-5. Buio -

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24 settembre
L'autobus diretto a Lamberts sarebbe partito alle otto di quella mattina, e Rebecca era arrivata in anticipo, come sempre. Evan e Clarissa la raggiunsero poco dopo. “Lo sai che Ethel non viene in gita alla fine?” le chiese la bionda mentre puliva le labbra del suo fidanzato dai resti della colazione. “Sua madre è dovuta partire e a lei tocca fare la babysitter.” Trattenne una risatina.Sapeva che non era bello gioire delle sventure altrui, ma alcune volte era davvero più forte di lei. Per quanto volesse bene ad Ethel, trovava molto comica la sua situazione.
“Secondo me resta ad Heston per stare con Albert.” Suggerì Evan malizioso. Rebecca sussultò, era convinta che il nuovo arrivato si sarebbe unito a loro, portandosi dietro la strega. “Ivy non poteva venire e a quanto pare lui non può separarsi da lei.” I ragazzi si lanciarono uno sguardo eloquente. Quello era il triangolo amoroso più strano che avessero mai visto.
Salirono sull’autobus, e iniziarono a prendere posto con calma. "Tua madre è sempre in forma Fran." Liam, dal sedile posteriore, gli appoggiò una mano sulla spalla per poi sedersi dietro di lui e continuare, con quella sua voce irritante, a commentare il corpo della splendida signora Delacroix, che salutava il figlio attraverso il finestrino. "Liam la smetti o devo distruggerti la faccia?" Il ragazzo scoppiò a ridere ma Rebecca sapeva che la sua non era una battuta. Probabilmente non lo aveva ancora colpito solo per evitare di creare problemi durante il viaggio e per non impressionare Lydia.
Rebecca si sedette in fondo, come di consueto, e provò a telefonare ad Helia ma lui ovviamente non le rispose. Probabilmente stava ancora dormendo, dato che la notte precedente aveva giocato alla play con gli amici fino alle tre.
"Allora Becca, come va?" Robert si sedette accanto a lei, salutandola con quel soprannome orribile e tendendole un sacchetto di patatine in modo che potesse prenderne qualcuna. La ragazza ne afferrò una manciata senza rispondere. Da quando ne aveva memoria Robert aveva sempre avuto un debole per lei e aveva sempre provato a corteggiarla con scarsi risultati. Lei nel frattempo aveva avuto una quindicina di storie, anche con molti suoi amici ma lui non sembrava incline a demordere. La conversazione come sempre fu penosa. Robert era gentile, lo era sempre con lei e sembrava gli importasse davvero dei suoi sentimenti, dei suoi interessi e di tutto ciò che le accadeva ma Rebecca quando parlava con lui, moriva sempre dalla voglia di correre via e di ricordargli ancora una volta di essere fidanzata.
Non che fosse quello il problema, anche durante i rari periodi in cui era stata single e non si sentiva con nessuno avrebbe voluto trovare un modo per mandarlo via, per farlo smettere di essere così estremamente innamorato di lei. Non sapeva da cosa nascesse quell'avversione ma non poteva fare a meno di provarla. Cercò di parlargli di Helia, in modo da non apparire troppo cattiva mentre lo friendzonava per la centesima volta e proprio in quel momento, il suo ragazzo la richiamò.
Robert si allontanò a testa bassa, tornando al suo posto. Rebecca rispose sorridente al telefono. Ma la sua felicità svanì improvvisamente. Helia era furioso. Sapeva che non gli piaceva l'idea che lei andasse lì da sola, ma non pensava fino a quel punto. Le rispondeva male e la trattava come una bambina, l'aveva perfino rimproverata per averlo svegliato con le sue continue telefonate. "Vedi di non fare stupidaggini." Continuava a ripeterle rabbioso. "Se scopro che uno di quei ragazzini ti si è avvicinato troppo io ti..."
Dopo aver ascoltato per dieci minuti buoni minacce e insulti, la ragazza chiuse la telefonata e continuò a mangiare in silenzio desiderando di non tornare mai più ad Heston.
