Capitolo 10

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-Ora basta!-
Un grido si levò dal fondo della sala.
Era Aldertree, l'Inquisitore.
Valentine e Angie si voltarono di scatto, all'unisono, interrompendo la guerra verbale che avevano creato.
C'era qualcosa nei movimenti di Angelique (il modo di arricare il nasino, di sorridere, di camminare e perfino di atteggiarsi) che ricordava incredibilmente Valentine.
Aldertree spinse via Amatis, salì i gradini e affrontò il Nephilim.
-Io sono parte del Conclave, non tu! Io faccio la legge, non tu! Io governo, non tu! Arrampicatore, feccia, amante dei demoni...-
Valentine non gli lasciò finire la frase, perché, con un'espressione di pura noia, affondò la mano nel torace dell'Inquisitore.
Poi fece un movimento del polso, come quando si gira un pomello di una porta e infine ritrasse la mano sporca di sangue.
Aldertree con un verso roco cadde a terra, morto.
Valentine scrutò la folla inorridita poi posò i suoi occhi su Angie, che aveva un'espressione, tra il divertito e l'ammirato e, infine, parlò
-Vi darò tempo fino a domani a mezzanotte per valutare le mie condizioni. Avete abbastanza tempo per esaminare la mia offerta.
Usatelo saggiamente.-
E con questo, sparì.

• • •

Angelique's Pov.

Il sipario blu, con piccoli dimamanti luccicanti, della notte era ormai calato su tutta Idris, avvolgendola in un alone di mistero, mentre gli anfibi slacciati e ormai scoloriti (simbolo di tante battaglie) di Angelique calpestavano, senza meta, l'erba imperlata di goccioline.
Nemmeno lei riusciva a capire, ma una sorta di forza, l'aveva attratta in quel punto trascinandola via dai suoi programmi.
Non che ne avesse di speciali.
Tutto ciò che aveva in mente era ubriacarsi e andarci giù pesante con un bel Nascosto, non importava chi.
Era completamente immersa nei suoi pensieri, che non si era ancora resa conto di un ombra che la seguiva.
In un attimo si ritrovò schiacciata tra un corpo e l'erba verde ed umida della terra sottostante.
Non era spaventata, più che altro irritata.
Cercò di spostare il Nephilim, o almeno di vederlo in faccia, ma l'oscurità non glielo permise.
-Levati, razza di ...-
-Oh, è questo il modo di parlare al proprio fratello maggiore?- chiese una voce sarcastica.
Angie si bloccò sul posto e spalancò leggermente gli occhi scuri, che, alla luce della luna, sembravano brillare di luce propria.
Jonathan.
-Jon- sussurrò prima di sporgersi verso il ragazzo e abbracciarlo in una presa ferea.
-Ciao S, mi sei mancata-
-Anche tu-
Angie appoggiò la testa nell'incavo del collo del fratello, respirando il suo profumo, che ricordava vagamente il pepe nero.
Dio quanto le era mancato.
-S, se me lo permetti, ora vorrei respirare- disse Jonathan ridacchiando.
-Beh, sei tu che mi sei saltato addosso- rispose facendo la finta offesa.
Si alzarono agilmente, come due felini
Jonathan la studiò, poi allungò una mano e le mise una ciocca di capelli lattei dietro l'orecchio.
-Sei sempre più bella Seraphina-Perché, infondo, Angie era una vera e propria calamità, un essere talmente perfetto che ammaliava qualunque creatura di qualunque razza e sesso.
Lei sorrise appena.
-Tu invece no, quei capelli neri sono propio brutti!- esclamò ridacchiando.
-Beh non è colpa mia se quel sempliciotto di Verlac aveva i capelli scuri- rispose un po' stizzito.
Angelique ridacciò portandosi una bianca e candida manina alla bocca.
-Ora non mi chiamo più Seraphina, Jon. Ora sono Angelique Thrushcross- disse tornando seria e spostando lo sguardo sui suoi anfibi, mentre sollevavano un po' di terra.
-Si, ho sentito. Ma dimmi: eri veramente la ragazza dell'angoletto? Come hai fatto a starci insieme? È odioso, infantile e...-
Angie rise di nuovo sollevando lo sguardo e incrociandolo con gli occhi neri di suo fratello.
-Oh andiamo la storia la conoscerai sicuramente!-
Rimasero a parlare per ore e ore, seduti sull'erba come quando erano piccoli e aspettavano il ritorno del padre.
Cercando di recuperare l'anno perduto.
Angie gli raccontò di come aveva distrutto la vita nel surogato Cinis e di come, i demoni, l'avevano, poi, proclamata regina.
Di come aveva trovato il suo braccio destro: Spolding Cartwright (un uomo alto, di colore, molto muscoloso e veramente simpatico) e di come era totalmente e incondizionatamente fedele a lei.
Gli riraccontò della sua storia insieme a Jace e di come il poverino aveva sofferto (a differenza sua), quando l'aveva lasciato con un fogliettino giallo attaccato al frigorifero e, infine, gli raccontò del suo traslocco a Los Angeles e del suo mega appartamento, lì.
Jonathan, invece, le raccontò del piano di Valentine, di come era diventato Sebastian Verlac, di come aveva ingannato i Penhallow, i Lightwood, Jace e Clarissa.
Le raccontò come aveva fatto a far cadere le difese di Alicante e di come era stato costretto ad uccidere il piccolo Max e Hodge.
Anche se, rivelò a Angie, aveva ucciso quest' ultimo soprattutto perché era un vecchio amico di Valentine.
Ormai le tenebre avevano fatto spazio all'alba e un venticello fresco scompigliava e intrecciava le sue dita invisibili nei soffici capelli dei due ragazzi.
D'un tratto una fiamma si materializzò dal nulla davanti a Angie.
La quale, presa in contro piede, scattò in piedi all'istante e estrasse un piccolo pugnale affilato.
Ma appena si accorse che era un semplice foglio bianco arrotolato, si mise quasi a ridere.
Lo srotolò e lo lesse attentamente.
Spostò lo sguardo su Jonathan, che non si era mosso di un millimetro e la guardava in modo interrogativo.
-C'è una riunione... devo andare-Prima di correre via, come se avesse l'Inferno alle calcagna, si piegò in ginocchio e diede un bacio sulla fronte del fratello sussurando
-Ci rincontreremo presto, se non in questa almeno in un'altra vita-
Erano le stesse parole che gli aveva scritto un anno fa in una lettera.

• • •

Angie arrivò davanti alla Sala degli Accordi con i polmoni in fiamme e i muscoli indolenziti, ma non le importava granché, anzi, quasi le piaceva: la faceva sentire viva.
Superò le persone sedute sulle scale o in piedi ad aspettare il verdetto finale e varcò la soglia.
Quasi nessuno si accorse di lei, cosa che la fece irritare, visto che era sempre soggetta a molte attenzioni, perché erano tutti impegnati in una accesa disputa.
Vi erano tre schieramenti: da una parte c'erano le persone che non volevano schierarsi con Valentine, tra cui, Angie, riconobbe Robert e Maryse Lightwood, Lucian Graymark, il vecchio parabatai di Valentine e la sorella Amatis.
Da un'altra le persone che preferivano allearsi a Valentine.
Tra cui riconobbe Monteverde.
Codardi, pensò acida.
E per finire le persone che speravano in un piano che non comportasse né la schiavitù di massa, né lo sterminio totale.
Tra cui vi erano Patrick e Jia Penhallow e Nasareen.
Nessuna delle tre era molto allettante, ma Angie scelse il primo schieramento.
Prese una sedia, da una pila, nel fondo della sala e ci si sedette ascoltando un po' le proposte.
-Non possiamo allearci con i vampiri. Non rispettano le regole-
-Ma non possiamo neanche combattere senza di loro-
-Alleamoci con Valentine! Io ho una famiglia da proteggere!-
-E infatti con lui saremo al sicuro, vero?! Ma fammi il piacere!-
-Io propongo di allearci con i Nascosti e di attaccare, e uccidere, quel fanatico di Valentine e il suo patetico esercito una volta per tutte- disse, infine Angielique, con voce ferma e terribilmente professionale.
Tutti si voltarono a fissarla sbalorditi.
-Cosa c'è? Credete di essere superiori ai Nascosti? Di non avere bisogno di loro? Beh, notizia dell'ultima ora: non lo siete, vi servono degli alleati forti. Io ho un esercito molto vasto e con i migliori soldati, ma se vi ostinate ad non aver bisogno d'aiuto, non ho alcuna intenzione di sacrificarli per un bagno di sangue o una inutile carneficina- disse in modo freddo e facendo saettare il suo sguardo nero sui membri del consiglio.
Visto che nessuno la interrompeva, continuò imperterrita.
-Siete Shadowhunters, Nephilim, per l'Angelo! Veramente vi volete sottomettere ad un visionario senza nemmeno combattere e sprecando mille anni di battaglie contro i demoni per niente?!- disse alzandosi in piedi e battendo una mano aperta su ripiano in legno.
Le persone presenti sobbalzarono, ma si leggeva nel loro sguardo che erano completamente d'accordo con lei.
-Cosa direbbero i nostri antenati? E cosa penseranno di noi i nostri successori? Che eravamo un branco di fifoni incapaci?! No, per la miseria! Che abbiamo deciso di combattere e di tirare avanti, senza farci mettere i piedi in testa da nessuno! Magari non sopravviveremo, ma almeno moriremo provandoci!-
Si sedette, quasi senza fiato, con un leggero tonfo e appoggiò le braccia sui braccioli della sedia.
In quella posizione sembrava una bellissima marionetta, a cui avessero tagliato i fili e ora giaceva in un angolo scomposta.
Ci fu silenzio poi tutti i Nephilim e Nascosti si alzarono in piedi e uno scroscio di applausi risuonò in tutta la sala.
Lo so, pensò, sono bravissima in politica.

ANGOLO AUTRICE:
Hei là! Come state? Tutto OK?
Scusatemi se la settimana scorsa non ho aggiornato, ma ero a Trieste in vacanza e non mi sono portata il libro COG dietro (per essere coerente alla saga leggo il capitolo e, tenendolo sott'occhio, scrivo la FF)
Comunque, tornando a noi, cosa ve ne pare?
Vi sta simpatica Angielique?
→La foto nei Media è Jonathan
insieme a Seraphina.
Lasciate una bella stellina e se via va un commento.
Alla prossima
Un bacio,
Viola :*

Shadowhunters Città delle vite rubateTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon