Non mi erano mai piaciute le scarpe con i tacchi, ma quella sera mi avevano obbligato a indossarle. Mi sentivo ridicola con ai piedi quelle zeppe argentate con il plateau a specchio alto cinque centimetri. E non ero nemmeno capace di camminarci. Sapevo che dovevo stendere la punta del piede per dare lo slancio e poi strisciare la parte davanti sul pavimento, ma non ci riuscivo. Le mie gambe erano rigide come due tronchi, mentre le caviglie sembravano fatte di ramoscelli, pronti a spezzarsi al minimo tocco.
Mettendo un piede davanti all'altro attraversai il retro del locale seguendo la musica, ripetendomi come una tiritera di stendere la punta del piede e strisciare, stendere la punta del piede e strisciare. Ma era il rimbombo dei tacchi a marcare ogni mia falcata, come un timer impostato sul conto alla rovescia.
Tic... tac... tic... tac...
Il corridoio era buio e le pareti puzzavano di muffa. Una raffica di corrente fece spalancare la porta che dava sul parcheggio e una foglia rotolò davanti ai miei piedi, senza appoggiare la pagina inferiore o superiore, ma muovendosi sul solo perimetro. La trovai una strana coincidenza, anch'io mi sentivo fuori luogo e in bilico.
Mi fermai e abbassai l'orlo del vestito glitterato. «Non sei tu, capito? Recita, immagina di essere un'altra persona. Quando lo fanno nei film non sembra difficile. E vedrai, supererai anche questa.»
Proseguii in direzione del palco e una volta arrivata sbirciai oltre la tenda di velluto; una ragazza dai capelli rosa stava ballando con entrambe le mani strette al palo. Il mio sguardo cadde sui suoi seni nudi e poi più giù, fino allo striminzito perizoma color carne. Indossava degli stivali in vernice nera, con i tacchi ancora più alti dei miei. Si muoveva sciolta e disinvolta, come se ci fosse nata con le zeppe.
Lisciai i capelli appena piastrati e inspirai aria, ma il nodo che si era formato tra la gola e lo stomaco non accennava ad allentarsi. Non avevo mai avuto grandi desideri, e alle elementari non sognavo di fare la veterinaria come la maggior parte delle mie compagne, però mai avrei immaginato di trovarmi in un posto del genere. Mi sentivo come cappuccetto rosso mentre attraversava il bosco infestato dai lupi, solo che nel mio caso non c'era stata nessuna mamma a raccomandarmi di stare attenta.
Il chiasso in sala aumentò e dalla tenda sbucò la ballerina. La ragazza si piegò sulle ginocchia, raccolse da terra un asciugamano, e se lo passò sul viso.
Osservai il palco vuoto e cercai di calmarmi, ripassando la semplice coreografia che la Signora Rina mi aveva insegnato. Sollevai la gamba e ruotai il collo del piede.
«Ehi, novellina, datti una mossa! Altrimenti manderai a puttane tutte le altre esibizioni.» Mi sentii spingere, e mi ritrovai in pedana.
Dalla platea il pubblico cominciò a battere le mani e urlare. Raddrizzai la schiena, e mimando una camminata elegante, mossi i primi passi. Il pavimento era liscio e le luci puntavano dritte nei miei occhi. Per mantenere l'equilibrio calcai sul tacco sottile, e la gamba destra slittò in avanti. Atterrai in spaccata, sbattendo il ginocchio a terra.
«Troietta, che fai? Se non sai ballare, almeno facci vedere le tette.» Mi voltai di lato e guardai verso gli spettatori. Un uomo si alzò e si piegò verso di me finché non fu a pochi centimetri dal mio viso. La sua testa pelata luccicava e con le dita nodose mi sfiorò una coscia. «Voi spogliarelliste non servite proprio a niente. Volete i nostri soldi e poi ci lasciate con il cazzo duro e le mani unte di olio.»
Non ero più una bambina e non potevo lasciarmi schiacciare dalle loro provocazioni, altrimenti sarei stata divorata dal lupo cattivo. Poggiai la suola della scarpa sopra il dorso della sua mano, e alzandomi ci applicai tutto il peso, fino a sentire le ossa scricchiolare. L'uomo levò la mano, mi guardò di sbieco e infine sprofondò di nuovo nella poltrona.
Iniziai a passeggiare attorno al palo, ma non riuscivo a stendere del tutto la gamba. Raddrizzai la schiena e mi concentrai su un punto fisso per non oscillare. Vidi la Signora Rina vicino al bancone del bar. Teneva il suo scialle fiorato stretto contro al petto, e gli occhi erano inchiodati su di me. Mi balenò nella mente una piccola nozione che mi aveva insegnato: la pelle, a contatto con il metallo, crea aderenza. Facendo forza con le braccia allacciai le cosce nude attorno alla barra per fare presa. Curvai la schiena e buttai i capelli all'indietro. Dovevo trovare il coraggio di dare a quegli uomini ciò per cui avevano pagato. Era semplice, dovevo ballare e poi spogliarmi, ma a testa in giù non riuscivo a far altro che osservare il pubblico. La pedana era contornata da divanetti in pelle rossa, su cui erano seduti uomini e ragazzi di ogni età. La luce colorata creava delle ombre sui loro volti, come se indossassero delle maschere da orchi. Gli occhi sembravano iniettati di sangue e dalle loro bocche spuntavano denti bianchi e affilati come coltelli.
Un ragazzo incrociò il mio sguardo e si avvicinò al palco. «Uhè, morettina, vieni qui, che ti insegno io a muovere quel bel culetto.»
Allungò un braccio, come se dovesse tenere fermo qualcosa davanti a lui, e cominciò a spingere il bacino avanti e indietro. Prima piano e poi sempre più veloce. Con la lingua si leccò le labbra e iniziò a emettere dei gridolini. Un gruppo di persone sedute accanto a lui cominciarono a ridere, mentre altri clienti si allontanarono spazientiti.
Era come essere in un incubo, ma non potevo spalancare gli occhi per farlo svanire. Le braccia e le gambe cominciarono a pizzicarmi, così mollai la presa, e piombai a terra. Mi girai su un fianco e con le mani mi coprii le orecchie. Sentivo i polmoni comprimersi, come se avessi un masso che mi schiacciava lo sterno. Con le unghie iniziai a grattare il collo e avrei scavato nella carne pur di far entrare un po' d'aria. Più graffiavo e più mi sentivo senza forze, finché non si fece tutto buio.
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Persa
Romance❤️🔥attenzione contenuti per adulti❤️🔥 Cara, impulsiva ragazza di sedici anni, che per mantenersi lavora in un locale per soli uomini, è solo all'apparenza simile a tutte le sue coetanee. Si è appena emancipata da una madre perennemente assente e...