Avevo freddo, anzi freddissimo e mi faceva male tutto: il collo, la schiena e il braccio che tenevo sotto alla testa era indolenzito. Il moto placido dell'oceano che si scagliava sulla riva e i garriti simili a strilli dei gabbiani mi fecero aprire gli occhi. Li strizzai immediatamente appena incontrarono la luce del sole e il cuore cominciò a battere energico nel mio petto.
«Merda!»
L'adrenalina cominciò a scorre impetuosa nelle vene e iniziai a scuotere la mia amica per una spalla. «Emily, svegliati!»
Cercai freneticamente il cellulare per controllare l'ora ed ebbi un ulteriore colpo quando constatai che non sarei mai riuscita ad arrivare a casa prima di Doug. A tornare da Long Island ci voleva un'ora e mezza solo di metropolitana, in più dovevamo ancora fare un pezzo di strada prima di raggiungere la stazione e cambiare due treni.
Mi sollevai di scatto, mi ripulii i palmi dalla sabbia sui jeans e le allungai una mano. «Ti prego, ti vuoi alzare.» Cominciai a battere i piedi impaziente. «Ci siamo addormentate, dobbiamo andare... dai muoviti!»
Emily si drizzò mettendosi seduta e con le palpebre ancora semichiuse si grattò la testa confusa. «Oddio sono a pezzi...» Mi guardò stranita, aprendo un solo occhio, ma senza muovere nessun altro muscolo. «Si può sapere che ti prende, perché sei tanto agitata! Ho dormito di merda, lascia che mi riprenda un attimo.»
«Ti riprenderai camminando!» Le afferrai l'avambraccio e la tirai con forza, riuscendo a rimetterla sulle gambe.
Facemmo tutto il tratto con un'andatura piuttosto rapida e in silenzio, per non sprecare fiato inutile. Mi sentivo frastornata, agitata e il fatto di sentirmi la sabbia e la polvere appiccicata addosso non aiutava il mio precario stato d'animo. Passai una mano fra i capelli, accorgendomi di quanto fossero stopposi, poi mi guardai i palmi secchi e sporchi e li sfregai convulsamente sul tessuto dei pantaloni finché non cominciarono a bruciare. Me lo sentivo, mi stava venendo un attacco di panico e dovevo riuscire a controllarmi.
Dopo l'episodio con Mike mi sembrava di camminare su un sottile filo di lana. Temevo che qualsiasi passo falso avessi commesso, Doug mi avrebbe lasciato, stufo delle mie bravate da diciassettenne immatura.
Con un cipiglio corrucciato marciai ancora più velocemente. Emily, che era a un metro di distanza da me, non sembrava essersi accorta del mio nervosismo. Probabilmente aveva i sensi intorpiditi e la testa ancora nel mondo dei sogni.
Dopo un'impegnativa mezz'ora finalmente salimmo sul treno, che data l'ora era ancora mezzo vuoto. Stremata, sudata e con il respiro accelerato andai a sedermi nel primo posto libero.
Emily mi raggiunse poco dopo, accasciandosi al mio fianco. «Cazzo! Dovrei essere allenata, allora perché sento una punta alla milza?»
La motrice partì lentamente e un senso di nausea dovuto all'ansia prese possesso del mio stomaco. Dovevo sfogare in qualche modo quell'inquietudine che sentivo dentro e lo liberai con l'uso della voce.
Mi lasciai intrappolare la mente dalle mie stesse parole e portai una mano alla gola. «E se si arrabbiasse non trovandomi a casa? Se non mi volesse più perché sono un'irresponsabile? Se mi ritrovassi di nuovo sola?»
«Oh, oh, calmati, ok? Non succederà nulla di tutto quello che hai appena detto.»
«Come fai a esserne sicura?»
«Ehi, non abbiamo fatto nulla di male. Ci siamo addormentate, tutto qui! Se è così maturo come dici capirà. Perché sei terrorizzata dalla sua reazione?»
Portai gli occhi fuori dal finestrino, pensierosa. «Non lo so.»
In un certo senso provai un senso di sollievo dopo aver udito quella ovvia conclusione. In realtà, anche se potevo fare quello che volevo, avevo paura di prendere una lavata di testa per aver passato la notte fuori.
STAI LEGGENDO
Persa
Romance❤️🔥attenzione contenuti per adulti❤️🔥 Cara, impulsiva ragazza di sedici anni, che per mantenersi lavora in un locale per soli uomini, è solo all'apparenza simile a tutte le sue coetanee. Si è appena emancipata da una madre perennemente assente e...