CAPITOLO 11

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L'arrivo alla tenuta fu diverso, quella volta. Mentre i pascoli verdi e gli steccati bianchi apparivano alla vista, Phoenix avvertì un legame molto più stretto con quel luogo.

La sensazione di essere un emarginato, venuto a prendere quello per cui aveva pagato, non esisteva più. Lui non apparteneva a quel luogo, ma quel luogo apparteneva a lui. Lo aveva visitato, era stato accettato dal personale, e ora era ben integrato nel mondo che un tempo era stato il dominio di suo padre.

'Ora è mio,' pensò con soddisfazione.

Come Diana, la figlia che il padre aveva valutato più preziosa del suo stesso sangue. Aveva passato un brutto momento, la settimana prima, quando si era reso conto di non aver usato il preservativo. Ne aveva uno nel portafogli, ed era stato avventato e stupido perdere il controllo delle proprie azioni.

Per fortuna Diana non era affatto simile alla madre, e il fatto che prendesse la pillola lo aveva salvato da un costoso incidente. Lady Victoria aveva ragione sulla gravidanza. Lui non avrebbe mai abbandonato suo figlio. Diana era stata brava ad evitare quella conseguenza.

Sorrise al pensiero che lei apprezzasse la nuova camera padronale. L'aveva rinnovata per lei, con l'idea che la occupassero insieme, ma il Monet la rendeva sua. Ogni volta che lei lo osservava, Phoenix avrebbe posseduto un frammento della sua mente.

Il sorriso divenne ironico per quella forte vena di possesso. Nessun'altra donna lo aveva colpito così in profondità. Era forse una questione psicologica, derivante dal fatto che lei aveva avuto ciò che lui aveva desiderato per tutti quegli anni con suo padre, e quindi averla pareggiava i conti?

Non aveva una risposta. Sapeva solo che lei gli suscitava qualcosa che lo stava spingendo oltre i consueti schemi di comportamento con le donne. Non era solo un piacere accessorio di cui godere quando aveva tempo e voglia.

Era difficile bandirla dalla mente, anche mentre lavorava. Sperò che anche lei pensasse a lui. L'idea che lei avesse più potere di lui era inaccettabile. Tenere in pugno le situazioni lo aveva reso l'uomo che era, e non avrebbe perso il controllo su come gestire il suo mondo.

Ma la ragione venne inghiottita da uno slancio di desiderio non appena la vide uscire dalla casa per andargli incontro. La testa era piegata verso l'elicottero, i capelli una cascata di riccioli color fuoco, illuminati dal sole.

Indossava una camicetta nera aderente, che metteva in evidenza la curva dei seni, e una gonna bianca orlata di nero. Il vento causato dalle pale le avvolgeva la stoffa intorno alle lunghe gambe affusolate, le stesse che pochi giorni prima aveva intrecciato intorno a lui con una passione priva di inibizioni.

Sentì l'inguine tendersi. Afferrò il frigo portatile contenente la bottiglia di Goût de Diamants, pronto a scendere dall'elicottero. Non poteva aspettare un secondo di più... Il bisogno di sentire il corpo di lei contro il proprio gli infiammava le vene.

Diana stava sorridendo, e non nel modo educato che aveva assunto alla prima visita. Quello era un sorriso di gioioso benvenuto, un sorriso da champagne che mandò in visibilio la mente di Phoenix e gli fece spuntare un sorriso enorme sul volto quando saltò dal sedile per raggiungerla.

****

Era così dannatamente bello. Diana sentì il corpo fremere per il piacere di rivederlo, felice di quel passo energico che le comunicava il suo desiderio di vederla, del sorriso sul volto che non lasciava dubbi, degli occhi azzurri luminosi, privi di ombre, perché lei aveva portato il sole nella sua vita.

DALLA PELLE AL CUOREWhere stories live. Discover now