Capitolo 1

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Tre anni dopo

- Forza Jonny caro, a nanna!- disse
gentilmente Dorotha, ignorando tutto il disordine ed il caos di piume e batuffoli di cotone che volavano per colpa di Jonathan che, un' istante prima, aveva distrutto: tirandoli, strappandoli o mordendoli quasi tutti i suoi peluche.
-No, voglio ancora giocare!- protestò quest'ultimo mettendo il broncio.
I due si trovavano nel soggiorno: un'enorme stanza con al centro un tappeto sui toni del rosso. Per tutta la parete nord, si estendeva una libreria alta fino al soffitto, piena di vecchi e polverosi volumi.
Al lato del tappeto vi era un enorme divano in pelle nera e, parallelo ad esso, vi era uno schermo al plasma.
Visto che si trovavano ad Idris, gli oggetti elettronici mondani non funzionavano, quindi vi si potevano guardare solo i DVD.
-Voglio un'altro biscotto!- trillò una vocina.
Seraphina si trovava sulla soglia e li guardava con determinazione, come se avesse voluto sfidarli a contraddirla, con in mano un recipiente vuoto nel quale, prima, c'erano parecchi biscotti.
Dorotha tutte le volte che la guardava ne rimaneva ammaliata: aveva dei candidi capelli color platino, raccolti in due trecce che erano tenute legate da due fiocchetti color rosa.
Le labbra erano carnose e di color amarena, le quali risaltavano ancor di più per via della candida pelle.
Gli incisivi erano leggermente staccati, ma questo particolare la rendeva quasi più fine ed elegante, anche per via del suo nasino alla francese.
Indossava un vestito anni 70 color rosa antico: a maniche corte e con qualche fiocchetto nell'ampia gonna.
-S! Dorotha non ti aveva detto di andare a letto poco fa?- chiese curioso Jonathan.
S.
Ormai era questo il nomignolo che Jonathan le aveva assegnato.
- Si, infatti c'ero andata, ma poi mi sono svegliata e nel venirti a cercare, mi sono imbattuta nei biscotti e... - Seraphina lasciò in sospeso la frase e li guardò con un sorrisino furbo.
-Perché mi stavi cercando?-
-Semplice, avevo bisogno di un primo ufficiale. Sai, volevo giocare ai Pirati- rispose prontamente la piccola.
-Voi cosa ci fate ancora alzati? E si può sapere cosa è tutto questo disordine?- una voce profonda risuonò nella stanza, coprendo le vocine dei due piccoli.
Valentine.
In quel periodo era molto severo, anche se i due bambini non mancavano di notare che quando tornava "dall' altro bambino", così lo chiamavano loro, era sempre allegro e felice.
-Ehm... Noi... Io..- cercò di spiegare Seraphina, completamente rossa in viso.
Sapeva che Valentine, quando tornava nella tenuta, non voleva che nessuno lo disturbasse.
Non riuscì a finire la frase che un grosso schiaffo le risuonò sulla guancia destra.
Lo stesso per Jonathan.
-A letto immediatamente!- urlò Valentine.
I piccoli, senza fiatare, corsero nelle loro stanze, lasciando il padre a discutere con Dorotha.

• • •

Era l'una di notte e nella tenuta vi era un silenzio spettrale, rotto solo dal rumore di due piedini, che camminavano per i corridoi deserti, in cerca della stanza del fratello.
Appena ne riconobbe la porta, la bambina bussò piano.
Toch toch.
-Jon, posso entrare?- bisbigliò Seraphina.
Silenzio totale.
La piccola Nephilim afferrò, dopo un attimo di esitazione, la grossa maniglia lavorata e spinse la pesante porta in legno di tasso.
La camera era molto grande.
Vi era una luminosa finestra, a bifora, che dava sui verdi prati di Idris al chiaro di luna.
Vicino ad essa vi era una scrivania, sulla quale vi era qualche coltello o freccia.
Parallela a quest'ultima c'era un un largo letto e sotto alle coperte nere si poteva scorgere una testolina con capelli finissimi che dormiva.
Seraphina si avvicinò a Jonathan.
-Posso dormire qui con te?- sussurrò all'orecchio del fratello.
Jonathan aprì un occhio, lo alzò al cielo e sbuffando disse -Se proprio non ne puoi fare a meno-
-Yuppi!- esclamò la piccola.
Jonathan si spostò un po' per farle posto e, quando Seraphina si posizionò in modo da avere il petto del fratello contro la sua schiena, la abbracciò.
-Che non diventi un'abitudine però- sussurrò Jonathan, prima di cadere in un sonno profondo.
Seraphina sorrise, era felice che ora Jonathan, a modo suo, le volesse bene.
All'inizio non si potevano sopportare e ora invece stavano dormendo abbracciati, da veri fratelli.
E fu così che Seraphina lasciò che le tenebre l'avvolgessero, trascinandola in un sonno senza sogni.

Shadowhunters Città delle vite rubateWhere stories live. Discover now