vuoto, il suo. Vorrei poter alzare lo sguardo e trovare lei che mi incita a segnare e poi a dedicarle il goal, invece sta sostenendo un altro. Calcio comunque, solo che prendo il palo.

Mi porto due mani in testa e mi abbasso all'altezza delle ginocchia, subito i miei compagni mi vengono incontro e mi riassicurano cercando di farmi rialzare e riprendere  la partita, ma non ce la faccio. Finirei solo per farci perdere se continuassi a giocare oggi, quindi chiedo il cambio. Max mi guarda un po' confuso e contrariato, settimana scorsa avevo dimostrato tanto per convincerlo a lasciarmi giocare e a non stare in panchina, adesso invece chiedo il contrario.

Esco dal campo sotto le urla dei tifosi, ma non ho il coraggio di alzare lo sguardo, sto facendo uno schifo e quindi, ne esco a testa bassa. Stringo la mano al mio cambio, Douglas e vado in panchina. Mi siedo e bevo un sorso della mia acqua, continuo a guardare quello spazio vuoto in tribuna e capisco che essere uscito dal campo non è servito a niente se non a evitare una sconfitta. Ma personalmente non sto meglio.

Prendo la mia giacca e rientro nel tunnel,senza dire niente a nessuno. Sto seduto nello spogliatoio da solo, con il telefono in mano a controllare se ci sia qualche suo messaggio ma niente. Osservo attentamente il blocco schermo, una nostra foto fatta qualche giorno fa in cui lei mi da un bacio; apro la sua chat e digito cose a caso sulla tastiera, come un 'Ti amo' che però non mando.

Sei bella come un gol al novantesimo. /Paulo Dybala.Where stories live. Discover now