▪ Prologo ▪

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Tutto ebbe inizio lì, nella grande e sfarzosa tenuta dei Morgestern.
Jonathan aveva poco più di un anno, ma già sapeva camminare e creare una frase di senso compiuto.
Valentine ne era entusiasta.
Nelle prime settimane, però, non voleva pensare che Jocelyn lo avesse veramente abbandonato e continuava a ripetersi che sarebbe tornata.
Man mano che i mesi passavano la sua disperazione aveva lasciato spazio ad attacchi di rabbia furiosa, l'amore invece non era mai diminuito, ma da spensierato e sincero era divenuto un paranoico bisogno di possesso. Voleva Jocelyn, era sua, le apparteneva.

• • •

Era l'ora di pranzo e Dorotha, la loro domestica e tata, aveva fatto la pasta al sugo.
Dorotha era una signora un po' grossa, con capelli marroni chiari, sempre legati in un ordinato chignon e con grossi occhi azzurri.
Sulla sua faccia vi era sempre un dolce sorriso, anche quando Jonathan ne combinava una delle sue.
Quando Valentine entrò in cucina vide Jonathan, con degli spaghetti in testa, giocare con il pomodoro rimasto nel piatto creando faccine sorridenti o ghirigori senza senso.
-Jonathan, ma cosa diavolo...?! Aspetta dove è Dorotha?- chiese, alterato, Valentine
Jonathan, appena sentì il suo nome, alzò lo sguardo dal piatto e gli fece un gran sorriso.
Era dolcissimo, soprattutto ora che gli stavano crescendo i denti da latte, infatti aveva dei buchi qua e la.
Sembrava un angioletto: viso paffuto, capelli biondi finissimi e grossi occhi neri. Se non fosse per quel particolare, che gli dava un non so che di malvagio, si poteva affermare di aver un angioletto in famiglia.
-Tu non puoi mangiare questa roba. Non riesci a masticarla.- disse, un po' addolcito, Valentine.
Stava per portare via il piatto a Jonathan, quando la porta si aprì di scatto e Dorotha, visibilmente preoccupata, comparve sulla soglia.
-Signor Morgestern, c'è un signore che chiede di lei...- disse.
-Chi è?- chiese allarmato Valentine
-Un membro del Circolo, credo... Forse un certo Pangporn?-
-Ah Pangborn- rispose notevolmente sollevato -Si si, fallo entrare-

• • •

-Quindi fammi capire... Celine non era incinta di un solo bambino, ma di due gemelli, un maschio e una femmina?- domandò Valentine, non del tutto convinto.
-Si esatto, ma c'è dell'altro, Celine, prima che si suicidasse, aveva già dato alla luce la bambina. Quando,poi, ha scoperto che il marito era morto, ha messo fine alla sua via e quella del secondo figlio.- concluse Pangborn
-Che poi ho salvato io... Si si la storia la conosco, ma quello che ancora mi sfugge è: dove è la bambina?- chiese Valentine.
-Celine l'aveva affidata a me, ma io non voglio prendermene cura, non so fare il genitore!- confessò disperato Pangborn.
-La accudirò io- disse, determinato, Valentine. -Dalla a me-

• • •

-Oh è bellissima- esclamò Dorotha, non appena prese in braccio la piccola.
-È identica a Jonathan!-aggiunse.
Poi, come accortasi di qualcosa, chiese, con una nota di preoccupazione nella voce -È sua figlia, non è vero?-
-No,non lo è. È la figlia degli Herondale- rispose secco Valentine.
-Ma allora come può...-
-Semplice, ho commesso un errore, un madornale errore. Credevo che, se avessi aggiunto un po' di sangue di angelo, oltre a quello di demone, nel decotto il piccolo Herondale sarebbe stato un guerriero perfetto: né troppo malvagio, né troppo empatico.- confessò tristemente Valentine.
-Ma non ho fatto i conti con la realtà. Vedi, Dorotha, non si può mischiare il sangue di demone e angelo insieme, perché sono due forze opposte, contrastanti.
Tutte e due ambiscono al predominio una sull'altra.
Quando ho dato da bere il decotto a Celine, ero convinto che aspettasse un solo bimbo! Non due!
Così il sangue di demone si è "separato" da quello di angelo ed è andato a finire nella bambina- raccontò Valentine, passandosi una mano tra i capelli -E questo spiega i suoi occhi neri- finì.
-Ma non spiega perché, sia identica a Jonathan- protestò Dorotha.
-Il sangue di demone è difficile da controllare e, non che io l'avessi previsto ovvio, ma, per paura che Stephen potesse non farcela nella battaglia, ho deciso di aggiungere al decotto, oltre al sangue di demone e angelo, il mio. E questo spiega...-
-Perché è uguale a lei e a Jonathan.- lo interruppe Dorotha.
-Comunque come chiamerà i due piccini?- proseguì lei, cambiando discorso.
-Il bimbo lo chiamerò come mio figlio: Jonathan Christopher e lo crescerò lontano da qui. Gli darò il cognome dei Wayland, affinché tutti lo considerino figlio di Michel- disse Valentine.
Poi spostò lo sguardo sulla bambina, era veramente bella: visino paffuto, pelle lattea, capelli fini e bianchi, labbra rosse e occhi neri.
-Lei invece la terrò con me e Jonathan e la chiamerò come mia madre: Seraphina e come sua madre: Celine.- aggiunse Valentine.
-Uhm... Seraphina Celine Morgestern? Si mi piace!- disse entusiasta Dorotha.
-Benvenuta in famiglia Sraphina-

Shadowhunters Città delle vite rubateDonde viven las historias. Descúbrelo ahora