Capitolo 24 "Pace"

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La porta venne aperta con un lento scricchiolio.
Ne fece capolino una persona fin troppo inaspettata.
-Ehi, sei sveglia- Hanji Zoe, Caposquadra di un'unità importante della legione, era appena entrata nella camera della sua subordinata.
-Così pare- rispose l'altra, poggiandosi sui gomiti.
L'aria era tesa, presero a guardarsi: lei, Hanji, aveva gli occhi sconvolti, lucidi, le mani che tremavano, come se avesse appena visto un fantasma e T/N, beh era un fantasma.
-Che hai?- disse, guardandola.
Hanji la fissò senza dire niente, poi si schiarì la voce -Emh... Ecco...- T/N inclinò la testa, sforzandosi di essere accomodante. In effetti non l'aveva mai vista così sconvolta.
-I miei esemplari... Sono stati uccisi.- -Cosa?!-
La ragazza ebbe la reazione che Hanji voleva a quanto pare, perché sembrò compiacersi della cosa.
-Stanno indagando sui giovani della 104- -Su di loro? Sono solo ragazzi.-
-Non chiederlo. Stanno facendo tutto quelli della polizia militare, ci hanno vietato di intrometterci. Tu hai male da qualche parte?- T/N scosse la testa, rimanendo a pensare che aveva rischiato la vita per niente con un certo risentimento. -Dammi qualche minuto e sono fuori, la mia squadra? Levi?-
Hanji sgusciò verso l'uscita -Pensa a te. Stanno bene, sono giù.-
Annuì la ragazza sentendo improvvisamente un'ondata di sollievo, guardando la sagoma dell'altra uscire, rilassandosi un attimo -E T/N- chiamata in causa balzò di nuovo come una molla -Non provare a schiodarti da quel letto, non prima di aver mangiato qualcosa  e di esserti rimessa in sesto. Non voglio altri svenimenti, la situazione è già indecente per come si presenta.-
Non diede a T/N il tempo di replicare, non prima che scomparisse dietro la porta.
Hanji parve, sorprendendo immensamente T/N, dimostrare premura e preoccupazione nei suoi confronti, questo la fece sentire stranamente tutelata, e si sentì sciocca nel pensare una cosa simile, considerato che la lettera che aveva appena ricevuto le suggerisse totalmente il contrario, ossia che nelle comode coperte del letto dell' infermeria delle entro mura, servita e riverita è ricoperta di attenzioni alla sua salute e al suo benessere, protetta dal suo maestro e dai suoi commilitoni, in verità fosse più in pericolo di quanto fosse mai stata in realtà.

Rimase ad ascoltare i passi di Hanji finché non li sentì così ovattati da aver la certezza che fosse lontana dalla sua stanza; a quel punto, assicuratasi di essere sola, lontana da occhi e orecchie indiscreti, tirò fuori di nuovo la lettera, osservandola di nuovo.
"Avrò mai un momento di pace?"
Si chiese quasi ironicamente, sapendo che non poteva proprio tralasciare i suoi doveri adesso.
Era come se tutti l'avessero chiamata a prendere una decisione troppo in fretta, e dopo aver ascoltato il tono autoritario di Hanji le venne spontaneo ripensare a ciò che avrebbe dovuto farne di quelle informazioni a cui era stata condannata a venire a conoscenza.
Aveva troppi avvenimenti sparsi in testa, era in confusione e cercava di riordinarli per poter comprendere ciò che stava accadendo.
Aveva ricevuto una lettera, prima o dopo che i giganti di Hanji venissero uccisi?
C'era un collegamento tra le due cose? E perché la Gendarmeria aveva subito accusato i cadetti della 104? Era stata
una pura casualità, una mossa azzardata per mostrare di saper prendere una posizione o effettivamente sapevano qualcosa che loro ignoravano totalmente?
Era così strano e stupidamente poco coincidente che tutto fosse accaduto è precipitato proprio mentre sapevano che lei non potesse far niente. Perché spedire una lettera a lei e non al caporale Levi, considerato che fosse inoltre anche il legittimo nipote di Kenny Ackerman, e che soprattutto avrebbe avuto più sangue freddo e un minor conflitto di interessi.
Perché proprio lei?
Era tutto troppo offuscato, mancavano diversi pezzi e avvenimenti per poter avere un piano accurato, e lei era determinata a ricostruirlo.
Fece per alzarsi ma ricordò di essere dove fosse, quindi respirò profondamente e rimase ferma dov'era.
Non le capitava da tempo di rimanere a letto per molto tempo, senza limiti e senza
allenamenti, riunioni, affari importanti e a dir se ne voglia.
Le sembrò di essere ritornata ai vecchi tempi, dove non era di certo un problema che lei rifiutasse di alzarsi e affrontare la giornata, quando poteva essere libera di agire come le pareva e quando le pareva.
Forse avrebbe dovuto approfittarne, approfittare dello stato ancora confusionario in cui si trovava, causato probabilmente dai farmaci che le avevano somministrato per farla dormire così a lungo.
Ripiegò la lettera e la nascose sotto la camicia, incastrata nella cucitura interna della tasca dei pantaloni, si sdraiò e fissò il vuoto.
Iniziò ad immaginare piccoli spirali roteanti con colori eclettici che si ingrandivano, si deformavano, si rimpicciolivano, si contorcevano, si rincorrevano, alcuni avevano anche un'espressione, altri invece non avevano la bocca ma probabilmente erano solo degli sgorbi senza pensieri, come spesso lo erano anche le persone.
Gli spirali si muovevano lentamente ma
in modo ritmico, cullato, sembravano volteggiare e cadere, come avessero delle gonne morbide di stoffa che le seguivano.
Gli spirali poi smisero di ballare e implosero dentro di loro, diventando piccole bolle di sapone, sembrava stesse lì lì per scoppiare, gridavano e si rimpicciolivano, rallentando ancora di più la loro danza, fino a diventare pallini invisibili, inafferrabili con le dita, per poi scurirsi e smettere di brillare, con la grandezza di atomi, lasciando che tutto si annerisse intorno ai suoi occhi.
Sentì la coscienza abbandonarla, afferrarla e graffiarla con le unghie, per poi precipitare urlando, senza tuttavia riuscire a portarla con loro, sprofondando ancora di più nel baratro.
-T/N-  un respiro silenzioso, pacato, senza accenno di preoccupazione, o risentimento, un'affermazione neutra, un dato di fatto. T/N dopotutto era il suo nome.
-T/N, sei sveglia?-
Due mani si poggiarono sulle sue braccia, precedentemente graffiate dalla sua stessa coscienza, che ora cercavano di riportarla al giorno.
Avrebbe voluto gridare di smetterla, che le
facevano troppo male, che avrebbe gradito di più essere afferrata per le gambe, o per
i capelli, comunque sia in una parte del suo corpo ancora immacolata.
Emise un mugolio, però ora la presa sulle sue braccia non faceva più male, ora sembrava quasi piacevole il tocco delle mani fredde sul suo corpo bollente, uno straccio bagnato su una fronte febbricante.
-T/N, ti ho portato la cena.-
Aprì gli occhi e vide davanti a sé quella che senza saperlo, senza poterselo minimamente immaginare, le aveva donato uno stato di conforto incredibilmente grande.
-Levi- disse, affermò anche lei, perché Levi dopotutto era il suo nome.
-Grazie.. che ore sono?-
-Le dieci di sera. È un po' freddo- commentò guardando lo stufato poggiato sul comodino alla sua destra.
-Non importa, grazie.-
-L'hai già detto-
-Cosa?-
-Grazie-
-Oh- disse sentendosi stretta nel materasso, sentendosi gelare, e stritolare fino a farsi soffocare dalle lenzuola.
-Tu mangia. Credo andrò a dormire-
-Non lo farai- ribatté lei, guardando i muscoli della sua faccia contrarsi, e la sua espressione tramortire in una di qualcuno che vorrebbe buttarsi dalla prima finestra aperta. -No, infatti non lo farò-
-Puoi restare, se vuoi-
Si sorprese di sé stessa, sentendosi più coraggiosa di quanto mai fosse stata, perché non aveva mai ammesso di volere la compagnia di qualcuno. Almeno non aveva mai avuto la necessità di esprimerlo.
-Cosa?- 
-Hai sentito. Ho detto che puoi restare se ne hai voglia, non ho niente da fare qui, e quest'ala del castello sembra deserta, non sento mai nessuno camminare per di qua.-
"E non vorrei essere da sola, indolenzita dalla scarsa idratazione e dalla sonnolenza nel caso lo squartatore ci ripensasse e tornasse indietro per mettermi a tacere per sempre"  ma questo lo pensò e basta.
-Come desideri.-






Sono tornata, ho deciso di riprendere in mano la storia, dato che ho la scala già pronta e
dovrei solo scrivere i capitoli, spero questo vi piaccia 🫶🏻
-la vitto 💗💞💝💖💘

"That rose blossomed in the ice" 🌹[LevixReader] Where stories live. Discover now