Vane Speranze

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Infra 4 - Max Richter

Fui svegliata dalla pioggia battente che si infrangeva contro il grande finestrone della camera da letto di Damon. Mi girai piano verso di lui, ma ancora dormiva beatamente stringendo il suo cuscino tra le mani. La sera prima non ero riuscita ad estorglierli nessuna informazione riguardante cosa avesse visto a casa mia in camera da letto, era irremovibile. Iniziai a guardare il soffitto pettinando nervosamente i capelli. Sospirai ripensando alle domande che ormai albergavano nella mia mente. Perché Damon era così riluttante? Perché non voleva che io sapessi? Solo una certezza, voleva che io denunciassi Matt. Sapevo cosa mi aveva fatto, e sapevo bene la paura che avevo provato in quel momento. Ma denunciarlo mi sembrava una mossa troppo avventata, troppo per me. Conoscevo bene Matt, anzi mi era sembrato di conoscerlo. In tutti quegli anni passati insieme, lui non aveva mai levato una mano su di me, mai. Ma poi i suoi occhi erano cambiati, i suoi occhi azzurri si erano come scoloriti ed un colore si era impadronito di lui. Il nero. Non so come, ma in quel momento le sue iridi diventarono nere. A quel ricordo sfiorai con l'indice la ferita ancora vivida sul mio labbro inferirore, per poi appoggiare la mano sul mio cuore che sembrò mancare un colpo. Lui mi aveva colpita, colpita con una ferocia che non conoscevo. Con una cattiveria indecifrabile, quasi a volermi cancellare dalla faccia della terra. Iniziai a tremare mio malgrado, un tremolio che mi scosse letteralmente. Sentii la mia gola chiudersi sempre di più,  come se avessi un cappio al collo. Le lancette dell'orologio a corda situato sul grande comò di Damon sembrò rimbombare sempre più forte nelle mie orecchie. Le  tappai con tutte due le mani nella speranza di non sentire più quel ticchettio. All'improvviso sentii le mani di Damon accarezzarmi il viso, mi girai repentina verso di lui incontrando i suoi occhi spaventati. Presi subito coscienza del fatto che avevo stravolto  la sua vita, e lui non meritava tutto questo. Lo abbracciai forte, prima di liberarmi completamente da quelle lacrime che spingevano per uscire. 

- Damon...io...non so cosa tu abbia visto...ma se...dici che...- 

- Ha squarciato tutto Elena...ha praticamente fatto a pezzi tutto quello che gli veniva a tiro...- 

- Cos..a..? - dissi guardandolo negli occhi

- E per quanto ne so, il nostro eroe si è anche fatto male dando un pugno allo specchio del bagno...- 

- Damon ma questo è...- 

- Da pazzi...lo so...ed è per questo che non volevo dirtelo...per non farti spaventare ulteriormente...- disse accarezzandomi la guancia sinistra

Lafferai accarezzandola con la mia chiudendo gli occhi. 

L'unica soluzione era andare da Liz forbes, la madre di Caroline. Lei avrebbe potuto aiutarci, senza destare troppi sospetti. Nel pomeriggio mi sincerai grazie a Caroline che fosse in casa, e con una scusa ci dirigemmo al suo domicilio che si trovava appena fuori città. Quella villetta era rimasta sempre uguale nel tempo, e portava con sé i dolci ricordi della mia infanzia passata con Caroline.

Suonai alla porta, e stringendo la mano di Damon aspettai pazientemente che 

Liz aprisse. Come potevamo ben immaginare Liz rimase sull'uscio guardandoci con aria interrogativa.

- Elena...cosa è successo? E chi è questo ragazzo? - 

- Liz...possiamo entrare? - chiesi con un filo di voce e guardandola con aria desolata

Mi sentivo così, desolata per qualcosa che però mi spettava: la libertà. La libertà da un uomo che ormai era il mio passato

Liz ci fece entrare e indicando il suo divano bianco in pelle dove potevamo accomodarci. Damon non mi lasciò la mano neanche per un secondo neanche quando sedendoci Liz continuava a guardarci interrogativa

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