Capitolo 9.

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Si svegliarono l'uno tra le braccia dell'altro sul letto matrimoniale in cui si erano spostati la sera prima.

Cesare si svegliò per primo, mentre un raggio di sole gli solleticava il viso. Stretto a lui, con la faccia appoggiata al suo petto, Nicolas dormicchiava ancora sereno.

Gli accarezzò i capelli e si sentì in pace; era finalmente leggero, nessun pensiero che lo tormentava, nessuna paura. Era come se quel ragazzo così felice, solare e spensierato, gli avesse donato amore e serenità: due caratteristiche che mancavano quasi del tutto nella sua vita.

Da che avesse memoria mai si ricordava di essere stato così bene, mai come la sera prima o quella mattina, mentre lo accarezzava, mentre lo guardava dormire.

Il suo cuore era pieno, finalmente.

"Buongiorno" Disse Nicolas, stiracchiandosi.

"Buongiorno" Rispose Cesare, dandogli un bacio delicato sulle labbra.

Nic sorrise, poi aggiunse:
"Ancora non ci credo"

Cesare gli diede un pizzicotto sul braccio e alzandosi disse:
"Facci l'abitudine piccoletto, non ti libererai di me facilmente".

E Nicolas sospirò felice: aveva abbattuto finalmente ogni barriera, o così credeva.

*

"E chi l'avrebbe detto" Disse Tonno, tirando una gomitata a Cesare mentre salivano per raggiungere la Rocca.

Dopo aver fatto una colazione con Nic, in cui gli aveva anche offerto il famoso caffè che doveva, nonostante fossero in ritardo a causa di una doccia fatta insieme (non solo per risparmiare l'acqua), era passato a casa di Nelson per cambiarsi e poi, insieme agli altri, erano andati alla Rocca.

Cesare quindi si era affiancato ai suoi amici dopo pochi passi, mentre Nicolas, dopo avergli dato un leggero bacio, raggiunse veloce Frank, Stiva, Marco, Federico e Martina, che lo accolsero con un sorriso e spinte delicate mentre tutti ridevano, già consapevoli di quello che avrebbe raccontato.

"Ci è voluto esattamente il tuo opposto per sciogliere la corazza da duro" Concluse il biondo mentre si asciugava il sudore dalla fronte.

Cesare sorrise mentre con lo sguardo teneva d'occhio il suo piccoletto: la sua sola presenza bastava per dargli conforto.

"Posso stare tranquillo?" Chiese Nelson, guardandolo di traverso, ma in realtà aveva già sul volto un sorriso.

Cesare annuì: per una volta avrebbe davvero dovuto ascoltare il suo cuore e concedersi quella piccola, e allo stesso tempo enorme, felicità.
Dario alla sua sinistra gli mise una mano sulla spalla e sorrise, senza aggiungere altro.

Ma Cesare era come se sentisse i suoi pensieri; era orgoglioso di lui, di essersi, per la prima volta, lasciato andare.

Anche Bea, al fianco di Nelson, lo guardava con gli occhi apprensivi e pieni di amore di una madre.

Quando giunsero in cima ed i ragazzi raggiunsero il resto del gruppo, lei gli si avvicinò, posizionando entrambe le sue mani sulle guance di Cesare.

Restarono in quella posizione per un po': lei con le mani sul suo viso e lui che la cingeva stretta in un abbraccio.

Poi, semplicemente, lei disse:

"È la prima volta che vedo il tuo animo così in pace: i tuoi occhi parlano".

E Cesare sorrise, un sorriso che arrivava direttamente dal cuore.
La abbracciò forte perché Beatrice, oltre ad essere la ragazza di Nelson, era ormai una sua carissima amica che sempre lo aveva protetto e incoraggiato.

Ai confini del mondo Where stories live. Discover now