CAPITOLO 7

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In piedi davanti alla finestra, nel salotto del suo appartamento di Londra, Phoenix osservava la città, il suo continuo movimento. Erano passate due settimane dalla firma del contratto con Diana, e lei non lo aveva mai chiamato. Le aveva dato il numero del suo cellulare, ma non l'aveva usato.

Era determinata a dimostrarsi capace di portare a termine qualunque compito, o lo stava solo evitando? Di sicuro Lady Victoria aveva fatto del suo meglio per mettergliela contro, ma Phoenix sapeva che aveva lasciato la proprietà di Derbyshire il mattino successivo la lettura del testamento.

Non poteva tollerare di restare là, ora che Sir Stephen non c'era più, avevano riferito i pettegolezzi. Ma non una parola era stata pronunciata sullo sfratto. Al momento era ospite coccolata di un'amica dell'alta società: giocava a fare la vedova in lutto e salvava l'orgoglio fingendo di aver lasciato Diana a gestire la proprietà con i suoi cavalli.

Il silenzio che proveniva da parte di Diana lo infastidiva parecchio. Lei aveva adottato la finzione della madre, decidendo di lasciarlo fuori dalle loro vite finché le era possibile? Non gli importava cosa Lady Victoria diceva o faceva, a patto che lei fosse fuori da quel quadro.

Phoenix voleva sapere con certezza se Diana era davvero dalla sua parte o se stava mettendo in atto lo stesso inganno della madre. Era ora di contattarla, decise, sorridendo cinico per l'impazienza che sentì nascere all'istante dentro di sé. Il desiderio poteva rendere stupido un uomo... Phoenix ne era cosciente, e non aveva intenzione di diventare il gingillo di una donna.

Il trucco era controllare il desiderio per Diana Beaumont, non permettendogli mai di guadagnare troppo spazio nei suoi pensieri o azioni. Essere artefice del proprio destino era la prima regola della sua vita, e Phoenix non era disposto a cambiarla.

Si costrinse ad aspettare fin dopo cena prima di chiamarla, immaginando che a quell'ora sarebbe stata sicuramente a casa e non fuori con i cavalli, disponibile a parlare con lui. Dopo essersi preparato un rilassante bicchiere di scotch, si sistemò sulla sedia preferita, prese la linea con la tenuta di Derbyshire, e ascoltò il ronzio del telefono.

"Diana Beaumont."

"Ciao, Diana, sono Phoenix. Volevo sapere come andavano le cose da quelle parti."

"Oh!"

Un sussulto di sorpresa, poi un'ansiosa preoccupazione.

"Dovevo forse fornirti rapporti settimanali o qualcosa di simile? Non ricordo che tu l'abbia detto."

"Infatti. So che Lady Victoria è in città. Devo presumere che non farà ritorno alla proprietà?"

Una pausa, e poi la risposta di lei arrivò.

"Non mi aspetto che lo faccia. Ha portato via tutti i suoi oggetti personali. Non penso che le converrebbe agitare ancora le acque."

Era una considerazione astuta. Il disonore andava evitato se la vedova voleva accalappiare un secondo marito.

"Ti ha creato molti guai, Diana?" indagò.

Dubitava fortemente che avesse stretto qualche forma di patto con la madre, ai suoi danni. Avvertì un respiro profondo, affannato.

"Se non ti dispiace, desidero non parlare di questo episodio..." fu la ferma risposta. "Ho mantenuto la posizione, va bene? Tutti quelli che lavorano qui hanno deciso di restare. Ce la caviamo bene. Nessun problema."

'Ho mantenuto la posizione.'

Phoenix sorrise per quelle parole battagliere. C'erano stati problemi, d'accordo, ma Diana non aveva ceduto su niente con la madre. Davvero un bel carattere. E a lui era sempre piaciuto quel tipo di donna, che a letto si rivelava decisamente sorprendente. Anche se non credeva che Diana avrebbe ceduto con facilità. Il che rendeva la conquista ancora più eccitante.

DALLA PELLE AL CUOREWhere stories live. Discover now