16 - Farsi Male fino ad Amarsi

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Terra, New York.

Il tempo sembrava essersi fermato.

A dire il vero, ogni cosa sembrava essersi fermata.
Il tempo, l'aria, le particelle, i loro cuori.
Tutto.

Mentre entrambi restavano in silenzio, aspettando che uno dei due parlasse per primo. Ormai non si poteva più tornare indietro, le carte delle loro emozioni erano state scoperte e non restava altro se non giocarle, sperando di non perdere quella partita.

Ma nessuno dei due sembrava avere idea di come si facesse. Non conoscevano le mosse o i trucchi. Era tutto nuovo per loro.

Fu Asmodeo a farli riprendere in mano la concezione del tempo e dello spazio che li circondava, uscendo dalla stanza e andando ad attorcigliarsi attorno al bastone delle tende, volendo godersi un po' il panorama della città.

Loki spostò lo sguardo su quel serpente, guadagnandosi un sibilo poco amichevole in cambio, che lo costrinse e riportare la sua attenzione sulla donna che stava ancora seduta al suo fianco.

Si voltò verso di lei, osservandole il profilo del volto. La pelle scura adornata da quelle lentiggini leggere, che, decorandole il naso dritto e gli zigomi alti, le donavano un'aria angelica. Decisamente l'opposto di quello che in realtà era.

Più la guardava e più si rendeva conto di quanto fosse bella.
Più la guardava e più si rendeva conto di quanto fosse fisicamente attratto da lei.

Ancora nessuno dei due aveva avuto il coraggio di parlare, ma quando Lilith si girò, ricambiando il suo sguardo e intrecciando i loro occhi, Loki si sentì pronto a proferire parola.

«Ho paura anche io di sentirmi così emotivamente compreso da qualcuno» le rivelò. «Ma non sono mai stato uno che si tira indietro. Inganno, raggiro e uso le persone, ma non sono uno che scappa» continuò, cercando di spiegare le sue motivazioni.

Lilith ascoltava la sua voce attentamente, concentrandosi su quegli occhi azzurri come il ghiaccio, che rispecchiavano così limpidamente le sue origini. Occhi capaci di raggelarti il sangue con un solo sguardo e di ipnotizzarti con la perfezione del loro pigmento.

Occhi nei quali a Lilith piaceva perdersi.
Amava guardarli e ripercorrere tutta la triste storia di quel Dio. Perché, in quella storia, ci si ritrovava. E più passava del tempo con lui, più lo comprendeva.

«Non è la prima volta che provo interesse per qualcuno. Ma è la prima volta in cui sento un reale legame emotivo, al di là di quello fisico. E se negassi a me stesso la possibilità di scoprire queste nuove e strane emozioni, sarei solo l'ennesimo uomo ignorante, impaurito dal futuro» quelle parole rotolavano fuori dalla sua bocca con estrema naturalezza. Sembrava come se quel discorso se lo fosse preparato da una vita.

Non era così, perché, Loki, proveniva da un regno potente e ricco, perciò non gli erano mai mancate le occasioni per studiare e acculturarsi. Era una persona estremamente intelligente.

«E come ti ho detto, non sono uno che si tira indietro-» fu interrotto da Lilith, che gli impedì di proseguire quel monologo, avvicinandosi a lui lentamente.

«Stai zitto adesso» gli disse, afferrandogli una spalla e attirandolo a sé.

Le loro bocche si scontrarono, in un semplice bacio, che, come loro solito, non ci mise molto a sfociare in qualcosa di più. Non erano di certo persone alle quali piaceva fare le cose piano e con calma.

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