Tra pettegolezzi e chiacchere raggiunsero le rive del Blake Lake verso le due e mezza. Non avevano ancora pranzato, poiché l'autista non voleva ritardare e non aveva nemmeno voglia di raccogliere migliaia di briciole dai sedili. Quindi mangiarono solo dopo essere giunti a destinazione. Nonostante a nessuno interessasse realmente di quello stupido ammasso d'acqua, tantomeno ad una ragazza apatica come Rebecca, tutti rimasero a bocca aperta vedendolo. Davanti a loro si trovava un'immensa distesa azzurra e cristallina le cui piccole onde riflettevano la calda luce del mattino. L'altra riva sembrava estremamente lontana e irreale, come se la sua immagine fosse fuggita da un sogno.
Sulla linea d'orizzonte si stagliavano montagne maestose, impreziosite da macchie di neve candida. Sotto di esse troneggiavano imponenti alberi color smeraldo, accompagnati da piante più piccole, dalle foglie marroncine e arancioni, le quali preannunciavano l'arrivo dell'autunno. In mezzo al bosco era possibile notare qualche minuscola casetta bianca.  Dietro ai monti il cielo ceruleo era ricoperto di nuvole bianche e soffici, enormi e sublimi.
La giovane, di fronte a quello spettacolo magnifico si sentì improvvisamente minuscola, inutile, superflua. Per un attimo dimenticò tutto: la scuola, la gita, Helia… La sua mente era vuota, concentrata solo su ciò che stava vedendo e sulla magnificenza di quel luogo.
Il professore concesse loro di fare un bagno, ma a Rebecca non andava. Preferì restare sulla riva a riflettere. Era da tempo che sentiva il bisogno di stravolgere la sua vita, che non riusciva più ad essere serena. Forse era colpa di ciò che era successo con Evan, forse era solo annoiata da quella monotonia. Aveva deciso di partecipare a quella gita, sperando di potersi distrarre, di divertirsi con le sue amiche ma Lydia era troppo occupata con Francois, Clarissa non si staccava un secondo da Evan e Ethel l'aveva abbandonata all'ultimo per stare a casa a tenere i suoi fratellini e probabilmente per provarci con Albert lontana dagli occhi indiscreti dei suoi amici. E lei era rimasta sola.
Dopo circa un’ora iniziò la noiosissima lezione di biologia, di cui Rebecca non sentì neanche una parola, talmente era assorta nei suoi pensieri. Questo almeno finché Jade non intervenne.
“Potrebbe rimetterlo in acqua?”. Il professore teneva una carpa marrone in una rete, mostrandola fieramente ai suoi alunni, mentre la bestiola boccheggiava disperata.
"Per favore..." Mormorò, dopo non aver ricevuto alcuna risposta. L’uomo la ignorò nuovamente, continuando con le sue noiosissime spiegazioni mentre l'animale si dimenava. Jade non riusciva a togliergli gli occhi di dosso, e Rebecca sapeva che presto la situazione sarebbe degenerata. La sua compagna era un’animalista convinta, e anche se, di consueto era timida e pacata, in quelle situazioni diventava incontrollabile.
Infatti, prima che la carpa esalasse il suo ultimo respiro, Jade, con le lacrime agli occhi e sull'orlo di una crisi di panico, si lanciò contro il professore e nel tentativo di strappargli il retino dalle mani, lo spinse in acqua, cadendo assieme a lui. Il pesce riuscì a divincolarsi dalla rete e a tornare in libertà mentre Finnegan osservava furioso la sua alunna.
"Mentre io e Jade facciamo una chiacchierata, voi vedete se riuscite a catturare qualche rana." Intimò l'uomo prima di trascinare via la ragazza per un braccio. Rebecca si avvicinò a Clarissa, sperando di poter commentare l’accaduto assieme a lei. Ma la sua amica si alzò dalla roccia su cui era seduta. "Clary... Dove vai?" Chiese confusa. "Vado ad aiutare Jade." Rispose prontamente lei, Evan provò a fermarla. "Lascia stare, ti metterai nei guai anche tu." Ma lei non voleva saperne, continuava ad avanzare e a svincolarsi da ogni suo tentativo di trattenerla. "Lasciami fare quello che voglio!" Urlò infine spingendolo via. "Va bene, vai a difendere la tua stupida amica! Fatevi mettere in punizione tutte e due per aver salvato un inutile pesce di merda!" Evan si voltò lasciando Clarissa libera di fare ciò che voleva. "Sei proprio un coglione!" Sbraitò lei con gli occhi colmi di calde lacrime.
