Capitolo 34

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Tornata in stanza, Iris notò una cosa che sicuramente prima non c'era: sulla scrivania era appoggiato un terrario con all'interno il piccolo serpente che aveva trovato quella mattina. «Hei, piccolino! Ti piace la tua nuova casa?» gli disse, avvicinandosi e controllando che la temperatura fosse ben impostata.
«Bucky? Sei qui?» chiese poi a voce più alta.
«Eccomi.» le rispose lui, uscendo dal bagno. «È stato davvero difficile spiegare a Steve perché avessi preso un serpente e volessi disperatamente comprargli una casa.» continuò, indicando l'oggetto in questione alle spalle di Iris.
«Beh, l'importante è che abbia funzionato, no?» rise lei, immaginando la scena.
«Certo. Peccato che sia stato ancora più difficile portare te addormentata per tutta la torre fino in camera mia senza che nessuno pensasse che fossi un maniaco. Davvero, non ho mai visto nessuno in quelle condizioni alle undici del mattino.» rise il moro.
«Oh, andiamo, non prendermi in giro! Non mi rigenero più come prima, non mi ero accorta di essere brilla!» si giustificò lei, andandogli in contro.
Si alzò leggermente sulle punte, per poi circondare il collo di Bucky con le braccia e stringere i suoi capelli con una mano, baciandolo.
Era quasi strano avere un momento così semplice tutto per loro, per cui si disse semplicemente di cogliere il momento e goderselo. Di fare un quello che voleva, di cui aveva voglia.
Bucky, dal canto suo, rispose subito al bacio.
Si spostarono sul letto, entrambi desiderosi di recuperare quel tempo che avevano perso, di esprimere col corpo quello che provavano.

[...]

Iris aveva la testa appoggiata sul petto di Bucky, con una mano disegnava cerchi immaginari sul suo petto, di tanto in tanto lo guardava, soffermandosi su tutti i dettagli che ormai conosceva già.
Pensò che non si era mai sentita così felice ed appagata in tutta la sua vita, il che era un paradosso, dato che aveva perso un sacco di cose, ma proprio non riusciva a curarsene il quel momento.
Lì, chiusa in quella stanza, mentre lo guardava dormire, si sentiva come se tutto avesse senso, come se niente potesse davvero attaccarla. Conosceva i suoi problemi, non li aveva dimenticati, semplicemente sentiva come se ci fosse una bolla tra loro e lei, come se quelle quattro pareti potessero proteggerla dalla realtà.
Ma forse più che le pareti era l'uomo accanto a lei a fare la differenza.
Si sporse per dare un bacio al super soldato, che a quel contatto si risvegliò, baciandola a sua volta. Era quasi l'alba, dalla finestra si potevano scorgere le ultime stelle che sparivano per far spazio ai primi, timidi raggi di sole.
«Buongiorno anche a te.» lo canzonò la corvina.
«Buongiorno.» le augurò lui, prima di baciarla di nuovo.
«Come stai?» le chiese il moro.
«Bene. Davvero, era tanto che non mi sentivo così.»
«Non devi fingere, con me. Puoi dirmi se c'è qualcosa che non va.»
«Lo so, ma in questo momento non c'è niente che non vada. Davvero.» gli confessò. Lui sorrise a quell'affermazione, poi la strinse un po' più forte.
«Hai fame?» le chiese e lei annuì, così andarono a fare colazione. Fortunatamente era ancora troppo presto perché ci fosse qualcuno, così fecero colazione insieme e con calma. Quando ebbero finito, Iris sparecchiò tutto, dopodiché arrivò Nat.
«Non hai idea di quanto mi sia mancata una presenza femminile in questo postaccio.» confessò la rossa con il suo solito sorrisino furbo.
«Lieta di poter alleviare le tue sofferenze, allora.» scherzò Iris a sua volta.
«Allora, mister muscolo, me la lasci? Voglio proprio vedere quanto si è arrugginita.» chiese al super soldato.
«Tutta tua. Non farla poltrire troppo.» accordò lui.
«Vi ricordo che io sono ancora qui.» fece Iris con finta irritazione, ma non potè trattenere un sorriso.
Quella era la sua famiglia. E solo adesso si rendeva conto di quanto gli era mancata. Era stata una stupida a pensare di andarsene, una folle. Ma adesso era di nuovo lì, con loro, che nonostante fossero stati feriti dal suo comportamento, ci erano passati sopra.
Quando Iris aveva sbagliato nei riguardi di Odino, suo padre non aveva esitato a far mettere in prigione sua figlia fino a data da destinarsi. Quando aveva sbagliato nei confronti di Loki, suo fratello non aveva esitato a portarla via con la forza, scagliandole contro la forza delle sue stesse parole.
Ma loro no.
«Allora fila a cambiarti, forza. Faccio colazione e ti raggiungo in palestra.» le ordinò Nat e la corvina eseguì senza fiatare.

It cannot be all there | Bucky BarnesWhere stories live. Discover now