CAPITOLO 6

1.6K 106 8
                                    

Dopo aver pranzato e firmato il contratto, Phoenix scortò Diana fuori dall'edificio e si offrì di accompagnarla a casa con la limousine. Lei rifiutò. Preferiva arrivare per conto proprio, senza clamore. E poi sentiva il bisogno di porre della distanza tra sé e quell'uomo che sembrava volersi impadronire di tutto. Inclusa lei.

"Grazie per il pranzo e per il contratto," pronunciò tendendogli la mano in maniera professionale.

Nello stringerla, gli occhi di lui brillarono di sensuale divertimento.

"Chiamami, se hai qualche problema che non riesci a risolvere."

Fino a quel momento non l'aveva toccata. Il calore e la forza della sua mano, la sicurezza negli occhi, resero Diana acutamente consapevole di quanto fosse vulnerabile al suo potere.

"Mi hai affidato una responsabilità," ribatté ostentando una sicurezza che era ben lungi dal provare. "Ed io me l'assumo."

Nessuna debolezza.

"Quando verrai?"

Il sorriso di Phoenix si allargò, ridestandole le farfalle nello stomaco.

"Ti farò sapere."

"Mi servirà un giusto preavviso se vuoi che stenda il tappeto rosso."

"Naturalmente," riconobbe lui. "Mi gusterò l'attesa."

Il cuore iniziò a martellarle nel petto. 

'Non pensarci. Un passo alla volta,' le ordinò frenetica la mente.

"Be'... aspetterò tue notizie," mormorò Diana. "Addio, per ora."

Ritirò svelta la mano e si girò, allontanandosi per andare a prendere il treno per arrivare a Derby. Tre ore saranno abbastanza per pensare a come affrontare la situazione a casa.

'Dovrò chiamare la tenuta e farmi venire a prendere da qualcuno. Decidere come dire del contratto a mia madre e Lizzie.'

La mente continuava a ripeterle quali erano le priorità, in quel momento, obbligandola a cercare di superare l'eccitazione che Phoenix aveva innescato. In futuro avrebbe dovuto imparare a gestirla. In qualche modo. Ma al momento aveva questioni più immediate che richiedevano la sua completa attenzione.

Le ci vollero quasi tutte le tre ore del viaggio in treno per riprendersi del tutto e riflettere sul modo migliore di presentare quell'accordo a sua madre. Se avesse usato il buonsenso, sua madre avrebbe realizzato che una delle sue figlie non sarebbe stata a suo carico. Né lo sarebbe stata l'altra, se Lizzie accettava il piano di Diana.

Il problema maggiore era... sua madre sarebbe stata disposta ad ascoltare? E avrebbe accettato lo sfratto? Diana aveva il sospetto che la madre avesse già scatenato la propria ira.

Quando aveva chiamato a casa dalla stazione, Jeanette, la governante, le era parsa distratta, aveva borbottato ed esitato prima di decidere che suo marito, Graham, poteva andare a prenderla. In teoria, era l'addetto alla sicurezza della proprietà, l'incaricato di tenere fuori gli intrusi. Come Phoenix. Erano già stati informati che ora era lui il padrone?

Quando uscì dalla stazione di Derby, Graham aveva parcheggiato l'auto nelle vicinanze e stava appoggiato alla portiera del guidatore, le braccia muscolose incrociate sul petto, uno sguardo cupo sul volto. Lui e Jeanette erano stati al servizio di suo padre alla tenuta da sempre, e lei gli era affezionata. Mai prima d'allora Graham l'aveva salutata senza un sorriso.

"Un brutto giorno... Proprio un brutto giorno," borbottò l'uomo mentre girava intorno al veicolo per aprirle la portiera. "Non so cosa faremo ora, Di."

DALLA PELLE AL CUOREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora