Capitolo 14

3.2K 159 43
                                    

«Ragazzi, ho parlato con Iris. Ha scelto di restare qui.» esordì Nat, facendo il suo ingresso nel soggiorno. A quelle parole, le reazioni furono contrastanti.

La prima risposta fu, ovviamente, quella di Tony: «Un nuovo caso umano nel club, dobbiamo festeggiare!» ironizzò. «A me non è sembrata così male, Tony.» provò a difenderla Bruce. «Certo, perché non stava per ucciderti a sangue freddo insieme a tutta la tua squadra.» sputò acido Steve, proprio quando Bucky fece il suo ingresso in sala. «Ti ho detto che è diversa, Steve.» gli ripeté ancora una volta il moro, esasperato dalla sua scarsa fiducia. «Non mi fido di lei.» spiegò il biondo, che proprio non capiva perché il suo migliore amico la difendesse. «Di me ti sei fidato anche quando stavo per ucciderti, lei sta cercando di cambiare.» ribatté quest'ultimo, prima di lasciare la stanza. «Dovresti provare a dargli una possibilità, Cap. Da adesso sarà una dei nostri, sarà meglio che tu te ne faccia una ragione. Lo sai che è una risorsa importante. Se Bucky dice questo, vuol dire che qualcosa l'ha convinto in lei. Se non vuoi fidarti di lei, almeno fidati del tuo migliore amico.» gli fece la paternale la rossa.

[...]

Iris non aveva più bisogno di stare a letto, allo stesso tempo, però, non sapeva cosa fare e non aveva la minima voglia di girovagare senza meta per tutti i piani di quell'edificio. La sua stanza era sullo stesso piano delle altre, adesso, e per fortuna l'armadio includeva già dei vestiti della sua taglia, altrimenti avrebbe dovuto svolgere intense sessioni di shopping e non era molto dell'umore. Doveva anche parlare con Trevor il prima possibile, aveva deciso che avrebbe lasciato tutto nelle sue mani e che se avesse avuto qualcuno che gli metteva i bastoni fra le ruote, magari gli avrebbe dato una mano. Non si era mai dimostrato un cattivo ragazzo, sebbene facesse parte del giro, magari avrebbe potuto avere un futuro importante o magari uno totalmente diverso da quello che si stava costruendo al momento.

Sentì bussare alla porta e così, svegliata dal suo stato di trace, urlò «Avanti!» in modo che si sentisse anche oltre la porta. A varcare la soglia fu Nat, così Iris si sedette sul letto facendole cenno di accomodarsi al suo fianco.

«Sono felice che tu abbia scelto di restare.» le disse la rossa, sincera.

«Almeno non dovremmo vederci solo in caso di imminente fine del mondo o distruzione di massa.» disse la corvina, e così risero entrambe.

Iris non credeva che una cosa del genere fosse possibile, nella sua vita non c'era mai stato spazio per un'amica ed ora eccola lì, a ridere come se niente potesse preoccuparla. E si sentiva così viva, dopo tanto tempo, che quasi non credeva che fino a due minuti prima stava tentando di diventare un'unica cosa col suo letto.

«E quindi... Tu e Bucky, eh?» alzò un sopracciglio la rossa, lanciando ad Iris uno sguardo eloquente e malizioso.

«In che senso?» chiese lei, confusa da quelle parole e soprattutto da quello sguardo.

«Oh andiamo, non fare la misteriosa! Mi hai fatto portare tutti via dal laboratorio, ieri, per stare da sola con lui!»

«Oh, Nat! Non pensare queste cose! Siamo amici, noi due. Mi ha aiutata a capire alcune cose, ed io ho aiutato lui. E poi io non ti ho chiesto di fare nulla, hai fatto tutto da sola.»

«Sarà, ma tu non me la conti giusta!» lasciò perdere la rossa ed ancora una volta, risero entrambe. «Comunque ero venuta qui per dirti che Fury vuole che tu inizi gli allenamenti con noi, credo che abbia ragione. Sbaglio o qualcuno, qui, non è molto portato nel corpo a corpo?» continuò, indispettendo la corvina, che le riservò un'occhiataccia giocosa. «E chi mi allenerà, mh?» fece lei altezzosa «Potrei battervi ad occhi chiusi.» si pavoneggiò. «Certo, per questo ti abbiamo catturata. Comunque saremo io, Bucky e Steve. Siamo quelli migliori nel corpo a corpo.»

A sentire il nome di Steve, Iris sospirò. Non ci voleva certo un genio a capire che Steve non sopportasse la sua presenza lì.

«Devo per forza allenarmi con Steve? Non credo che andremo molto d'accordo, noi due.» espresse i suoi timori la corvina.

