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Mason continua a guidare senza nemmeno degnarmi di uno sguardo, continuando a tenere o sguardo fisso lungo la strada.

Non ha ancora detto nulla da quando sono entrata in macchina.

"Posso sapere almeno dove stiamo andando?" gli chiedo io. "Non lo so" mi risponde con un tono freddo.

"Che significa non lo so?" chiedo sporgendomi verso di lui "Accompagnami a casa" dico alla fine, ma poi ripenso al fatto che al momento non ho una casa vera e propria, solo la stanza di un hotel.

"Anzi, portami al Rosewood Hotel, la mia assistente ha fatto prenotare una suite" spiego io, non voglio che sappia mia situazione attualmente.

"Non sono il tuo autista" dice lui guardandomi per la prima volta negli occhi.

"Menomale, non so se riuscirei a sopportarti" rispondo io guardandolo con uno sguardo tagliente e di sfida.

"Ah si? Vediamo adesso cosa fai" dice lui ritornando con lo sguardo sulla strada.

Subito preme il piede sull'acceleratore che presto arriva a 150 Km/h. Che idiota! Pensa di farmi paura e che mi metta ad urlare come una di quelle ochette a cui è abituato lui.

"E con questo? Pensi di farmi paura?" dico ridendo. Vedo la rabbia nei suoi occhi, infatti spinge ancora di più il piede e raggiunge i 200 km/h. Rimango tranquilla e appoggiata sul sedile ammirando le luci dal finestrino che sembrano correre veloci.

Ad un certo punto frena in modo brusco "E' impossibile che non ti faccia nessun effetto" sbuffa lasciando il volante e buttandosi sul sedile.

Si slaccia la cintura di scatto "Va bene, vediamo di cosa sei capace" apre la portiera e scende dalla macchina. Io faccio la stessa cosa andando a prendere posto dal lato del guidatore.

Metto in moto e premo sull'acceleratore raggiungendo la massima velocità. Mi giro a guardarlo e noto che anche lui come me prima, è molto tranquillo.

Così improvvisamente decido di fare un testa coda dato che la strada in cui siamo è praticamente deserta.

Noto subito Mason girarsi verso di me e dire "D'accordo, hai vinto, questo non me lo aspettavo"

"Come puoi vedere sono piena di sorprese" rispondo io girandomi verso di lui vedendo un piccolo sorriso spuntare dalle sue labbra.

Una volta ripresi i nostri posti di prima, Mason continua a guidare in modo piuttosto calmo facendo ripiombare il silenzio.

"dove stiamo andando?" damando quando noto che la strada che stiamo prendendo non è quella che porta all'hotel.

"Andiamo a bere qualcosa" dice lui continuando a guidare come se niente fosse. Non voglio ribattere, anche perché non ho niente di meglio da fare, oltre a fare il bagno nella vasca della suite.

Arrivati al club, Mason lascia la macchina nel parcheggio privato e mi invita a seguirlo dentro il locale.

"Mason Waud, un tavolo al privé " dice lui alla guardia e porgendogli la sua carta di credito.

Mentre andiamo verso il privé sento molti sussurrare cose come "Ma quello è Mason Waud? Ed è insieme a Blair Lawrence! Allora è proprio vero che stanno insieme". Vorrei rispondere ma sento Mason tirarmi per un braccio e dirmi "lascia stare, ignorali"

Ci dirigiamo verso uno dei divani e dopo esserci seduti e aver ordinato da bere cominciamo, per la prima volta, per quella sera ad avere una conversazione vera e propria.

"Se hai pensato di portarmi qui per avere informazioni sulla Lawrence Style ti sbagli, non dirò nulla, nemmeno da ubriaca" dico io guardandolo nei sui occhi blu che adesso mi stanno squadrando.

"Rilassati, per oggi ne ho abbastanza di lavoro" dice lui tornando a guardare il suo cellulare "E' solo strano il fatto che le nostre famiglie sono in competizione da decenni e adesso io e te siamo pacificamente seduti in un privé a bere champagne" dice lui mantenendo sempre quello sguardo serio.

"E questo non sarà di certo il momento in cui questa competizione finirà, stanne certo" dico io riprendendo il mio bicchiere e bevendo da esso.

"Fino a due giorni fa nessuno sapeva della tua esistenza e se non fosse per il cognome che porti, ti saresti ridotta a essere una semplice assistente e adesso pretendi pure di poter parlare di competizione con me" dice lui guardandomi sempre dalla testa ai piedi e roteando gli occhi verso l'alto.

Non può permettersi di parlarmi in questo modo. Mi alzo andando verso l'uscita e facendomi notare praticamente da tutti quelli che erano intorno.

"Non ho bisogno di un cognome per conquistare il mondo, te ne accorgerai presto"


Perfectly WrongWhere stories live. Discover now