CAPITOLO 4

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Diana aveva lo stomaco contratto. Sapeva che la madre l'avrebbe fatta a pezzi, una volta tornata a casa. Ma non era più casa loro. Apparteneva a Phoenix Beaumont. Tutto era suo. E se poteva salvare ciò che amava di più, perché non tentare?

Che importava se Phoenix aveva intenzione di infliggerle delle umiliazioni? Lui ne aveva subite per anni, trattato come un emarginato dalla famiglia. Poteva subirle anche lei. Almeno avrebbe scoperto cosa aveva in mente, appagando parte dell'interesse che aveva suscitato in lei.

"Vuole che presenzi alla discussione?" indagò l'avvocato, spingendo Diana a girarsi a guardare Phoenix in attesa di una risposta.

"No, la ringrazio, Victor. Se ho bisogno di formalizzare un accordo con Diana, tornerò da lei," replicò con tranquillità, non mostrando sul bel viso alcun pensiero nascosto.

Le sorrise, affascinante e persuasivo.

"Potremmo raggiungere lo Skyscraper Restaurant all'ultimo piano di questo edificio, e fare una chiacchierata mentre pranziamo. Ti sembra una proposta accettabile?"

"Sì, come desideri," rispose lei.

Le pareva una soluzione molto civile. Non desiderava che quell'uomo fosse un nemico, e magari, prolungando quanto possibile il pranzo, sarebbe riuscita ad ottenere molte informazioni su di lui. Persino a fargli cambiare idea sull'avviso di sfratto, o a rimandarlo. Di sicuro combatterlo non era la strategia migliore. Magari parlare con lui non sarebbe servito a niente, ma almeno era un tentativo da fare.

"Molto bene!"

Phoenix rivolse un soddisfatto cenno della testa all'avvocato.

"Grazie per i suoi servigi, Victor. Magistrali, come sempre."

L'avvocato si schiarì la voce e indicò loro la porta aperta su cui si era fermato dopo aver visto la madre e la sorella uscire. Diana lo ringraziò passando, consapevole che la sua cortesia e diplomazia non avevano ricevuto apprezzamento dalla sua famiglia.

La sorpresa non giustificava mai un comportamento negativo, pensò, desiderando che sua madre avesse mantenuto una certa dignità, invece di perdere le staffe con quella aggressività. Non migliorava la situazione. Rafforzava solo la tendenza di Phoenix ad essere spietato.

Lui la affiancò nel corridoio che conduceva all'ascensore, facendole avvertire la sua presenza. Non la toccò, ma il suo potere annullò ogni sua capacità di pensare lucidamente. Nella sua testa c'era spazio per una sola domanda: cosa voleva da lei? Non poteva essere interessato sul serio ai cavalli, né tanto meno a lei. Eppure... tutto il suo corpo fremeva di anticipazione.

Entrarono insieme in ascensore. Lui premette il tasto del piano in cui si trovava il ristorante, poi le scoccò un sorrisetto mentre la porta si chiudeva.

"Non obbedisci sempre agli ordini di tua madre."

"Non sono più una ragazzina," rispose lei sollevando d'istinto il mento in uno scatto di autodeterminazione.

"No, Diana, non lo sei," riconobbe lui, una luce maliziosa nei vivaci occhi blu.

Lei sentì il respiro fermarsi in gola. Quell'invito a pranzo era qualcosa di più. Forse l'esplorazione di un'attrazione che non aveva niente a che vedere con i cavalli? Il giorno prima l'aveva definita bella. Ma non poteva aver parlato sul serio.

Le risuonò nelle orecchie l'avvertimento della madre... 'Non puoi fidarti di una sola delle parole che dice!'

"Hai sostenuto di aver pranzato regolarmente con mio padre," si ricordò, domandandosi se avessero cenato insieme allo Skyscraper Restaurant. "Con gli anni vi siete riavvicinati?"

DALLA PELLE AL CUOREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora