Capitolo 23.

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"Tu lo sapevi" Disse Nicolas, spalancando la porta dell'ufficio di Cesare senza bussare.

"Tu lo sapevi già" Continuò entrando e guardandolo fisso.

Cesare indossava uno smoking nero, semplice ma estremamente elegante: era bellissimo.

"Lo sapevi e mi hai fatto urlare come un pazzo per mezz'ora senza mettermi al corrente della situazione, senza fermarmi"
Si spostò nervosamente il ciuffo di capelli ribelli dal volto: doveva decisamente tagliarsi i capelli, stavano diventando troppi e ingestibili.

Abbassò lo sguardo su un ragazzo, seduto davanti alla scrivania di Cesare: era più giovane del ragazzo con gli occhi verdi, probabilmente aveva la stessa età di Nicolas.

Era anche lui vestito elegante e, notò Nicolas, giocherellava curioso con il septum: sembrava quasi divertito dalla scena che si stava svolgendo davanti ai suoi occhi, cosa che fece aumentare il nervosismo di Nic.

Chi era quel ragazzo?
Perché era da solo con Cesare in ufficio?

Si riscosse e tornò a guardare Cesare, che si era appoggiato con la schiena alla vetrata alle sue spalle e lo fissava serio.

"Inoltre hai proibito agli altri di parlarmene, mettendoli in una situazione del cazzo"
Lo guardò, furioso: era stanco dei segreti.

"Sei un coglione Cesare, un grandissimo coglione. Quando la finirai di tenermi segrete le cose? Prima quando stavamo insieme e anche ora: se davvero non te ne frega più niente di me, perché tenermi all'oscuro di questo? Sei un idiota se pensi che io continui a credere a questa farsa che hai tirato su per chissà quale motivo"
Disse, alzando ancora il tono di voce.

Cesare sbatté un pugno sulla scrivania, mantenendo il contatto visivo.

Il ragazzo col septum saltò sul posto, spaventato dal gesto improvviso.
Nicolas rimase fermò a fissarlo con sguardo di sfida.

"Fuori da qui puoi urlarmi contro tutto quello che vuoi: ne hai il pieno diritto per quello che ho scelto di fare e per come ti ho trattato" Disse Cesare, a bassa voce ma risoluto.

Nicolas non l'aveva mai visto così autoritario in vita sua.

"Ma qui dentro" continuò, muovendo la mano ad indicare l'edificio in cui si trovavano "Qui dentro io sono il tuo capo e tu non puoi rivolgerti a me in questo modo"

Si fissarono in silenzio per un minuto intero mentre il ragazzo col septum alternava lo sguardo da Cesare a Nicolas, come se stesse guardando una avvincente partita di tennis.

"BENISSIMO CAPO" Disse poi Nicolas, girandosi e uscendo dall'ufficio sbattendo la porta.

Prese l'ascensore e, mentre aspettava di tornare al piano terra, continuava a sposatate il peso da un piede all'altro: era un fascio di nervi, doveva muoversi ad uscire da lì.

Le porte si aprirono all'improvviso e si avviò a passo deciso fuori dall'edificio.

Tonno lo intercettò.

"Dove stai andando? Dobbiamo finire il lavoro, la tua relazione..."

"Te la farò avere prima di sera" Disse Nicolas continuando a camminare, senza guardare l'amico negli occhi.

"Devi dare una copia anche a Cesare, sai come funziona"
Gli urlò Tonno, che ormai aveva rinunciato ad inseguirlo.

"La avrà anche il capo: sia mai che il mio atteggiamento sia irrispettoso"
E detto ciò uscì, lasciandosi alle spalle Cesare, i suoi segreti e le sue bugie: aveva bisogno di respirare.

*

Si, Nicolas aveva decisamente bisogno di respirare.

Respirare per lui non era più una semplice azione involontaria dell'organismo.

Ai confini del mondo Where stories live. Discover now