Rebecca osservò la scena incredula. Era sicura che tra Clarissa ed Evan le cose andassero alla grande, ma evidentemente lei non era l’unica ad avere problemi di coppia.
In autobus Clarissa si sedette accanto a Jade, lasciando Evan solo e fece lo stesso anche a cena, durante la quale non lo guardò nemmeno una volta. Non andò nemmeno nella camera dei ragazzi a bere, come avevano programmato dalla partenza.
Quando Rebecca arrivò nella stanza c’erano Liam, Evan, Francois e Lydia, insieme a due bottiglie di plastica contenenti una un liquido rossastro, l’altra marroncino.
“Che roba è?” Chiese Lydia con la sua solita voce da oca. Francois si mise di fianco a lei. "Allora zuccherino, quello è whisky mentre lì c'è della Vodka mischiata con un succo di frutta comprato al supermercato qua sotto. Una mia ricetta speciale." Le strizzò l'occhio bevendone un po' e avvolgendole le spalle con un braccio.
Senza pensarci due volte, lei afferrò la bottiglia di whisky buttandone giù due o tre sorsi di fila. Rebecca fece lo stesso con la vodka passando poi la bottiglia agli altri. "Però non ha senso bere così." Affermò Liam dopo un po', con la voce che già risentiva degli effetti dell'alcool. "Facciamo un gioco!" Propose continuando a bere nonostante ciò che aveva appena detto.
"Giochiamo a non ho mai?" Rebecca si stese a pancia in giù sul letto, ciondolando le gambe e sorridendo. Amava quel gioco, si scoprivano sempre un sacco di cose interessanti. "Non ho mai rubato in un negozio!" Esclamò entusiasta. Nessuno prese da bere ma lei passò la bottiglia a Lydia: "Non si può mentire a questo gioco..." La ragazza bevve senza esitare accompagnata dalle urla e dalle risate dei suoi amici. Continuarono a farsi domande idiote cercando di far bere il più possibile tutti quanti, specialmente Liam, che in vita sua aveva sperimentato le cose più strane.
"Non ho mai tradito." Lydia porse subito la vodka a Rebecca che non provò nemmeno a controbattere. Poi spinse la bottiglia verso Evan. "No, io no." Si difese il ragazzo, spingendola via e rischiando di rovesciarla sul copriletto bianco. "Allora devo aver visto male io..." Lydia guardò prima Rebecca e poi Evan maliziosa e i due si lanciarono un'occhiata fugace che nessun altro sembrò notare.
Il giocò proseguì tranquillamente per qualche ora, finché Francois non decise che era il momento di concludere con Lydia. La ragazza sembrava abbastanza ubriaca per i suoi programmi. In modo non troppo velato cercò di far uscire tutti gli altri dalla stanza, ma senza successo.
"E se invece venissi tu da me?" Chiese Lydia, implorando Rebecca di reggerle il gioco. Lei inizialmente era titubante, ma si sarebbe sentita troppo in colpa rovinando la serata alla sua amica. “Certo, io posso andare a dormire da Clarissa.” Propose, ma Evan le disse che sarebbe potuta restare anche lì.
Già da prima le sembrava che Evan cercasse in ogni modo di rimanere solo con lei, ma ora ne aveva avuto la conferma e per qualche motivo, decise di accettare. Lydia e Francois uscirono dalla camera ridendo e portando con sé ciò che rimaneva del whisky, e Liam li seguì, prendendo la Vodka.
Rebecca ed Evan si stesero distanti l'uno dall'altra e spensero la luce. Lei attendeva con ansia che lui le parlasse, sebbene sapesse benissimo quale sarebbe stato il tema della loro chiacchierata. Nella stanza non volava una mosca e la tensione era palpabile. "Se venisse a saperlo Clarissa..." Commentò Evan sussurrando, come se temesse che la sua ragazza potesse sentirlo. "Se la voce arriva ad Helia questa volta mi uccide davvero." Rispose Rebecca mettendosi una mano tra i capelli. Ebbe la tentazione di alzarsi e uscire, non aveva senso rimanere lì per ripetere gli stessi errori o fare di peggio.
