Non mi sarei mai arreso

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Avviso: Nel capitolo sono presenti scene di sesso ⚠

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Alla fine dopo aver pianto tutte le mie lacrime, mi addormento sfinita, mi sveglio di soprassalto nel mezzo della notte, mi metto seduta nel letto e cerco di placare il battito impazzito del mio cuore, non so per quale motivo mi sono svegliata in questo modo, ma ho la netta sensazione che sia successo qualcosa. Damiano non è ancora tornato e mi domando dove possa essere, prendo il cellulare che ho dimenticato acceso per controllare l’ora e mi accorgo che sono le quattro del mattino, dove diavolo è a quest’ora? Poi noto tutta una serie di chiamate perse da parte di Victoria e un brivido mi corre lungo la schiena, provo immediatamente a richiamarla 

“Arià finalmente” 

“Vic, che è successo, si tratta di Damiano, vero?” 

“Si, ma non ti allarmare subito, ci hanno detto che è stato aggredito dai dei malviventi che gli hanno rubato tutto, sappiamo solo questo, ora si trova al pronto soccorso, ma si rifiutano di farcelo vedere, ti ho chiamato ma il telefono continuava a suonare a vuoto, prendi un taxi e vieni qui, tu sei sua moglie, a te ti diranno come sta e ti permetteranno di vederlo” 

“Arrivo immediatamente, mandami la posizione” 

“Te la mando subito, a dopo”

“A dopo Vic” 

Chiudo la telefonata e cerco di darmi una calmata, lo sapevo che era accaduto qualcosa a Damiano, me lo sentivo ed è tutta colpa mia, penso, mentre mi vesto di corsa, se non avessimo discusso, lui adesso sarebbe qui al sicuro con me e non in un ospedale, non riesco a credere che possa essere capitato davvero, chiamo un taxi e scendo di sotto ad attenderlo, salgo e dò l’indirizzo che mi ha mandato Victoria al conducente, per fortuna non ci mettiamo molto ad arrivare, scendo, pago la corsa e mi precipito dentro. Dietro un bancone, c’è un infermiera, mi dirigo da lei e le chiedo informazioni, mostrandole un documento e spiegandole chi sono, le mostro anche il certificato di matrimonio, in caso avesse ancora dei dubbi o non si fidasse di me, chiama al telefono una sua collega che compare poco dopo e le dice di accompagnarmi da mio marito, la seguo e mi conduce davanti a una stanzetta, fuori trovo i ragazzi ad attendermi 

“Ari finalmente”

Esclama Ethan, li saluto e Victoria mi fa 

“Appena lo vedi, facci sapere come sta e digli che siamo qui fuori”

“Lo farò, state tranquilli” 

Dopo di che seguo la donna all’interno, lo vedo subito, è sdraiato su un lettino, sta con gli occhi chiusi e vederlo così indifeso, mi si stringe il cuore, l’infermiera ci lascia soli e io mi avvicino al letto, mi accorgo che ha un labbro spaccato e dei graffi sul viso, mi porto una mano alla bocca, pensando che avrebbe potuto andargli molto peggio e non voglio neanche immaginarlo 

“Dami” 

Lo chiamo piano, apre lentamente le palpebre e mi fissa mentre un accenno di sorriso sfiora le sue labbra 

“Sono morto e sono in paradiso?” 

Vedo che non ha perso il suo spirito e questo è un buon segno, nonostante tutto sorrido anch’io, ma mi viene da piangere 

“Scemo che sei, sei vivo e vegeto, credo che ti fossi appisolato, come stai, come ti senti? Ti hanno già visitato?”

“Ehi calma calma, quante domande, allora mi sento un po' acciaccato, ho qualche contusione sul corpo e qualche livido, ma tutto sommato poteva andarmi peggio, mi hanno medicato e dato degli antidolorifici” 

Perché la vita senza te non può essere perfetta - Damiano DavidDove le storie prendono vita. Scoprilo ora