Capitolo 16 "Minacce"

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T/N's pov.
Impiegai diverso tempo a osservare attentamente ogni angolo della stanza che era piena zeppa di decorazioni in vetro sul tetto da cui filtrava una luce fin troppo vivida per quella situazione, meditavo anche sul piano che solo in quel momento mi era iniziato a sembrare totalmente insensato e folle. Purtroppo non si poteva tornare indietro.
Poco dopo fui raggiunta sugli spalti militari del tribunale da Hanji, Erwin e Levi.
«Pronti?»
Noi due annuimmo, io dubbiosa.
«Che c'è? Ripensamenti?»
Fui improvvisamente chiamata dalle parole della caposquadra che per un attimo aveva pronunciato una frase che non fosse provocatoria o stizzita.
La guardai iniziando a gongolare su ciò che dovevo dire.
«No no... Cioè, spero vada tutto come previsto. Solo che non abbiamo un piano B»
Ammisi, guardando la castana. Levi nel mentre mi scrutava dubbioso, sapendo che in realtà un piano B c'era.
«Ti verrà in mente, T/N.»
Non aggiunse altro, chiudendo quell'insolitamente tranquillo discorso voltandosi a fissare Eren da lontano; feci lo stesso strizzandogli l'occhio.
Poi guardai il corvino.
«Che scusa di merda»
Sussurrò avvicinandosi di fianco, socchiusi gli occhi.
«Lo so. Anche se non penso sia il caso di mettere in atto il mio piano B. E oltretutto hai sentito come ha parlato? Non sembrava costantemente irritata con me»
Il corvino non rispose più, anche perché aveva fatto ingresso in aula Darius Zackley, comandante supremo di tutte le legioni.

«Oggi il caso è quello Eren Jeager, ragazzo che può trasformarsi in titano»
Non perdo tempo a narrar tutto il dibattito, anche perché avevo capito ben poco degli affari interni dei gendarmi più vicini al governo.
Per rendere più scorrevole questo tratto arrivo al dunque, ovvero che successivamente ad alcuni battibecchi tra Levi e i gendarmi, l'inquisito andò fuori di testa iniziando a gridare alla polizia militare che non sapeva un bel niente del mondo esterno e volevano anche criticare noi.
Eravamo tutti d'accordo con le parole del ragazzo i cui fucili furono puntati contro al sentire il suo sfogo, d'altro canto non potevamo permetterci di far fallire il nostro piano vincente.
Ho provato a fare cenno al giovane di fare silenzio ma non mi aveva degnato di uno sguardo facendo così andare a puttane -perdonatemi il francesismo- il piano A.
Ci girammo verso Erwin che, come il castano, guardava l'orizzonte senza esprimere emozioni.
«Che si fa?»
Sussurrai, lui mi guardò per un secondo.
«T/N, non lo so»
Rimasi priva di parole da dire, il nanetto che finora non aveva spiccicato una sillaba allora mi guardò ringhiando e afferrandomi rudemente, senza essere troppo evidente, il colletto della camicia.
«Porca miseria T/N, hai il piano B in mente, ora se non lo dici te lo caccio fuori io dalla bocca a suon di schiaffi.»
Rimasi allibita e anche un po' ferita dalle parole del ragazzo che impassibile mi fissava.
I due superiori anche erano interdetti e per un attimo non fui in grado di capire niente, tranne la rabbia che aveva provato nel lasciarmi comandare da lui.
Ritornata in me poco dopo, scostai bruscamente dalla sua presa e concentrai la mia mente ancora di più sul giovane.
«Strapazzalo di botte -ingoiai un groppo in gola poiché provavo una forte compassione per quel ragazzino- mostra che è innocuo, successivamente ricordati di affermare di ritenerti in grado di ucciderlo, in caso strettamente necessario.»
Non mi girai a guardare i volti sconvolti di Erwin ed Hanji ma guardai, freddamente, il corvino al mio fianco che non ricambiò dato che già era sceso in fretta e furia dai gradini.
Scesi anche io fino ad affacciarmi quasi completamente nel centro della stanza, riconoscendo proprio davanti a me la mia fedele amica di corso, Rico Brzenska; accanto a lei gli amici del castano.

