3 - Ipnotica

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Galassia, Asgard.

Erano passati ormai sei giorni da quando Loki era riuscito a sedersi sul trono di Asgard, fingendosi Odino e ingannando tutti.

Sei giorni in cui aveva organizzato feste, banchetti, ristrutturazioni e spettacoli. Si era goduto appieno quel momento di gloria e non aveva alcuna intenzione di lasciarselo sfuggire.

Ormai tutto era stato sistemato, non ci sarebbe stato più nessuno che avrebbe potuto intralciare i suoi piani. Heimdall era in prigione e il suo nuovo alleato, Skurge, aveva preso il posto del guardiano, giurandogli fedeltà assoluta -non che avesse avuto altra scelta.-

Loki non aveva perso tempo, facendosi furbo e cercando subito delle persone di cui potersi fidare. Persone alle quali avrebbe potuto rivelare la sua vera identità e i suoi piani per Asgard.

Aveva scelto una cerchia di pochissimi eletti, uomini e donne che in tutti quegli anni aveva avuto modo di osservare e analizzare. Rendendosi conto che non avevano pensieri poi tanto diversi dai suoi.

Essi si erano affidati a lui in quel momento, scegliendo di stare dalla sua parte. Ma Loki era diffidente per natura, sapeva di cosa poteva essere capace una persona meschina, di quanto la falsità a volte potesse intortare le persone.

Lo sapeva bene, perché lui stesso era così.

Perciò non aveva rinunciato a utilizzare i suoi trucchetti anche su alcuni di loro, come ad esempio le guardie del palazzo. Assicurandosi che non potessero mai tradirlo e che obbedissero sempre e solo ai suoi ordini.

«Signore, giù in teatro sono quasi pronti per lo spettacolo» una donna, alta e con dei lunghi capelli biondi, legati in una coda di cavallo, fece ingresso nella sua stanza, distraendolo dai suoi pensieri.

«Dite agli attori e al popolo che arriverò tra qualche minuto» non la guardò in faccia, rimase a rimirare la città da quella finestra arcuata. A Loki piaceva osservare Asgard dall'alto, amava poter vedere qualsiasi azione compiuta da ogni singolo cittadino. Era un qualcosa che lo faceva sentire potente.

Quella donna annuì e uscì dalla stanza, richiudendosi la pesante porta alle spalle. Adesso che si era attorniato di persone vicine a lui, che conoscevano il suo piccolo segreto, Loki non doveva più preoccuparsi di trasformarsi ogni volta che qualcuno bussava alle sue stanze.

Perché il vecchio personale della servitù era stato interamente sostituito e i nuovi assunti avevano subito un lavaggio del cervello molto simile a quello riservato a Odino.

«Signore» ripetè una seconda voce femminile, anche fin troppo famigliare per i suoi gusti. «Quanto ti piace farti chiamare in quel modo» commentò poi, sbucando da sotto le coperte soffici di quell'enorme letto.

Gli avambracci che sorreggevano il peso del suo corpo snello e un sorriso malizioso dipinto in volto. Ma nemmeno in quel momento Loki si degnò di girarsi e abbandonare l'appagante vista di quel panorama.

«Hege, ti avevo detto di andartene già ieri notte» le ricordò, con tono severo, mentre le immagini di loro due che si rotolavano tra le coperte gli ritornavano in mente.

La donna sbuffò, passandosi una mano nei corti capelli rossi come il fuoco, cercando di sistemarseli come meglio poteva. «Lo so, ma il tuo letto è così comodo» civettò, accarezzando quel lenzuolo di raso dal colore verde scuro.

Fu a quel punto che Loki si voltò, lo sguardo serio e la mandibola contratta, mentre muoveva qualche passo verso di lei. «Ma sai anche che non dormo con le persone con cui sono solito intrattenermi» disse, sorpassando quel letto e fermandosi proprio davanti a lei.

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