Capitolo 11.

336 21 4
                                    

Cesare strinse contro il suo petto Nicolas, mentre sdraiati sul pontile della barca del più piccolo, guardavano il cielo pieno di stelle, entrambi nudi.

"Sei pieno di sorprese" Disse Cesare dopo un periodo di silenzio guastato solo dal rumore delle onde, sorridendo.

"Ti avevo detto che un giro in barca da soli sarebbe stato sicuramente più interessante di quello fatto con gli altri" Rispose Nic sghignazzando.

Cesare gli diede un buffetto sul naso, ridendo.

"Decisamente interessante, lo ammetto" Disse poi baciandogli il petto.

Il più piccolo gli accarezzo i capelli, mentre un leggero vento li cullava.

Restarono così ancora un po', non seppero dire per quanto.
Poi Cesare si tirò su, guardando la chitarra acustica del più piccolo abbandonata poco più in là.

"Mi suoni qualcosa?" Chi chiese rimettendosi i boxer neri che, da parecchio tempo, erano stati abbandonati sul pontile.

Nicolas lo imitò e poi prese la chitarra, appoggiando la schiena contro il muro della cabina e sedendosi, guardando Cesare negli occhi.

"Hai preferenze?" Chiese, mentre il più grande raccoglieva dai pantaloni in lino alla sua destra il solito pacchetto di sigarette.

Nicolas lo guardò storto e Cesare fece gli occhioni da cucciolo.

"Almeno la sigaretta post sesso me la devi concedere" Disse.

Da quando erano andati a letto la prima volta il numero di sigarette giornaliere del più grande si era ridotto di molto, un po' perché, con tutto il sesso che faceva col più piccolo era molto meno stressato, un po' perché davvero stare con lui lo faceva sentire meglio e gli faceva dimenticare quel vizio.

Qualche giorno prima aveva pensato ad alta voce, mentre erano in spiaggia, che poteva provare a ridurre davvero il numero di sigarette fino a chissà, smettere pure.

Nicolas l'aveva preso alla lettera e ogni volta che se ne accendeva una lo fissava in cagnesco, ma le vecchie abitudini erano difficili da mandare giù e Cesare aveva già fatto progressi da gigante rispetto al solito: era passato da minimo un pacchetto al giorno ad uno ogni tre, un risultato che mai avrebbe pensato possibile.

Nicolas sbuffò, annuendo con la testa.

"Comunque" Disse Cesare, inspirando dalla sigaretta.
"Nessuna preferenza, ti lascio carta bianca".

Così il più piccolo distolse gli occhi da Cesare, concentrandosi solo sulla chitarra.

Le prime note si persero nella notte e sentì tra queste Cesare sorridere.

Iniziò a cantare lui per primo infatti, riconoscendo subito la canzone.
"Quello che mi ricordo io è un viaggio in autostrada, un cellulare buttato via con dentro la tua mamma che gridava.
Cinquanta occhiali da sole, ma solo uno spazzolino, occhi diversi tutte le sere, ma sempre il solito vecchio sorriso".

Nicolas allora attaccò con la seconda strofa, lo sguardo sempre fisso sulla sua chitarra.
"Quello che mi ricordo io, erano i denti stretti sempre e la paura di inciampare nelle vite della gente. Non guardavamo mai la luna e lei non guardava noi, eravamo bimbi piccoli, vestiti da supereroi".
Si ritrovò per un attimo a pensare a quanto quella strofa gli ricordasse Cesare, così attento a non inciampare nelle vite della gente per la paura di rimanerci male.
Alzò appena gli occhi per vederlo mentre, sereno, si preparava a cantare il ritornello.

"Ma se mi vuoi davvero, allora dimmi chi sei
Belli i tuoi occhi verdi" Disse infatti il riccio ammiccando, consapevole di quanto Nicolas si perdesse a fissarli.

Ai confini del mondo Where stories live. Discover now