CAPITOLO 8

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Non aveva fatto la minima mossa. Per tutto il fine settimana... Neanche l'accenno di una mossa. Per gran parte del tempo, Diana rimase in tensione, aspettandosi che Phoenix approfittasse dell'attrazione che lei non riusciva a celare.

Come quando l'aveva fatta ridere a cena, il venerdì sera, osservando che il delizioso vitello di Jeanette era la perfetta offerta del vitello grasso per il figliol prodigo... O nelle stalle, il sabato mattina, dopo una divertente cavalcata... O rilassandosi sulla veranda dopo una nuotata in piscina dove lei non aveva potuto fare a meno di ammirare il suo fisico atletico.

Così tanti momenti di vulnerabilità da parte sua, quella pericolosa elettricità che le scorreva nelle vene... Diana sapeva che lui sentiva le sue reazioni. Gli occhi tradivano quella consapevolezza, una silenziosa soddisfazione che sembrava ronzarle intorno, ma non una volta ne aveva approfittato, o anche solo accennato.

Se la voleva come amante, la sua mancanza di azione su quel fronte non aveva senso. A meno che non fosse contento di aspettare, di conoscerla meglio, di costruire l'anticipazione. O forse non lo voleva proprio, forse desiderava soltanto avere un luogo dove tornare a casa di tanto in tanto, senza complicazioni sessuali.

Prima di partire in elicottero le aveva dato un rapido bacio di ringraziamento sulla guancia, niente per cui agitarsi. Ma dopo la sua partenza, Diana non riuscì a occuparsi di niente, vagando per la casa pensando a lui, al suo sorriso, alla sua voce, ai suoi occhi...

Jeanette la chiamò per la cena. Fu un pasto leggero in cucina a base di torta salata e verdure, più che sufficiente dopo il lungo e sontuoso pranzo che aveva condiviso con Phoenix.

"È affascinante» dichiarò Jeanette. «Modi deliziosi. Un vero gentiluomo. Non so perché Lady Victoria ce l'avesse tanto con lui"

Alzò un sopracciglio e guardò verso Diana.

"E anche molto attraente, devo dire..."

"Eh, sì... Un ragazzo molto sensato," intervenne Graham. "Si è interessato di tutto. Ha cercato di comprendere tutto ciò che comporta gestire questo posto."

Era piaciuto anche a Graham. Phoenix si era preso il tempo di chiacchierare a lungo con Graham e Tim Fogarty, lo stalliere dei cavalli di Diana, che viveva in un appartamento indipendente, adiacente alle stalle.

Qualunque preoccupazione il personale avesse per il subentro di Phoenix, si era del tutto dissolta durante quel fine settimana. Lui si era assicurato un pronto benvenuto di tutti in qualunque momento avesse scelto di tornare in futuro, anche se non sarebbe successo a breve.

"Non tornerò finché le mie stanze non saranno rinnovate," le aveva comunicato.

Diana non sapeva con quale velocità il decoratore avrebbe apportato i cambiamenti all'appartamento padronale, ma immaginava che sarebbero occorse delle settimane.

Era stupido sentirsi così delusa dal fatto che Phoenix non fosse impaziente di stare con lei. Lui aveva una vita piena in città, forse una donna importante e bella, che stava dividendo regolarmente il suo letto. Non aveva nessun bisogno di un'amante di campagna.

Avrebbe dovuto sentirsi sollevata dalla mancanza di pressione sessuale, felice che la madre si fosse sbagliata. Almeno, quando Lizzie le telefonò ansiosa, alle otto, non aveva niente di negativo da raccontarle.

"Se n'è andato?" fu la prima sussurrata domanda, come se Phoenix potesse origliare.

"Sì, tesoro. Nel pomeriggio."

"Stai bene, Di? Non ha..."

"No, niente del genere," la rassicurò lei. "Come ha osservato Jeanette, Phoenix è un vero gentiluomo. E Graham e Tim sono rimasti molto impressionati dall'interesse che ha dimostrato per tutto ciò che riguarda la proprietà."

DALLA PELLE AL CUOREWhere stories live. Discover now