- Il ritrovamento -

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23 febbraio
"Lo senti anche tu?" Ivy lo guardò preoccupata. Francois stava ancora tentando di togliersi il rossetto nero che la ragazza gli aveva lasciato sulle labbra. Alzò lo sguardo e si voltò confuso, senza capire a cosa si stesse riferendo.
"C'è uno strano odore..." Continuò, trattenendo un conato di vomito. Francois scosse la testa.
Era raffreddato, come sempre in quel periodo dell'anno e gli era impossibile percepire qualsiasi fragranza. Non conoscendo quindi, il motivo per cui Ivy fosse divenuta d'un tratto così seria, si limitò a guardarla perplesso.
Come un segugio, la ragazza seguiva quella traccia che tanto sembrava turbarla, inoltrandosi tra la polvere e gli scaffali di quel vecchio magazzino, fino a raggiungere una delle tante casse di metallo color verde marino.
Si fermò, guardandosi attorno freneticamente, come un animale impaurito, per poi sollevare il pesante coperchio e allontanarsi di colpo dal contenitore urlando.
Dalla sua espressione Francois intuì immediatamente cosa ci fosse in quell’orrido cassone, e improvvisamente sentì la terra mancargli sotto i piedi.

Avrebbe voluto, avrebbe dovuto, correre da lei e cercare di farla calmare, ma non ne aveva le forze. Erano entrambi come statue di cera, impietriti, non osavano muovere un solo muscolo. Anche battere le palpebre, persino respirare, era divenuto difficile.
"Devo aiutare Ivy." Nella testa di Francois risuonavano queste parole da qualche interminabile secondo, ma l'idea di avvicinarsi tanto da poter vedere il corpo del suo migliore amico in chissà quale stato, lo teneva con le gambe rigide, come se ne avesse perso di colpo il controllo.
Erano mesi che Evan era scomparso, si erano fatte mille ipotesi su che fine avesse fatto, ma nessuno immaginava che, per così tanto tempo, fosse rimasto lì, nella loro scuola, proprio sotto il naso dei suoi cari e delle persone che avrebbero dovuto proteggerlo.
Francois riuscì a risvegliarsi dal suo stato di trance. Ivy aveva appena ritrovato un corpo, il corpo di un ragazzo della sua età, sgozzato da qualcuno che conosceva talmente bene la scuola da sapere che in quel vecchio magazzino non entrava mai nessuno. Il mostro che aveva ridotto Evan in quello stato era molto vicino a lei e ai suoi amici, talmente tanto che quasi riusciva a percepirne il respiro.
Appena fu in grado di muoversi, corse da lei. Non guardò nemmeno per un secondo la tomba di Evan, voleva ricordarlo come l’aveva visto le ultime volte: sereno e sorridente, e non contorto in un baule e con il volto verdastro e consumato. Non avrebbe mai potuto sopportare un simile colpo.
Abbracciò Ivy, dando le spalle a quella tomba improvvisata, e lei tornò in sé. “Dobbiamo chiamare la polizia.” Affermò sicura, tenendo gli occhi fissi su ciò che Francois cercava di evitare con tutte le sue forze. Il ragazzo annuì ed estrasse il telefono dalla tasca. Mentre componeva il numero nella sua mente vorticavano dubbi e paure, come foglie in un uragano. Ma tra tutte le domande che poteva porsi, una schiacciava tutte le altre: Chi aveva ucciso Evan Murphy? Ma soprattutto, perché?

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