La Diffusione

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<<Ragazzi, le valigie sono pronte?>>chiese una bella donna di trent'anni.
<<Si mamma, anche papà è pronto!>>rispose una bambina di quattro anni, correndo per il prato.
<<Mamma, è bellissimo questo bosco! Ci posso giocare?>>domandò la piccola.
<<Certo, perché no? È un posto splendido in cui giocare>>. Il Dr. Frank Adam scese dal carro per andare incontro alla bambina, prendendola tra le braccia.
<<Papà, voglio l'aquila, l'aquila!>>esclamò sorridendo.
<<L'aquila? Ecco l'aquila!>>la fece ruotare attorno a sé in alto, scoppiando entrambi a ridere.
<<Che dite, ragazzi, entriamo?>>propose la donna sorridente.
<<Vai dalla mamma, piccola Susan>>.
<<Entriamo, entriamo!>>
Tutti e tre entrarono nella casetta.
<<Che bella! La camera di sopra è la mia! Ahahaha>>si diresse verso le scale per raggiungerla.
<<Vivace oggi la piccola, eh?>>
<<Solo oggi?>>ridacchiò Anna. <<Perché non porti tua figlia in giro per il bosco, mentre io mi impegno per mettere a posto le valige?>>
<<Sei sicura di non volere una mano?>>
<<Nah, mi conosci, lavoro meglio in pace, quando si tratta di pulizie>>.
<<Ok...vedrai, sarà un'ottima occasione. Insomma, grazie al governo non abbiamo nemmeno dovuto pagare ne il trasloco, né la casa>>allargò le braccia per indicare lo spazio attorno a sé l'uomo.
<<Già, hai ragione, dottore>> si diedero un bacio appassionato, quando Susan abbracciò le gambe del padre.
<<Papà, andiamo a fare il bagno?>>
<<Il bagno? E dove?>>chiese alla figlia, perplesso.
<<Come dove? C'è un lago con una barca, papà! L'ho visto dalla finestra!>>lo scosse leggermente.
<<Va bene, d'accordo, d'accordo, ahahaha>>rise, seguito subito dalla moglie.
<<Tu...voi state bene, allora?>>
<<Si, noi stiamo bene>>rispose Anna, accarezzandosi la pancia pronunciata segnata dai tre mesi di gestazione.
<<Ok, a dopo, amore>>la salutò.
Susan prese Frank per il polso e lo trascinò fuori, ridendo.
La bambina corse fino al molo, lungo la scalinata di sassi.
<<Papà, possiamo salire sulla barca?>>
<<Certo, però prima prendiamo l'attrezzatura, va bene?>>lei annuì.
Indossarono la muta, la maschera e la bombola di ossigeno.
Salirono sulla barca e, dopo aver sciolto la cima, andarono al centro del lago.
<<Allora, prima cosa?>>chiese il padre.
<<Controllare la strumentazione e sistemare la maschera>>.
Successivamente, si gettarono in acqua di spalle e si immersero nei dieci metri del lago. Arrivarono ad una scogliera sottomarina e Frank la indicò con un dito, per fare avvicinare la figlia. La scogliera era piena di bellissimi coralli ma, quella bellissima immagine fu occupata da un altro scenario, al contrario, raccapricciante: vi erano tantissimi cadaveri di pesci, suo fondo del lago, tutti con parti di pelle mancanti.
Susan fece un suono simile ad un urlo nel respiratore della bombola e, per l'agitazione, si mosse velocemente verso l'alto, con il rischio di un'embolia. Quando riemersero, salirono subito sulla barca. Frank tolse rapidamente l'attrezzatura alla figlia, toccandole il viso e le spalle per assicurarsi che stesse bene.
<<Non lo fare mai più! È molto pericoloso, Susan!>>esclamò, rimproverandola.
La bimba continuò a piangere sia per la poca apprezzata vicenda, sia per il rimprovero del padre. Adam addolcì lo sguardo ed abbracciò la figlia, rassicurandola.
<<Sshh..torniamo a casa>>le baciò il capo.

<<Oh mio dio>>sussurrò la moglie quando Frank le raccontò l'accaduto.
<<Cosa sarà accaduto a quei pesci?>>
<<Non lo so...ma, per il momento, calmiamoci e continuiamo con questa avventura, ok?>>la baciò con leggerezza sul naso.
<<Va bene...ti amo>>si abbracciarono.
L'uomo mise le mani a coppa sul suo fondoschiena e le fece incorniciare le gambe attorno al suo bacino. Salirono le scale fino ad arrivare alla loro camera, dove caddera assieme sul letto. Si spogliarono ed iniziarono a fare l'amore appassionatamente, venendo entrambi nello stesso momento.
Frank le baciò gli occhi, la gola, i seni, fino a d'arrivare al ventre pieno, e per risposta, ricevette un calcetto.
<<Domani dovremmo andare a conoscere la gente del paese>>sussurrò Anna, stanca ma appagata.
<<Si...hai ragione>>si addormentò lui.
