Capitolo 37

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Ormai Iris si recava sempre sul terrazzo all'ultimo piano il pomeriggio, finché l'arancione degli ultimi raggi del sole non veniva sostituito dal cielo notturno, e quel pomeriggio non faceva certo eccezione. Le temperature stavano salendo e anche le giornate si stavano allungando.
«Se puoi sentirmi, vorrei dirti che non sono arrabbiata con te. Vorrei poterti parlare.» rivolse queste parole all'aria, sperando che dovunque fosse Loki, la sua voce potesse raggiungerlo.
Ma non accadde nulla, così sospirò.
Chissà quando lo avrebbe rivisto, se lo avesse fatto... Ormai aveva troppo poco tempo per giocare a nascondino. Aveva sprecato tanto di quel tempo convinta di avere tutto, ma lo aveva capito troppo tardi.
Si chiese se Loki sapesse che ormai le restava solo una manciata di decenni, come l'avesse presa, se gli importava e stava metabolizzando o sperava di dimenticarsi di lei il prima possibile e quindi era sparito per questo.
«Sapevo di trovarti qui.» disse una voce alle sue spalle.
Iris si voltò. «Steve? Cercavi... me?» gli chiese stupita. Quello era sicuramente uno scherzo.
«Si. Volevo parlarti.» le spiegò.
Lei rise.
«Cosa c'è di divertente?» le chiese lui, incrociando le braccia al petto.
«È davvero un bel giochetto, Loki. Ma Steve non lo farebbe mai. Ci ho quasi creduto, per un attimo, sai? Dai, smettila. Non so se te ne sei accorto, ma mi odia. »
«Iris. Sono io. Sono Steve.» le disse il biondo, ancor più serio di prima, indicandosi il petto con le mani. «E non ti odio. Io non odio nessuno.» si mise sulla difensiva.
«Si, è proprio una cosa che direbbe Steve. Jarvis, scansione. È il capitano?» chiese, convinta di ricevere un no come risposta. «Affermativo, signorina. È il capitano Rogers.» rispose invece l'intelligenza artificiale.
«Oh...io...» riuscì a dire lei. Tossì imbarazzata un paio di volte. «Scusami.» si limitò a dire, aspettando di sentire quello che lui avesse da dirle.
Il capitano si avvicinò alla ringhiera, mettendosi alla destra di Iris e appoggiandosi sopra con i palmi delle mani. Prese un respiro prima di iniziare a parlare.
«Sono stato fin troppo duro con te. Non ti ho mai dato davvero fiducia.» le confessò «Ma ho sempre agito in buona fede. Non era per ferire te, ma per salvaguardare me e la mia squadra. Loro sono la mia famiglia.» continuò, girandosi verso la corvina e guardandola negli occhi.
«Quando Loki ci ha rivelato tutto, quella notte...» eccola lì, quella dannata notte. Ormai non faceva altro che tormentarla. «Mi sembrava di aver avuto la conferma che cercavo. Sapevo che c'era qualcosa che non avevamo capito. Non sapevo cosa fosse, ma ero certo che prima o poi sarebbe uscita fuori.»
«Allora deve essere stato davvero un bel momento per te.»
«No. Assolutamente no. E non lo è stato nemmeno dopo, quando sei stata... addormentata. Sono stati momenti bui, per tutti.»
«Perché mi stai dicendo tutto questo, Steve?» gli chiese lei, non capendo dove volesse andare a parare.
«Perché sono stanco di tutto questo. Ho bisogno di sapere che posso contare sulla mia squadra. Su tutta la mia squadra. Ormai con l'allenamento sei ad un ottimo punto, tra poco tornerai in missione con noi. Ho bisogno di sapere che non ci saranno altre sorprese, che tu mi dica che posso fidarmi di te.»
Era praticamente una vita che lei e Steve non parlavano, in realtà sembrava che non avessero mai parlato davvero.
Da quando era tornata lì si scambiavano soltanto i saluti e mai più di quello, non che prima fosse stato diverso.
Iris non si azzardava mai a rispondere a qualcosa che diceva lui o a chiedergli informazioni aggiuntive su un progetto o qualsiasi altra cosa, se poteva evitarlo, non gli chiedeva neanche di passarle l'acqua a cena. Doveva ammettere che quel motivo un po' la deludeva, si aspettava qualcosa di più. Qualcosa che riguardasse lei... nel profondo. Voleva che Steve capisse che non era più la persona di un tempo, al di là dei suoi poteri, al di là del rapporto con Bucky. Lei era cambiata.
«Se c'è qualcosa che non ci hai ancora detto, che non mi hai ancora detto... Iris, questo è il momento giusto. Devi farlo adesso.» la fissò come se volesse studiarne ogni sua parte, come se potesse leggerne i segreti sulle guance, sulle palpebre, dovunque.
Iris, invece, non riusciva a tenere gli occhi fermi in nessun posto. Vagavano come in cerca di qualcosa, "cosa manca cosa manca cosa manca" si ripeteva, passando in rassegna tutti gli eventi della sua vita fino a quel giorno "sii sincera stavolta cosa manca" si ostinava a chiedersi. Poi, d'un tratto, le si accese una lampadina.
«Scusa.» disse semplice.
«Cosa?» le chiese lui, con evidente confusione sul viso, aggrottando le sopracciglia.
«Non ti ho mai chiesto scusa. Per la prima volta che ci siamo visti, sai... la storia di Peggy...» lasciò la frase in sospeso. Si vergognava per quello che aveva fatto.
«Io l'ho conosciuta.» continuò «Era davvero forte, sai... Quando la guerra finì non ci fu neanche un giorno in cui non pensasse a come migliorare il mondo. Si dava da fare.»
«Come facevi a conoscerla?» le chiese lui, con gli occhi che gli brillavano d'amore.
«Per un po' abbiamo frequentato lo stesso bar, parlavamo tanto perchè nessuna delle due voleva saperne dei ragazzi. Io volevo stare da sola, ma lei... lei una volta mi ha parlato di te.»
«Davvero?»
«Si... mi ha raccontato di un giorno, durante l'allenamento per diventare dei soldati, c'era quest'uomo, un ufficiale mi pare, non mi ricordo, che aveva lanciato una granata. Mi ha detto che tu ti sei subito lanciato sulla granata, mentre tutto gli altri si sono spostati e sono corsi via.» gli raccontò.
Lui rise a quel ricordo, a quando era ancora un piccolo ragazzo di Brooklyn, a prima che fosse congelato.
«Era perdutamente innamorata di te. Chissà che penserebbe di noi se ci vedesse adesso.»
«Lei è ancora viva.» le spiegò lui.
«Oh, davvero?» gli chiese lei, sorpresa.
«Già, solo... più anziana.»

Angolo dell'autrice:
Probabilmente stavate aspettando questo momento da una vita (più o meno dal primo capitolo ahah), finalmente sembra che tra Steve e Iris ci sia una tregua!
Fatemi sapere cosa ne pensate, al prossimo capitolo!💘

It cannot be all there | Bucky BarnesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora