Capitolo 2 "Penchant tra commilitoni"

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Entrammo dentro il quartier generale.
Il trio fissava tutto con ammirazione, mi facevano quasi tenerezza e mi dovetti rimproverare solo al pensiero.
Poi ricordai che tutte le divise si trovavano dentro il magazzino.
Le chiavi le aveva il caposquadra.
Decisi di andarci personalmente, insieme ai criminali.
«Dove andiamo?»
Chiese Isabel.
«Dal mio caposquadra»
«A fare cosa?»
Schifo, ok?
«Chiavi»
Dissi solo.
Sentii il ragazzo sbuffare e senza aggiungere altro raggiunsi l'ufficio.
Tre colpi secchi sulla porta.
Hanji lo avrebbe riconosciuto.
«Avanti»
Disse fredda.
Dentro di me qualcosa moriva ancora, come ogni volta che mostrava completa indifferenza nei miei confronti.
Sapevo che tutto questo era colpa mia però, quindi soffrivo in silenzio.
Sospirai e prima di aprire la porta Isabel fece un gesto inaspettato: mi strinse il braccio, quasi a cercare protezione da me.
Sorrisi un secondo
È proprio una ragazzina
Aprii la porta e vidi il mio caposquadra appoggiato alla sedia che mi scrutava interrogativa.
Mi fece un piccolo cenno.
Mi intimò di non fare il saluto militare.
Così feci, rimasi fermi e ammiccai solo con la testa.
«E quindi sareste voi, giusto?»
Erano tutti imbambolati a fissare la figura che di rimando mi scrutava severa.
Risposi io alla sua domanda
«Esatto, caposquadra»
«Che ti serve? Il campo d'allenamento è da tutt'altra parte, per quello che ricordo. Poi dimmi tu eh»
Ti prego Hanji, già mi sento una merda di mio, non rigirare il dito nella piaga
Non ebbi il coraggio di rispondere e per mia fortuna -o sfortuna- fu il nanetto a farlo al mio posto
«È quello che mi sto chiedendo anch'io»
«Nessuno ti ha interpellato, Ackerman»
Rispose stizzita il caposquadra.
Solo allora parlai
«Mi servono le chiavi del magazzino -riflettei un attimo- e anche il permesso di entrarci»
Annuì.
Afferrò un mazzetto di chiavi e le lanciò verso di me.
Realizzai in tempo e le presi con l'indice facendole roteare.
«Niente male... -mormorò il caposquadra guardandomi, poi parlò ad alta voce- Bene, andate ora -esitò un secondo- Il saluto militare, mi raccomando»
Giurai di aver sentito il corvino al mio fianco sussurrarmi qualcosa di poco carino nell'istante.
«Pugno destro sul cuore, mano sinistra sulla schiena»
Spiegai sottovoce ai tre.
Mi guardarono.
Annuii.
Isabel fu la prima.
Decente
Hanji rimaneva in silenzio a guardarci.
Incredibile quanto quella donna riuscisse ad andare così contro la sua natura.
Con "sua natura" intendevo poi che già avrebbe dovuto raccontare ogni minimo esperimento sui giganti ai ragazzi nuovi.
Eppure non lo fece.
Poi Furlan, che prese il pugno destro e lo sbatté con violenza sul petto.
Strabuzzai gli occhi e lo dissi
«Senti. Ho capito che odi questo posto ma credo che pugnalarti simbolicamente sia abbastanza esagerato»
In quel momento risvegliai qualcosa anche nel caposquadra.
Rise.
Furlan si guardò le scarpe senza dire nulla.
«Ackerman»
Guardò il nanetto.
«Se lo può anche scordare»
Disse dirigendosi verso la porta, seguito dagli altri due.
Il caposquadra mi fulminò.
Abbassai lo sguardo
«Mi scusi -feci anch'io il saluto militare- Vado»
Annuì di nuovo.
Sospirai e varcai anch'io la soglia della porta.
Furlan mi guardava malissimo.
Mi avvicinai in silenzio con lo sguardo mortificato.
Gli guardai le mani, il pugno destro sul cuore e la mano sinistra sulla schiena.
Le sfiorai e sobbalzò.
Le poggiai al posto giusto.
«Grazie»
Sussurrò.
Ricambiai con una sottospecie di sorriso.
Guardai poi male il corvino
«Fallo, mi sono dovuta scusare per colpa tua. È il minimo»
Un ghigno beffardo gli comparve su quella faccia da schiaffi.
«Pensi che ti darò veramente questa soddisfazione?»
«Scusami, hai ragione. Non volevo far notare che non lo sapessi fare»
«Si che lo so fare, mocciosa»
Una scintilla gli balzò negli occhi
Ci sei quasi
«È piuttosto ovvio invece che tu non lo sappia fa- mi bloccò facendo il saluto- re»
Ghignai.
Sbuffò e non disse altro.
«Andiamo al magazzino, ora»
Il nanetto non perse l'occasione di infastidirmi