<<Stanco morto, eh?>>ridacchiò, prima di seguirlo.
Il mattino seguente, Frank di destò alla luce del sole che penetrava dalla finestra. Si guardò intorno, ancora assonnato, facendo cadere gli occhi sulla moglie ancora dormiente, tra le sue braccia. Respirò a fondo, beato da quella quiete, ma non fece in tempo a terminare il pensiero, che la porta si spalancò, mostrando il volto della loro bambina, sorridente.
<<Mamma! Papà! Svegliatevi!>>quest'ultima saltò sul letto, risvegliando dall'abbraccio del sonno anche la madre.
<<Buongiorno, tesoro!>>disse Frank, abbracciandola.
Anna si rizzò a sedere, poggiando la schiena alla testiera del letto, osservando quella scena con occhi pieni d'amore. La piccola si voltò verso la donna.
<<Mamma, cosa facciamo oggi?>>chiese con allegria.
<<Oggi andremo in paese! Così potremo conoscere tante nuove persone con cui fare amicizia>>le sorrise lei. Susan la ricambiò radiosa.
<<Ci saranno anche dei bambini della mia età?>>
<<Certo, tesoro. C'è ne saranno tanti>>a quelle parole, l'uomo si accigliò.
<<Basta che i maschietti non le stiano troppo vicino!>> Anna scoppiò a ridere, mentre la bambina lo guardava tranquilla.
<<Non preoccuparti, papà! Tanto io da grande sposerò te, perché sei il mio eroe!>>disse. Frank le posò una mano sul capo , accarezzandole i capelli.
<<E la mamma?>>
<<Lei starà sempre con noi, perché staremo insieme per sempre, vero?>>ribatté la piccola.
<<Si tesoro, per sempre>>disse stavolta Anna.
Detto questo, tutti e tre si preparano ma, stranamente, Susan non ebbe molto appetito a colazione.
Quando furono pronti, lasciarono la casa per addentrarsi nel bosco.
Quella mattina, l'aria era fresca, impregnata del profumo della natura.
Sotto i loro piedi, i piccoli rametti di spezzavano a ritmo del cinguettio degli uccelli che volevano sopra le loro teste. Frank posò lo sguardo sulla moglie, stringendole la mano, guadagnandosi il suo sorriso.
Poi, d'un tratto, il tranquillo silenzio venne interrotto da dei colpi di tosse.
Entrambi si voltarono alle loro spalle, trovando la piccola Susan, che avevano lasciato indietro ad osservare sognante sognante gli animaletti del bosco, con la maglia imbrattata dal sangue che le fuoriusciva dal naso, e che le era anche colato in bocca. I due si afferrarono a raggiungerla, inginocchiandosi al suo fianco al suo fianco. Cercarono di tamponarle il liquido con dei fazzoletti che, ben presto, non furono più utilizzabili.
<<Dobbiamo portarla a casa! Subito!>>esclamò agitata Anna. Frank prese in braccio la figlia, non badando al sangue che, ormai, macchiava anche la sua camicia. Corsero più velocemente che poterono, giungendo nuovamente di fronte alla casa in un breve lasso di tempo. La madre prese a sciaquarle il viso con delle salviette umide, mentre il padre le poggiò un po' di ghiaccio avvolto in un panno, sul collo.
Rimasero così fin quando la linfa non cessò di uscire. Una volta che tutto fu finito, Anna abbracciò Susan con apprensione.
<<È tutto finito, amore mio. È tutto finito>>ripeté.
<<Posso andare a riposare? Ci andiamo dopo in paese>>chiese la piccola, pallida per il troppo sangue perso.
<<Ma certo, tesoro>>
<<Possiamo andarci anche un altro giorno, tranquilla>>intervenne Frank, prendendola in braccio per condurla nella sua camera. Aprì la porta, osservando il letto ancora disfatto. Ve la adagiò, coprendola con le lenzuola.
<<Papà?>>
<<Dimmi piccola>>le diede una carezza sulla guancia.
<<Sai, nel bosco c'era un cane>> Frank la guardò sorpreso.
<<Un cane?>>ripeté.
<<Si, e ci guardava in modo strano>>.
<<Davvero? Che strano. Chissà, magari sarà stato il cane di qualche cacciatore. Però adesso non pensiamoci, riposa. Quando ti sveglierai, giocheremo tutti insieme, ti va?>> Susan annuì, non riuscendo più a tenere le palpebre aperte per la stanchezza. A quel punto, l'uomo le diede un affettuoso bacio sulla nuca, per poi lasciare la stanza, chiudendosi la porta alle spalle.
Tornato dalla moglie, la trovò seduta sul piccolo divanetto di stoffa verde, con lo sguardo perso nel vuoto.
<<Amore? Tutto bene?>>le si avvicinò, ma non ottenne alcuna risposta.
<<Anna? Che ti succede?>>la scosse, prendendola per le spalle. Lei sbatté le palpebre sorpresa e confusa, come se si fosse appena risvegliata da un sorta di trance.
