II

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"Ha un appuntamento?" gli chiede un ragazzo dal sorriso gentile, seduto dietro un'enorme scrivania di legno scuro. Sistema una penna all'interno di una cartellina nera ed alza lo sguardo.

"Umh, sì." Si gratta il braccio, nervoso.

"Nome?" il ragazzo apre un registro pieno di scritte, facendo scorrere l'indice su una serie di nomi.

"Styles."

"Perfetto." Sorride di nuovo "Da questa parte." Si alza, mostrando la sua camicia elegante, abbinata a un paio di pantaloni grigi.

Harry lo segue, ammaliato dalla bellezza di quel posto e dall'eleganza che sprigiona. Colori chiari e scuri fusi perfettamente, sprazzi di colore sporadici per smorzare l'ambiente serioso.

Il ragazzo castano bussa due volte contro una porta ed entra a seguito di un Avanti.

"Louis, il tuo cliente." Si sposta di lato per far entrare anche il riccio che rimane ancora più estasiato rispetto ai corridoi, dall'arredamento di quella stanza.

"Grazie mille Liam." L'uomo non alza il viso da una serie di documenti che sta visionando, neanche quando vede un'ombra sedersi su una delle sedie poste di fronte alla sua scrivania.

"Allora, signor-" si blocca quando nel suo campo visivo entrano un paio di occhi verdi e una zazzera di ricci scomposti "Harry, ma che piacere." Sorride amabilmente "Cosa ti porta qui?" chiede, poggiando la schiena contro la sedia in pelle e sistemandosi gli occhiali da vista che stanno scivolando.

"Ciao, Lou." Aggrotta le sopracciglia "Dovrei chiamarti signor Tomlinson?" è serio mentre lo dice, non è abituato a queste formalità e da quanto ha potuto apprendere, quell'uomo è un tipo importante.

"Certo che no." Ridacchia "Hai bisogno di una consulenza? Aiuto legale?"

"No, niente di tutto questo." Il suo cuore inizia a battere più velocemente, incontrollato. Le orecchie gli rimbombano e maledice il suo migliore amico per averlo costretto ad andare.

"Ecco, Louis." Si gratta il retro del collo, osservando il panorama che si estende dietro la schiena del più grande, grazie al muro a invetriata. "Non so come dirtelo." Sospira, in ansia. Comincia a muoversi angosciato, facendo girare le rotelle della sedia.

Louis lo guarda accigliato, non capendo il suo stato d'animo angosciato. Da quella notte non ha più visto quel ragazzo, non ha un suo contatto e onestamente non ha neanche provato a cercarlo- non vuole essere frainteso, Harry gli è piaciuto davvero tanto, ma se ne è andato senza neanche avvisare o lasciare un biglietto, quindi ha presupposto che fosse stata solo una magnifica nottata di sesso con un altrettanto magnifico ragazzo-.

"Scusa se ti disturbo a lavoro, ma non ho il tuo numero e questa mi è sembrata l'idea più intelligente, o almeno è l'idea di Niall." Straparla, mentre si gira per prendere una cartella dalla sua borsa. Posa i fogli sul tavolo e fa un cenno all'uomo di prenderli e leggerli.

"Un'ecografia?" chiede confuso, non sta proprio capendo che piega vuole prendere questa conversazione.

Seguono minuti di silenzio, nel quale l'unico rumore udibile è il respiro accelerato del più piccolo.

Prende una profonda boccata d'aria, le dita che stringono convulsivamente i braccioli della sedia e le gambe che gli tremano.

"Sono mie." Ammette, senza guardarlo.

"Oh, stai per diventare padre? Congratulazioni." Gli sorride, continuando a non capire il perché della sua visita improvvisa.

"Sono anche tue." La voce gli trema e sembra che stia per scoppiare a piangere.

We made it | l.sWhere stories live. Discover now