Nemmeno ebbi il tempo di realizzare che il mio collega si trovasse ad un palmo da Eren che iniziarono ad incombere urla di dolore per tutta la sala.
Rimasero, i presenti, di stucco nel realizzare la scena, soprattutto dopo che il castano ci aveva esplicitamente difeso davanti ad un feroce tribunale.
Calcolando non ci sarebbe voluto molto a convincerli ma la scena era troppo straziante anche per me, sentivo le lacrime minacciare di uscire nel vedere quel ragazzo.
Non dovevo piangere, noi non piangiamo, siamo soldati: noi le lacrime le dobbiamo solo asciugare.
Morsi la bocca per concentrare il dolore su una parte del corpo mentre piano piano si faceva strada un sentimento assurdo a cui non ho mai dato spiegazione ovvero il non essere riuscita a reagire davanti al corvino che mi aveva minacciato di picchiarmi; di sicuro non faceva sul serio, ma io non avevo detto nulla, quasi del tutto assente, non ero capace.
Mi mancava il fiato mentre fissavo il mio compagno che, quasi senza la minima emozione, si scagliava sul ragazzo ancora confinato ad un palo di ferro.
Lentamente si fermò quasi insieme al mio desiderio di tornare indietro nel tempo e assestargli un bel dritto e rovescio, anzi scherzavo, quel desiderio non se n'era andato.
«Questa è solo una mia opinione, ma quando si tratta di insegnare la disciplina a qualcuno credo che il dolore sia molto più efficace.»
Tornai sopra senza smettere di guardare la scena, mi veniva da vomitare bile al sentire quella frase che immancabilmente centrava in pieno ciò che pensavo di trasmettere al comandante, anche se non pensavo di farlo così brutalmente.

Erwin era come pietra, Hanji lo stesso, nessuno dei due osava spiccicare parola.
«Era... Era questo il tuo piano?»
Disse solo Erwin in un sussurro, prima che Zackley -inaspettatamente- decidesse di affidare alla squadra ricognizioni speciali Eren.
Quasi scoppiai in lacrime dalla gioia nel pensare a come quel piano del tutto campato in aria fosse riuscito ad ottenere risultati completi.
Levi tornò semplicemente dalla nostra parte di tribunale dove eravamo rimasti solo noi mentre tutti gli altri soldati erano usciti.
«Decente come piano»
Si avvicinò Levi cercando di appoggiarmi una mano sulla spalla, la scansai violentemente sbuffando.
«Si, era questo il piano.»
Dissi ad Erwin, rispondendo alla domanda fatta solo tre minuti prima.
Hanji, che stranamente non aveva ancora infierito sulle mie "pessime" idee, si decise a commentare la scena.
«Francamente nonostante non avessi mai sentito un'idea talmente cruda ed insensibile, si, devo ammettere che in fin dei conti è risultata funzionante. Raggiungetemi in infermeria, vado a controllare il ragazzo.»
Se ne uscì dandomi una leggera e intenzionata spallata.

Vi prego non uccidetemi...
AHAHAHA LO SO CHE AVEVO SCRITTO TRE MESI FA DEL CAPITOLO MA NON MI PIACEVA PROPRIO PER CUI HO ASPETTATO UN PO'.
QUESTO È UN CAPITOLO LEGGERMENTE DI PASSAGGIO PER DARCI, COME SI SUOL DIRE, IL LA. DA QUI IN POI LA STORIA INIZIERÀ PER DAVVERO.

Vitty❤️

"That rose blossomed in the ice" 🌹[LevixReader] Where stories live. Discover now