Capitolo 2 ~ GIORNO 1

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Dopo aver camminato per qualche minuto, finalmente Ace si ritrovò davanti alla porta di una locanda.
Appena entrato, notò che fosse un posto molto frequentato, visti i numerosi clienti radunati in fila indiana che attendevano un tavolo, ma per sua fortuna, non vi era fila per il bagno, perciò si precipitò all'interno di questo.
Con sua somma sorpresa, il bagno era pulito e abbastanza accogliente, nonostante fosse una locanda con così tanti clienti.
Ace si soffermò sul lavarsi la parte della faccia sporca di sangue, ripensando a come fosse successo.
Era davvero drogato o ubriaca quella ragazza?
Appena ebbe finito di pulirsi la faccia, si guardò alla specchio e prima che potesse girarsi per uscire dal bagno, il suo sguardo si soffermò sui graffi lasciati dalla ragazza.
La zona della ferita presentava rossore e rigonfiamento sui lati e quando provò a toccarsela, si trattenne dal bestemmiare, esclamando invece un <<porca miseria che male!>>.
Cercò di ripulirsi anche la ferita ed uscì dal bagno per fare la fila dei tavoli.
Appena uscito però, notò che la fila non c'era più.
Ma come è possibile? Ci saranno state una trentina di persone e sono stato in bagno per pochi minuti...ma vabbè meglio così. Pensò tra se Ace, contento almeno di non fare la fila.
Ordinato del cibo, andò ad un tavolo al centro del locale, visto che era l'unico vuoto.
Nel momento in cui Ace, però, si avvicinò alla bocca il pezzo di spezzatino con patate, gli arrivò al naso un forte odore quasi acidulo.
Si guardò intorno per capire da dove potesse arrivare quel fastidioso odore, arrivando alla conclusione che esso, proveniva proprio dal suo piatto.
"Eppure la gente se lo mangia...che sia solo il mio così schifoso?"
Qualcosa che proprio mai si sarebbe aspettato di provare, però, interruppe i suoi pensieri.
Freddo.
Aveva freddo.
In una locanda chiusa, piena di persone sedute a dei tavoli molto vicini tra loro, aveva freddo.
<<Ma come cazzo faccio ad avere freddo? Io non posso avere freddo è impossibile...cazzo tocca mettermi  la camicia>>
Prese dalla borsa verde, una camicia arancione chiaro e se la mise, ancora colmo di incredulità.
Decise,alla fine, di lasciar perdere pensando che si sarebbe scaldato con il calore dello spezzatino, ma quando se lo mise in bocca, era freddo.
<<Ma se due secondi fa era bollente!?>>
<<Ehi ragazzo...quanto ancora vuoi restare lì seduto a giocare con il cibo?>> Domandò il locandiere guardandolo stupito mentre asciugava dei bicchieri.
<<In che senso, scusi?>> e l' albergatore disse una cosa cosa che fece rizzare i peli ad Ace <<È da più di due ore che ti guardi intorno>>
<<Impossibile...>> sussurrò Ace.
Guardò l'orologio appeso al muro della locanda e vide con stupore, che erano passate davvero due ore e, contando il tempo in cui era stato fuori a  girellare, erano praticamente cinque ore che non vedeva i suoi compagni, ma l'orario che vi era segnato, non combaciava con i calcoli di Ace.
Ripensò poi, a quando notò che la fila per i tavoli non c'era più e chiese all'oste: <<Quanto è durata la fila che c'era prima per avere un tavolo?>>
A quel punto l'oste rispose preoccupato: <<Ragazzo la fila è durata quasi altre due ore>>.
Un brivido gelido percorse la schiena del giovane.
Ma come è possibile? Sono stato solo pochi minuti in bagno...solo cinque secondi sono passati da quando ho sentito l'odore dal piatto, a quando l'ho assaggiato...mi sento strano...qualcosa non quadra...
I suoi pensieri furono interrotti dalla porta che veniva aperta con violenza.
<<Ace! Ecco dove cazzo eri...ti stiamo cercando da ore...ma che hai? Forza andiamo>> disse un membro della sua ciurma pagando quello che avrebbe dovuto mangiare.
Ace si mise le mani fra i capelli, facendole scorrere fino al viso coprendoselo completamente, ancora incredulo per quanto aveva compreso...
Quanto tempo era passato?
Quanto da quando aveva incontrato la ragazza? Da quanto era sceso dalla nave? Si sentì toccare la spalla e si tirò sù.
Appena usciti dalla locanda, Ace osservò il cielo.
Il sole era ormai prossimo al tramonto.
<<Che ore sono?>>
<<Sono le cinque e mezzo, Ace>>
<<Porca puttana...>>
<<Cosa?>>
<<Eh? No niente, forse sono solo stanco>>
<<In effetti sei pallido...vatti a riposare in branda, tanti gli altri stanno finendo di caricare la roba sulla nave...salperemo domattina, se per te va bene>>
<<Si d'accordo, partiremo all'alba così arriveremo in tarda mattinata a Nora>>
Detto questo, si recarono al porto dove era ancorata l'imbarcazione.
<<Eccolo finalmente, dove si era cacciato?>> domandò il navigatore
<<Era in una locanda...sembra rincoglionito dal sonno, sta andando a riposare>>.
<<Forse ha avuto uno dei suoi attacchi di narcolessia>>
<<Può essere, chi lo sa?>>
I due continuarono a parlare tranquillamente mentre Ace, ancora turbato e scioccato, si preparava ad andare a letto sperando che, l'indomani, si sarebbe sentito meglio e che quella strana sensazione si sarebbe dissolta.

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