Capitolo 6 ~ GIORNO 5

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Era in un luogo buio e umido.
L'umidità era così alta che non riusciva regolarmente a respirare, come se fosse in una vasca da bagno e qualcosa lo stesse trattenendo sotto il livello dell' acqua.
Provò ad andare avanti, facendo qualche passo, ma non riuscì a muoversi.
D'improvviso, uno strano senso di viscido e bagnato si presentò ai suoi piedi, per poi salire pian piano fino a metà coscia.
Lui iniziò a tremare.
Certo, il freddo stava aumentando, ma non fu questo a provocare quei brividi a Ace...fu la paura.
Una paura così intensa da far irrigidire tutto il suo corpo.
Iniziò a sudare freddo e, molto lentamente, abbassò lo sguardo, fino ad arrivare ai suoi arti inferiori.
Lì, vi erano delle strane protuberanze, secche e lunghe che si aggrovigliavano intorno a lui.
A prima vista, potevano sembrare rami di piante di palude, sulle quali crescevano muschio, alghe e altro ancora.
Ma non erano rami o radici, Ace era sicuro di questo, e cercò di avvicinarsi ancora un po' ad esse.
Una di quelle ramificazioni cominciò a spostarsi più in fretta delle altre, aprendosi, fino a formare una mano, seguita dalle altre.
Cazzo, sono delle mani!, Imprecò mentalmente il moro, mentre cercava di prendere il suo fidato coltello, infilato nella cintura dei pantaloni, ma non lo trovò.
L'arma era vicino a lui, ma ad Ace sembrò così lontana...
Si sbilanciò per afferrare l'oggetto, conficcato in una corteccia d'albero e appena strinse la sua elsa, tirò con forza, facendolo uscire dal vegetale.
Insieme al coltello, dall'albero uscì anche un ragno viscido e orribilante.
Ace lo schiacció e infilzò con l'arma, facendo emettere all'animale un urlo raccapricciante.
La stessa fine toccò anche a quelle mani.
Le calpestò una ad una mentre esse gridavano e si ribellavano in un modo atroce e assordante.
Cominciò a correre in mezzo alla laguna alla massima velocità, arrivando a trovarsi in un mare di alberi talmente secchi e morti da rompersi in mille scheggie appena Ace gli sfiorava.
All'improvviso, una radice lo ostacolò, facendolo cadere dentro ad una conca, somigliante ad un lago, ma, dove avrebbe dovuto esserci l'acqua, vi era invece un miscuglio denso, nero e profondo.
Appena quelle acque scure abbracciarono il suo corpo, Ace provò a nuotare verso la superficie, ottenendo però l'effetto opposto, sprofondando sempre di più, mentre la sua carne marciva e si staccava dalle ossa, procurandogli un lento e atroce dolore.

Aprì gli occhi alzandosi di colpo, e la prima cosa che vide fu la scrivania, seguita dalle mensole con le mappe e il suo Log pose.
A quel punto, si rese conto di trovarsi nella sua cabina, in un mare di sudore, ma al sicuro, lontano da quell'orribile palude.
<<Non ho mai avuto un incubo così...ah merda, meglio che mi dia una ripulita>>.
Si alzò dal letto diretto in bagno, e si lavó guardandosi allo specchio.
<<Dio, questo sogno mi ha rovinato la faccia>>.
Il suo volto, infatti, era scarno quasi grigiastro e delle occhiaie nere incorniciavano i suoi occhi, facendoli  sembrare enormi.
I suoi capelli erano secchi, e sembravano quasi paglia al tatto.
Si mise una fasciatura alla ferita sul pettorale e, cercando di trattenere dei gemiti di dolore, si infilò la camicia, chiudendosi i bottoni.
<<Ah bene, è anche ora di pranzo!>> Esclamò Ace tra se appena vide alcuni membri della ciurma andare in cambusa, con aria affamata.
<<Ace, buongiorno! Vieni, il pranzo è pronto>> lo invitò a seguirlo uno dei ragazzi.
Il moro non aveva fame, ma andò comunque a sedersi con loro.
Il menù comprendeva: una bella bistecca di manzo con purè di patate e una fetta di crostata alle more come dessert.
Dopo quella volta alla locanda, però, Ace non aveva tutta quella voglia di abbuffarsi, poiché nonostante sapesse che il cibo impiattato fosse buono, a lui l'odore non piaceva per niente, quindi mandò giù solo due bocconi.
La torta sembrava appetitosa e anche l'odore non era affatto male.
Forse, iniziò a pensare, finalmente si sarebbe goduto quel pasto dopotutto.
Prese la forchetta da dolce e tagliò un  pezzetto di crostata.
Alzò poi lo sguardo e vide i suoi compagni fare delle facce appagate e deliziate, così si decise ad assaggiarla.
Riabbassò lo sguardo sul piatto, vedendo però con disgusto e sconcerto, che quella crema scura e densa non era marmellata di more, ma sangue.
Esso stava uscendo dal bordo del piattino, macchiando la tovaglia, e fece il suo ritorno anche quell'odore nauseabondo.
I piatti degli altri non facevano eccezione: il sangue era ovunque, non riusciva a respirare per colpa di que disgustoso odore.
La bile iniziò a salire sempre di più lungo la sua gola a tal punto che Ace non resistette più e corse in bagno a rigettare l'acido che gli bruciava la gola.
Insieme al vomito vi erano anche delle strisce di sangue, unite a dei grumi densi e scuri.
<<Caldo... troppo caldo>> si tolse la maglietta e la Poggiò sopra un mobiletto.
Successivamente, si sdraiò sul pavimento appoggiando la testa al muro e, sfinito, chiuse gli occhi fregandosene delle lamentele e delle chiacchere dei suoi compagni ancora seduti a tavola che aveva sentito.
Ace si svegliò ancora seduto a terra guardandosi intorno per elaborare dove fosse e mettendo tutta la forza rimanente in suo possesso sui muscoli delle braccia e delle gambe, cercando di alzarsi dal pavimento, aggrappandosi al muro.
Sbuffò rumorosamente, e ciò gli procurò un leggero fastidio alla bocca, misto ad una lieve bruciore.
Si toccò la zona interessata, notando che al tatto sembrava screpolata, come se si fosse grattato con foga, cosa che non rimembrava fosse accaduta.
Si avvicinò allo specchio per vedere meglio quell'area del viso.
Andò al lavabo, alzando lo sguardo per osservare il suo riflesso, ma appena si confrontó con esso non poté fare a meno di tremare Come se si trovasse nuovamente in quell' abisso nero, solo questa volta, non era un incubo ma la realtà.
Non potendolo impedire, i suoi occhi cominciarono a lacrimare, mente dalla sua gola si liberó un urlo di disperazione, orrore e paura.


SPAZIO  AUTRICE
buona sera a tutti, non sono morta!
Mi scuso per la lunga assenza, ma in questi mesi sono stata molto impegnata. MEA CULPA, MEA SANCTISSIMA CULPA.
Cercherò di pubblicare più spesso ( tutte le domeniche, visto che è il mio giorno relax), e detto ciò, spero che il capitolo vi sia piaciuto e alla prossima 😘😘❤️❤️

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