<<Cosa c'è? E poi tutto ok?>>domandò lei, guardandolo negli occhi.
<<Si...va tutto bene, ma tu invece...>>
<<Io sto bene, perché?>>
<<No, niente, tranquilla>>ribatté dopo qualche momento.
Anna si alzò, dirigendosi verso la cucina, per prendere un bicchiere d'acqua. Al contrario, lui si mise seduto, ma con la testa fra i pensieri.
<<Ci hai messo tanto per farla addormentare, eh?>>sorrise la donna.
<<Sai com'è fatta tua figlia, anche quando non ne può più, non vuole mai dormire>>sospirò Frank.
<<Per fortuna è ancora mattina, avrà alcune ore per riposare, prima di pranzo>>disse lei, posando il bicchiere. L'uomo sollevò un sopracciglio, confuso.
<<Anna, ma è quasi mezzogiorno>>.
<<Ma che dici? Siamo usciti prima, stamattina>>.
<<Amore, ci siamo svegliati tardi tutti quanti, siamo usciti a malapena mezz'ora fa>>indicò l'orologio appeso al muro vicino alla cucina. Anna seguì lo sguardo del marito, fino all'oggetto, mentre il sangue le si gelava nelle vene. Un velo di sudore freddo le imperlo la fronte pallida.
<<Ah, si! Mi sarò sbagliata>>cercò di tranquillizzare il marito con una risata di circostanza, ma ciò non impedì all'uomo di capire che c'era qualcosa che non andava.
Non passarono che un paio d'ore prima che Frank ed Anna, ancora seduti in cucina, sentissero un forte rumore proveniente dalla camera della bambina.
Senza perdere tempo, si precipitarono al suo interno, trovando Susan, stesa a terra, ansimante. Gridarono il suo nome, affrettandosi a raggiungerla. La madre la orese tra le braccia, con occhi velati di lacrime, mentre il padre le poggiava una mano sulla fronte bruciante di febbre.
<<Mio dio, ha la febbre alta!>>esclamò lui. Le prese la bambina, stringendola delicatamente, per poi poggiarla nuovamente sul letto.
<<V-volevo...raggiungervi...nell'altra stanza>>balbettò Susan.
<<Non preoccuparti tesoro, ora mamma e papà staranno qui con te a farti compagnia, tu cerca di dormire un altro po'>>la rassicurò Frank, tenendo la sua piccola mano nella propria.
Dopo quelle parole, non ci volle molto prima che la piccola sprofondasse nel sonno, ma ciò non le impedì di agitarsi tra le lenzuola, dicendo parole senza senso.
<<Sta delirando, la febbre è troppo alta. Vado a prenderle un panno bagnato in cantina da metterle sulla fronte, sperando che riesca a darle un po' di sollievo>> piena che riuscisse ad alzarsi, l'uomo venne fermato dalla moglie.
<<Resta con lei, andrò io>> gli poggiò una mano sul braccio, per aiutarsi a rimettersi in piedi sulle gambe instabili. La vide uscire dalla stanza barcollando, ma non le presto tante attenzioni, concentrato com'era sulla salute della figlia, non smettendo mai di stringerle la mano. I minuti trascorrevano inesorabili, ma Anna non si era più fatta viva e la piccola Susan si faceva di attimo in attimo, sempre più irrequieta a causa della febbre.
<<Uno straccio non basterà, servono delle medicine!>>si sollevò, ma anche stavolta, non potette fare neanche un passo, per via della debole stretta della bambina.
<<P-papà...m-mi canti la nostra c-canzone?>>ansimò lei.
<<Non adesso, tesoro. Papà torna subito, tu intanto riposati ancora un po'>>riuscì ad allontanarsi dalla figlia.
Si richiuse alle spalle la porta della stanza, afferrò oa giacca e la indosso velocemente.
<<Anna! Vado a a prendere delle medicine per Susan, intanto portale lo straccio baganto, io torno subito, d'accordo?>>alzò la voce per farsi sentire dalla donna, prima di uscire definitivamente dalla casa.
Quest'ultima, nel frattempo, non aveva potuto impedire alle sue gambe di cedere, mentre cercava un qualsiasi pezzo di stoffa. Con la schiena poggiata alla parete e le mani tremanti, si alzò la gonna del leggero vestito che indossava, scoprendo le lunghe gambe dalla carnagione solitamente diafana, in quel momento di un tetro colore violaceo.
Sgranò gli occhi, mente il respiro le si mozzava in gola. Portò le dita sulla coscia, tastandosi la pelle, non nascondendo il tremolio degli arti superiori. Ma quando la mano venne a contatto con lo strato dell'epidermide, esso si staccò dal derma, rimanendo tra le dita della donna, mentre alle narici le arrivava un pungente e nauseante odore odore di carne putrefatta.
Uno strato di sudore freddo le imperlò il viso, il colo e il petto, sconquassato dai tremiti. Nel silenzio che la circondava, Anna percepì il secco suono di un ringhiò agghiacciante.

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