In fondo la prima volta non era accaduto nulla, erano riusciti in qualche modo a trattenersi. Perché rischiare di nuovo? Cercava di non pensarci, di non farsi prendere dal panico ma sapeva che Evan stava pensando alla stessa cosa, lo percepiva dal suo respiro.
"Secondo te, cosa voleva dire prima Lydia?" Finalmente fece la domanda che Rebecca si aspettava. "Voleva dire che ci ha visti Evan... L'altra volta ci ha visti." Ripensò a quella serata, il momento in cui si era resa conto di provare qualcosa per lui. Sentimenti che in seguito aveva ignorato e che ancora in quel momento non sapeva come classificare. Poteva trattarsi di una semplice attrazione fisica, in fondo Evan era molto bello, e aveva qualcosa nello sguardo che la intrigava, ma forse c’era qualcosa di più…
Ma quella volta non accadde niente di particolare, erano solo abbracciati a terra, intontiti dall’alcool. La tentazione di darsi un bacio era forte ma entrambi riuscirono a resistere, anche perché poco distante da lì i loro amici ancora ballavano e festeggiavano, e il rischio di essere notati era lato.
Sarebbe andata così anche quella notte? Lì nella camera di Evan dove nessuno poteva osservarli, dov'erano completamente soli, sarebbero riusciti a non cedere? Erano soli, lontani dagli occhi di chiunque altro. Nessuno avrebbe potuto vederli, nessuno avrebbe potuto tradirli o giudicarli.
“Ma non abbiamo fatto niente…” provò a difendersi il ragazzo. "Non è importante quello che è successo Evan." Riprese Rebecca sempre più agitata. "Ciò che conta è quello che volevamo succedesse e che vogliamo anche adesso." Lui si avvicinò a lei, non poteva darle torto ma non poteva nemmeno ammettere apertamente che aveva ragione.
Le mise una mano sulla spalla nel tentativo di rassicurarla ma il contatto fisico la scosse ancora di più. La gola le si seccò completamente. Aveva paura, ma moriva dalla voglia di baciarlo, di sentire quelle labbra sfiorare le sue. Voleva abbracciarlo come aveva fatto l'ultima volta, sentire il suo calore, il suo respiro.
"Non ho cattive intenzioni." Sussurrò Evan sperando di risultare convincente ma non ci riuscì. "E che intenzioni hai? Perché hai insistito che io rimanessi qui? Sarei potuta andare ovunque."
Il ragazzo non rispose e lei proseguì. "Come mai non sei con Clarissa adesso?" Rebecca cercava disperatamente di riportare il discorso sui loro fidanzati per evitare di fare altre stupidaggini. "È arrabbiata con me per quello che ho detto di Jade... è tutto il giorno che non mi parla." Sospirò, cambiando prontamente argomento. Le chiese se avesse tradito Helia, vista la convinzione con cui aveva bevuto durante il gioco.
"Perché... sei geloso?" la ragazza si avvicinò a lui, ormai erano faccia a faccia come quella sera alla festa. La mano di Evan si era lentamente spostata sul suo fianco e nel buio riuscivano a scorgere debolmente l'uno gli occhi dell'altra. "No." Lui sospirò nuovamente, non ce l'avrebbe fatta in nessun modo. "Volevo solo sapere con chi ho a che fare."
Rebecca chiuse gli occhi rassegnata, non era la prima volta che faceva una cosa del genere e probabilmente non sarebbe stata l'ultima. Le dispiaceva solo per ciò che stava per fare a Clarissa, ma non riuscì a resistere oltre. "Si vive una volta sola." Pensò.
"Con una persona orribile." Rispose debolmente per poi avvicinare le labbra a quelle di Evan. Lui le mise una mano sulla nuca spingendo il suo viso verso di sé e in un attimo, le loro bocche si fusero nel buio, dove nessuno avrebbe potuto vederli.

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