VIII

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Harry sbadiglia rumorosamente, stendendo le gambe e allungando le braccia verso l'altro. Colpisce qualcosa con la mano e sorride emozionato, ricordandosi gli eventi della sera prima. Affonda il viso nel cuscino e serra gli occhi, gli angoli delle labbra alzati e tesi. Sente il suo corpo stretto a quello di Louis, che lo sta abbracciando mollemente e tiene il naso infilato nei suoi ricci. Prende il telefono dal comodino nero e lo sbocca, continuando a godere di quel contatto, non osa muoversi.

Harry: Louis mi ha baciato.

Niall: Oh Dio, fate queste cose davanti a mia nipote? Volete bloccarle la crescita?

Harry: Ti odio così tanto.

Niall: Non è vero.

Non gli risponde, preferendo continuare a fissare i messaggi che si sono scambiati.

Niall: Sono contento per te, ti voglio bene.

Sorride, bloccando il cellulare e riposandolo al suo posto.

"Mh." Sente un mugugno dritto nelle orecchie, seguito da un piccolo bacio sul retro del collo.

"Buongiorno." Si rigira nelle sue braccia, ritrovandosi con il naso schiacciato al suo.

"Giorno." Sbuffa un sorriso, gli occhi ancora chiusi "Che ore sono?"

"Le otto, dobbiamo alzarci." Gli accarezza una mano con le dita.

"Non voglio." Si lamenta, aprendo le palpebre per deliziarsi della vista di Harry appena sveglio. I ricci scomposti in un ammasso indefinito, le guance rosse a causa del calore delle coperte che lo hanno avvolto quella notte, le labbra gonfie così come il naso. Si avvina di poco, gli lascia un bacio sulle labbra con leggerezza, senza approfondire.

Il più piccolo sospira felice e lo spinge "Non fare il bambino." Ridacchia, slegandosi da quella presa e sedendosi in mezzo al letto.

Louis fa passare le iridi lucide da sonno sul suo corpo, soffermandosi sulla pancia gonfia. Aspira dal naso, bramando quel corpo liscio e niveo.

"Non guardarmi così, maniaco." Gli lancia il cuscino su cui ha dormito in faccia, alzandosi per stiracchiarsi "Posso prendere una tua maglia?"

"Certo, prendi quello che vuoi." Si alza anche lui, lanciandogli un'occhiata e trascinandosi in bagno.

"Grazie per il passaggio." Il maestro slaccia la cintura di sicurezza, girandosi verso il guidatore.

"Ci vediamo per pranzo?" il liscio gli posa un palmo sulla coscia, stringendo leggermente.

"Non posso, oggi devo restare coi bambini per guardarli in mensa." Accarezza la sua mano con le dita "Quelle pesti adorano giocare con il cibo." Ridacchia, aprendo la portiera.

Louis aggrotta le sopracciglia, stringendo il tessuto morbido per fermarlo e farlo girare. Lo bacia lentamente, avvolge le loro lingue con dolcezza.

"Te ne stavi andando senza darmi il bacio della buona giornata?" si stacca con uno schiocco, carezzando la pancia da sopra il maglione cashmere "Ciao anche a te." Ridacchia, lasciandolo libero.

"Scusa, non sono abituato a tutto ciò." Sorride, stringendogli la mano un'ultima volta prima di scendere dalla macchina "Ci vediamo stasera?"

"Certo, buon lavoro."

Sospira, entrando nell'asilo e dirigendosi verso la sua classe per sistemarla prima dell'arrivo dei bambini. Non può che pensare alla sua di bimba, passando le dita leggere sul suo ventre e rilasciando un profondo respiro di beatitudine.

-

"Non credo sia molto professionale parlare al telefono." Lo prende in giro Gemma "E se uno di quei marmocchi si strozza con il pane?"

"Perché tu e Niall siete così simili?" sbuffa, appoggiandosi al muro di fianco la porta di uscita, buttando un'occhiata ai tavolini più rumorosi.

"Lo dici come se fosse un male." Alza la voce "Non ci apprezzi abbastanza." Probabilmente ha incrociato le braccia, buttando la testa indietro "Piuttosto, come sta la mia nipotina?"

"Cresce, bene e tanto." Guarda verso il basso. Non brama il momento in cui non riuscirà neanche a guardarsi i piedi.

"Avete già deciso il nome?"

"No, siamo estremamente indecisi." Sbuffa forte, sgridando subito dopo Thomas "Thom, non provarci." Gli punta un dito contro, quando vede il bambino prendere la forchetta piena di purè ed alzarla verso il cielo. Non ha bisogno di lavare qualcuno nel minuscolo lavandino del bagno, non in quel momento.

"Chiamatela Gemma."

"Sto per riattaccare."

"Oh, dai!" urla, per fermarlo "Sto scherzando."

Cala un pesante silenzio fra i due, Harry calcia l'aria con le sue scarpe e si morde un labbro.

"Qualcosa non va?" chiede la sorella dolcemente. L'ha sempre compreso, non c'è mai stato bisogno di parole fra i due fratelli.

"Secondo te sarò un buon padre?" sbotta velocemente.

"Non solo, ma il migliore del mondo." Sente il suo sorriso in quelle parole e avrebbe davvero bisogno di uno dei suoi famosi abbracci spacca ossa.

"È così maledettamene terrificante." Ammette, piegando una gamba contro la parete "Più cresce e più le mie paure aumentano." Si copre gli occhi con una mano "Non credevo che si provasse tutto questo, è un costante susseguirsi di... qualunque cosa."

"Non posso dire ti capisco." Ammette Gemma "Non so cosa si prova, ma credo sia normale. Anzi ne sono sicurissima. Cazzo hai una bambina che cresce nel tuo corpo, deve essere terrorizzante!"

"Abbastanza, ma è bellissimo." Ridacchia, arricciandosi una ciocca intorno l'indice per calmarsi.

"Con Louis, invece?" cambia argomento.

"Tutto bene." Sorride "Benissimo."

"Uh, uh. Qualcuno qui è innamorato."

"Non sono innamorato." Arriccia le labbra.

"Certo." Lo prende in giro.

"Mi piace, certo. Ma di certo non sono innamorato." Alza gli occhi al cielo "Credo." Sussurra.

"Farò finta di crederci."

"Smettila." Borbotta, in difficoltà.

"Pensavo che il periodo di imbarazzato fosse passato da un bel po'." Afferma seriamente "Tipo quando avete deciso di procreare." Ride sonoramente, costringendo il fratello ad allontanare il telefono dall'orecchio.

"Ti odio." Abbassa la voce, per non far ascoltare quelle parole ai bambini.

"Com'è a letto?"

"Ciao!"

Riattacca immediatamente, fissando in cellulare con occhi spalancati. Quella ragazza è incredibile.

Louis: Che ne dici di Amy?"

Si rilassa immediatamente quando vede che l'uomo lo ha cercato pochi minuti prima.

Harry: Non so, non mi convince.

È così difficile dare un nome al proprio bambino. Lo dovrà tenere per tutta la vita, se sbaglia a darglielo? Si può sbagliare? Negli ultimi giorni è così ansioso, ha una costante paura che lo attanaglia. Paura di qualunque cosa. Paura che possa sbagliare qualcosa e far del male a sua figlia, paura che non stia crescendo bene, paura di non essere abbastanza per lei, di deluderla in futuro. Gemma ha ragione, non deve farsi troppo paranoie, sa che è normale per un genitore sentirsi così- in special modo se è il primo bambino- ma non può farci niente. Gli unici momenti in cui è in pace sono quelli con Louis. Lo accarezza, gli parla, gli sussurra sullo stomaco, gli stringe i capelli, lo fa sentire su una nuvola e l'unica cosa che lo distrae da quei tocchi sono i suoi meravigliosi occhi che lo guardano ammaliati.

Poggia la testa al muro, chiudendo gli occhi e sorridendo impercettibilmente. 

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