«Devo venire per forza?»
«L'alternativa è allenarsi in mutande, fai tu»
«Che palle»
«Quelle che non hai -mi girai e iniziai a camminare- andiamo»
Sentii un qualcosa vicino all'orecchio.
Un pugno.
Lo fermai con due dita, senza girarmi.
«Non mi freghi, Ackerman»
Senza aggiungere altro i tre cominciarono a camminarmi davanti.
Calò il silenzio.
Li osservai un po'.
Isabel e Furlan mano nella mano mentre Levi con le mani in tasca, che fissava incantato la finestra, come se non avesse visto mai nulla di simile.
Forse è proprio così
Lo scrutavo e notavo che tra me e lui ci fosse una discreta somiglianza caratteriale.
Sarebbe un bel guaio
Pensai anche che però la loro è stata solo fortuna.
Avevamo catturato un sacco di gente nella città Sotterranea.
Morti. Dico solo questo.
Invece loro erano stati reclutati.
Decisi che li avrei riconsiderati più tardi sul campo.
Arrivammo davanti al magazzino.
Aprii la porta e fummo travolti da ogni genere di oggetto che si trovava al suo interno.
Potrà essere arrabbiata con me quanto le pare, ma Hanji rimarrà sempre disordinata e svampita
Aveva messo lei in disordine, chissà per prendere cosa.
«Non è sempre così»
«Immagino»
Ribatté le mie parole il corvino.
Discreto e dannatamente carino, non trovi?
Eh?! Ma sei seria? Stiamo parlando di Ackerman. E oltretutto non ho la più pallida idea di chi tu sia
La tua coscienza zuccherino
Ah ah ah, sto morendo dalle risate. Veramente simpatica.
Vedremo vedremo...
Ignorai l'ennesima provocazione. Mi spostai per farli entrare.
«Che emozione!»
Disse sottovoce Isabel, Furlan la assecondò parlando sempre a voce bassa
«Chissà com'è bello uscire dalle mura...»
Chiusi la porta dietro di me.
Risposi.
«"Bello" non è proprio il termine giusto però sì, è emozionante»
Una faccia abbastanza tranquilla si dipinse sul volto di Furlan.
«Le divise?»
Domandò Isabel.
La guardai.
«Sì. Le prendo immediatamente»
Frugai tra gli ammassi di vestiti e cercai ad occhio di indovinare le taglie.
Mi girai con le braccia strapiene.
«Qualche gentiluomo ha il garbo di venire ad aiutarmi o preferisce stare lì a guardare?»
Furlan prese i vestiti e le attrezzature ed io uscii dalla stanza.
Rientrai una volta che ebbero finito.
«Vi serve una mano a mettere quelli o...»
Lasciai in sospeso la frase.
«Sappiamo come si fa, mocciosa»
Rispose con fare da sbruffone il corvino
Esaltato
Sbuffai e gli passai gli stivali
«Se sono piccoli vi taglio il piede, non vedo dove sia il problema»
Sono giusti, ho fatto ad occhio ma ne sono sicura
Li infilarono ed erano di giusta misura.
Come previsto.
Mancavano i mantelli.
Decisi di divertirmi un po' facendo l'"Erwin" della situazione.
«Dai dacci il mantello così ce ne andiamo»
Ghignai.
«Inginocchiatevi»
«Assolutamente no»
Il corvino mi guardò male
«Dai! Voglio farvi il "rito delle ali"!»
Uno sbuffo.
Sa fare solo quello
Si inginocchiarono
«È una cosa forte?»
Chiese la rossa euforica
«Lo deciderai tu dopo, per me è una stupidaggine. Però è divertente»
Avvolsi in mantello al collo di tutti e tre, recitando il discorso di Erwin in cui diceva tutte quelle cavolate sul sacrificio e roba simile.
«... Donerete i vostri cuori per l'umanità e -non mi trattenni e scoppiai a ridere- e mi fermo qui perché ho già detto troppe cavolate. Alzatevi»
Il corvino si alzò per primo, seguito dagli altri
«Tutto qua?»
«In realtà parla anche di come i suoi piani falliscano miseramente in ogni missione ma poi mi sarei sentita in colpa a prenderlo in giro così tanto quindi mi fermo prima»
Risero anche loro tre.
Mi dovetti di nuovo rimproverare mentalmente perché pensai per qualche istante a quanto fosse bella la risata del corvino, che forse non aveva nulla di diverso dalla mia o da quella dei miei amici ma aveva un non so che di diverso dalle altre.
Mentre ridevamo ci incamminammo in mensa.

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MA CIAO!
QUESTO È IL SECONDO CAPITOLO! DITEMI SE LA STORIA VI PIACE
AGGIORNERÒ IL PRIMA POSSIBILE!
Ciaoooo😘☺️

Vitty❤️

"That rose blossomed in the ice" 🌹[LevixReader] Where stories live. Discover now