«Purtroppo non siamo noi a decidere, ma penso che entrambi possiate trovare un punto d'incontro. So che nemmeno lui ti sta a genio, Iris, ma se Bucky è suo amico sono sicura che puoi esserlo anche tu. Non lo fa per cattiveria, ma per lui è difficile tutto questo. Bucky è il suo migliore amico, e non accetterebbe di vederlo stare male.»

«Neanche a me farebbe piacere, se è per questo.»

«Allora avete già qualcosa in comune, no?» le rispose la rossa prima di lasciare la stanza.

[...]

Iris indossò un crop top nero, dei jeans chiari a vita alta, un cardigan grigio abbastanza lungo e delle scarpe da ginnastica. Non aveva più bisogno di vestirsi secondo determinati standard e poteva indossare ciò che più preferiva, senza doversi preoccupare. Così semplice si piaceva anche di più, non costretta in degli abiti troppo succinti e scomodi. Aveva recuperato il suo telefono, così aveva contattato Trevor e gli aveva chiesto di incontrasi al solito Starbucks all'angolo e lui aveva accettato. Stava cercando Bucky per avvisarlo, così si diresse in soggiorno e lo vide parlare con Steve. Sospirò, poi andò nella loro direzione.

«Scusate se vi interrompo, Bucky, volevo avvisarti che sto per andare da Trevor, lo metterò al corrente di tutto e gli lascerò le ultime cose da fare.» spiegò al moro. «Vuoi che ti accompagni?» le chiese lui, ma la corvina scosse il capo, facendo ondeggiare i capelli lisci. «Faccio da sola, tranquillo. Tornerò prima di cena, comunque.» accordò. «Chi ci dice che tu non faccia niente di stupido?» le chiese Steve, che proprio non riusciva a fidarsi di lei, ma la ragazza rimase calma. «So che per te è difficile, Steve. Ma hai la mia parola che non combinerò nulla.» affermò decisa. «Questa l'abbiamo già sentita.» sbottò lui. «Steve, smettila.» intervenne il suo migliore amico. «No, va bene così.» si intromise Iris. «Ascoltami, non mi importa se tu non ti fidi di me, sinceramente. Solo, io non voglio problemi e non voglio crearne a mia volta. E si, l'ultima volta che ti ho dato la mia parola non ho fatto solo cose cattive, dopo. Mi sono presa una pallottola al centro dello stomaco, per il tuo migliore amico. E lo rifarei ancora, con o senza la tua fiducia. A più tardi.» liberò le parole che teneva dentro da un po', voltandosi ed andando via senza nemmeno attendere una risposta. Sperava che il Capitano ragionasse, altrimenti gli allenamenti sarebbero stati davvero estenuanti.

[...]

Iris era arrivata al luogo dell'incontro con Trevor e lui era già seduto al tavolo che la aspettava.

«Sei sempre in anticipo, come fai?» gli chiese, accomodandosi di fronte a lui. «Sono i trucchi del mestiere, se te lo dicessi poi dovrei ucciderti.» ironizzò lui. «Stai bene così... sei diversa dal solito.» continuò.

«Già, era di questo che volevo parlarti, a dire il vero.» spiegò la corvina. «Io mi tiro fuori, voglio che tu prenda tutto in mano, se per te va bene.» gli disse, schiettamente. «Cosa, perché?» chiese lui, strabuzzando gli occhi. «Beh, credo sia il caso di cambiare un po' ambiente.» cercò di divagare, ma lui aveva imparato a conoscerla almeno un po' da quando ci lavorava insieme e sapeva che il motivo era un altro. «Fingerò di credere che un certo Soldato D'Inverno non c'entri nulla, allora.» sorrise lui.

«Si chiama Bucky.» rispose lei di getto, tossendo nervosamente subito dopo.

«E anche di non aver sentito ciò che hai appena detto. Comunque, ti ringrazio per questa opportunità che mi stai dando, e la accetto. Sposterò i soldi dei tuoi vari conti su quello principale, in questi giorni.» spiegò, ma lei lo interruppe.

«No, tienili tu. Mi bastano quelli che ho adesso. Solo... sta attento, okay? E se qualcuno ti da fastidio avvertimi.» gli chiese. Fino a quel momento non si era resa conto del fatto che Trevor fosse la cosa più vicina ad un amico che aveva avuto per molto tempo, accecata da tutto quello che voleva possedere.

«Va bene mamma!» scherzò lui, mostrandole un nuovo lato del suo carattere che non credeva gli appartenesse.

Per il resto del tempo parlarono di varie cose, tutte così frivole e superficiali che il tempo si fece leggero e veloce, passando così rapidamente che i due nemmeno se ne accorsero

«Ora devo andare, Trevor. Mi sono divertita, non ti facevo così simpatico.» scherzò Iris, anche se in fondo era sincera. «Hei!» fece il diretto interessato, in tono di finta offesa, ed entrambi risero, prima di salutarsi un'ultima volta e poi dirigersi verso le rispettive abitazioni.

It cannot be all there | Bucky BarnesWhere stories live. Discover now