Capitolo 9

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Adrien e Nathalie si erano imbarcati sul jet privato della famiglia Agreste da qualche ora, ancora una ventina di minuti e sarebbero atterrati all'aeroporto di Parigi dove avrebbero trovato il Gorilla ad attenderli per riportarli entrambi a casa e a condurre una vita normale, per quanto  fosse possibile.
Il biondo non aveva detto una parola per tutto il viaggio e rimase a fissare il finestrino per tutto il tempo, con sguardo malinconico e provato.
Nathalie era visibilmente preoccupata dal suo comportamento e cercò un modo per attaccare bottone con il ragazzo, il quale si limitava a risponderle a monosillabi o annuendo con il capo.
Da quando Gabriel era partito con i monaci in Tibet, Adrien si era chiuso sempre più a riccio e senza esternare i suoi sentimenti, passava gran parte delle sue giornate segregato in camera da letto quando non usciva con i suoi amici, oppure aveva impegni di scherma e lavorativi, perché sì, sebbene Gabriel non fosse in Europa, il marchio Agreste continuava a pubblicizzare nuovi capi di abbigliamento e profumi, sempre partoriti dalla sua mente.
Per fortuna esisteva internet, anche se non era stato facile spiegarlo ai monaci del tempio, abituati ad una vita di solitudine, pace e tranquillità, ma con Gabriel erano giunti all'accordo che una volta andatosene dal monastero si sarebbe portato via tutto quel groviglio di cavi e apparecchiature diaboliche.
L'aver scoperto del nascondiglio di Emilie e il conseguente smascheramento di suo padre come Papillon, lo aveva fatto precipitare in un baratro senza fine, almeno lei pensava fosse dovuto a quello il suo problema.
Invece, il ragazzo era molto provato per la perdita di memoria di Marinette e conseguente confisca dei Miraculos per colpa sua.
Sì, perché Adrien continuava ad addossarsi la colpa per tutto quello che era successo, del resto era stata sua l'idea di prendere in prestito il bastone di Su-Han senza che lui se ne accorgesse, in modo da mettere in atto il piano di Lady Bug e attirare Papillon dritto nella loro trappola.
C'era cascato e sembrava fosse filato tutto liscio, ma un piccolo particolare gli aveva fatto perdere del tempo.
*
"Che cosa significa 'per lei'?" Gli aveva urlato Chat Noir sbattendolo più volte a terra.
"Adrien...io..." Mormorò lo stilista ormai con le spalle al muro.
"CHAT NOIR! Sono CHAT NOIR adesso!!!" Puntualizzò lui con gli occhi iniettati di sangue lasciandolo andare poi quando la rabbia iniziò a scemare come il formicolio sulla mano destra causata dall'invocazione del suo potere dopo averlo usato sul vialetto di casa.
Ormai Papillon si era arreso e aveva consegnato il suo Miraculous a Lady Bug lasciando di lui solo un ricordo e un'amara verità, difficile da digerire, ma Chat Noir doveva rimanere lucido, non poteva farsi sopraffare dalle emozioni, soprattutto dopo le parole della sua lady che gli rimbombavano ancora nella testa "Mi fido di te".
Il gattone andò a sedersi sugli scalini attendendo il momento in cui sarebbe ritornato Adrien, avrebbe fatto prima a pronunciare quella parola, ma quei minuti che lo separavano dalla de trasformazione sarebbero stati cruciali per raccogliere un po' di idee e calmarsi.
Il mondo gli era collassato addosso in un un secondo, facendolo vorticare sempre più veloce fino a raggiungere il fondo del baratro, l'impatto con il terreno fu talmente violento che il suo cuore si era persino fermato per un momento, ma la mano di Lady Bug era riuscita a farglielo ripartire. Doveva essere forte per lei e purtroppo, accettare quello che la vita gli avrebbe riservato da adesso in poi.
Fece un bel respiro profondo finché il suo cuore non regolarizzò i battiti.
"Lasciami spiegare." Insistette Gabriel sedendosi vicino a suo figlio che non lo degnò di uno sguardo.
"Non ci voglio parlare con te". Gli diede le spalle mentre il timer del suo anello lo avvertiva che mancava solo un minuto prima di ritornare un semplice ragazzo.
Chat Noir pensò che qualsiasi chiarimento al momento non gli importava, i fatti parlavano già da soli e nessuna giustificazione plausibile avrebbe portato al suo perdono immediato.
L'ultimo bip e una luce verde lo avvolse accogliendo Plagg tra le sue mani tremolanti.
Gli passò una fetta di formaggio al volo ed entrò in casa seguito da suo padre
Gabriel gli mise una mano sulla spalla costringendolo a fermarsi "Devi vederla!"
Adrien aveva capito a chi si riferiva e i suoi occhi iniziarono a velarsi di lacrime, come il suo cuore.
Sua madre era stata lì per tutto il tempo.
Il mondo di Adrien gli crollò per l'ennesima volta addosso.
"Ti prego... devi sapere perché l'ho fatto!" Continuò non ricevendo risposta.
"Nessuna giustificazione porterà al mio perdono... o al suo. Non sarebbe contenta di quello che hai fatto."
Lo stilista sospirò, suo figlio aveva ragione, ma ormai era tardi per tornare indietro e agire diversamente, l'unica cosa che gli restava da fare era cercare di rimediare il più possibile ai suoi errori.
"Vieni con me... diciamole addio." Gli posò delicatamente una mano sulla spalla e con fare affranto si avviarono verso lo studio dello stilista.
*
Padre e figlio entrarono nell'ascensore, in un silenzio quasi spettrale, solo il rumore del motore azionato e i loro respiri echeggiavano nell'abitacolo.
Quando furono arrivati a destinazione, le porte scorrevoli si aprirono dopo il tipico suono di campanella.
Fu Gabriel ad andare avanti per primo e a voltarsi quando notò suo figlio non seguirlo.
Adrien era pietrificato dal luogo, gli sembrò di trovarsi in una chiesa gotica con la sola differenza che le pareti erano attraversate per tutta la loro lunghezza da piante arrampicanti e che il clima era caldo-umido.
Quando fece il primo passo fu accolto da una decina di farfalle bianche che gli svolazzarono davanti il viso, le stesse a cui Papillon iniettava il suo veleno malvagio e che Lady Bug puntualmente purificava dando a loro una seconda possibilità.
Oltrepassarono il ponte d'acciaio e Adrien volse lo sguardo più in basso quando udì il rumore di un fiumiciattolo scorrere sotto di loro.
Un' ecosistema sotto casa in piena regola e senza destare alcun sospetto, eppure credeva di conoscerne ogni angolo, ogni sistema di allarme installato, ma era chiaro che si sbagliava e che gli scheletri nell'armadio di suo padre erano di più di quanto potesse mai immaginare.
Continuarono a camminare fino a che non raggiunsero una specie di altare incorniciato di verde dove al centro troneggiava una capsula chiusa illuminata da un rosone ben piazzato.
Gabriel prese un telecomando e azionò l'apertura dell'involucro di legno.
Adrien pensò a uno scherzo di cattivo gusto, che suo padre non poteva aver tenuto il corpo di sua madre per tutto questo tempo sotto il suo naso.
Dopo il funerale aveva visto personalmente il suo feretro lasciare la villa per dirigersi verso la cremazione, e le sue ceneri erano state recapitate in sua presenza un paio di giorni dopo e seppellite in giardino, dove una statua di marmo bianca modellata in suo onore gli avrebbe ricordato il luogo preciso del suo eterno riposo.
Invece era lì davanti a lui.
Bella come il sole.
La sua espressione era beata e tra le mani stringeva una rosa rossa.
"Tutto quello che ho fatto..." Iniziò Gabriel con tono calmo e di rassegnazione "... è stato per lei. Per riaverla con noi."
"È..." Adrien non aveva il coraggio di proseguire, gli faceva troppo male vederla così e le parole gli morirono in gola trascinate dalla saliva immaginaria che cercava di buttare giù.
"Sì" Rispose Gabriel "...dovevo impossessarmi dei Miraculous di Lady Bug e Chat Noir per riportarla in vita."
"Perché non me ne hai mai parlato?" Adrien indurì lo sguardo.
"Volevo farlo... ma tu ne eri uscito con la storia di Nathalie..."
"Non provarci... non addossare la colpa a me." Alzò il tono della voce senza nemmeno accorgersene.
"Non lo sto facendo... ma sai come sono fatto se qualcuno mi contraddice... poi improvvisamente era arrivata tua zia Ameliè, Felix....e non c'è stata più occasione di tirare fuori l'argomento"
"Se solo ti degnassi di parlarmi ogni tanto, forse avremo trovato una soluzione e ne avrei discusso anche con lei." Cercò di dire Adrien.
"Lady Bug? Tu sai chi è?" Improvvisamente nei suoi occhi si era accesa una speranza, se Adrien fosse riuscito a convincere Lady Bug a dargli il suo Miraculous, forse il suo piano avrebbe avuto un'altra possibilità.
"No!" Esclamò imperativo. "... E scordati di lei e dei Miraculous."
Ad Adrien iniziò a mancare l'aria nei polmoni e stare di fronte al feretro della madre non lo aiutò.
Già era stato un trauma presenziare al suo funerale e vivere i giorni successivi senza la sua presenza, non immaginava di dover rivivere un giorno lo stesso incubo.
Faceva male, molto male.
Adrien credette che qualcuno gli stesse infilzando un pugnale dritto al cuore, sentiva gli occhi schizzargli fuori dalle orbite per l'assenza d'aria.
Doveva andarsene e in fretta.
Adrien girò i tacchi e attese che fosse suo padre a tumulare per la seconda volta il corpo di Emilie Agreste, anche se alla famiglia sarebbe bastato sborsare un ingente somma di denaro per mettere tutto a tacere con le onoranze funebri.
Ma nonostante tutto, Adrien non riusciva a essere arrabbiato, invece, provava pietà per suo padre, un uomo innamorato della propria moglie e pronto a far di tutto per riaverla ancora al suo fianco, non curandosi delle conseguenze.
Sospirò e iniziò a dirigersi verso l'ascensore, non serviva che assistesse al suo dolore, Adrien aveva avuto già la sua occasione per elaborare il lutto e una seconda volta sarebbe stata troppo.
*
Plagg aveva aspettato per tutto il tempo nella sua camera da letto ingurgitando formaggio come se non ci fosse un domani.
Diceva sempre che era fame nervosa, anzi, ogni occasione era perfetta per tirare fuori quella scusa e far fuori tutta la sua scorta.
Quando il suo portatore chiuse dietro di sé la porta, Plagg gli volò incontro.
Adrien si lasciò scivolare giù e ficcò la testa dentro le ginocchia portate precedentemente vicino al petto.
"Adrien..." Lo chiamò il kwami "...che è successo?"
"E' tutto finito, Plagg." Adrien alzò gli occhi al cielo in un'espressione quasi sollevata.
"Stai bene?" Osò chiedergli, sentiva che il suo portatore gli nascondeva qualcosa. "Mi vuoi dire che è successo laggiù?"
Adrien iniziò a ridere istericamente lasciando il kwami interdetto, una risata dal sapore amaro e quasi spettrale.
"Sai che esiste un mini mondo qua sotto? Mio padre ci coltivava le sue farfalle magiche e al cospetto di chi? Di mia madre! Faceva tutto sotto i suoi occhi...si se fosse stata viva..."
Plagg si raggelò notando tanta naturalezza e pensò che l'aver scoperto che suo padre era Papillon, del suo nascondiglio e del suo diabolico piano, lo stava mandando fuori di testa, doveva chiedere aiuto a Lady Bug.
Adrien stava impazzendo, non c'era altra spiegazione e l'unica che in quel momento poteva dargli il supporto e il sostegno che aveva bisogno, era lei, la sua lady.
"Senti, perché non ti fai una doccia... così ti calmi un attimo?" Avrebbe usato quei minuti per andare da lei e portarla lì, non avrebbe corso pericolo, Lady Bug sapeva già chi si nascondeva dietro la maschera di Chat Noir, non era necessario che lui conoscesse la sua.
Ma i piani non erano andati proprio così, e il destino si sovrappone sempre.
*
"Stai bene?" Gli chiese spezzando il silenzio rotto solo dal rumore dei motori del jet in funzione.
Adrien la guardò come se si fosse destato da un lungo sonno.
"S-sì. Credo!" Balbettò volgendo lo sguardo fuori dall'oblò e osservando la campagna sotto di loro.
"Lo sai che se vuoi parlare, lo puoi fare. Io ti ascolto" Nathalie cercava di essere una brava tutrice per lui ora che aveva dismesso gli abiti di Mayura.
"Non mi va, scusami!" Le aveva risposto facendo spallucce.
"Sono preoccupata per te, Adrien, un po' è anche per colpa mia, non dovevo spalleggiare il folle piano di tuo padre".
"Che altro potevi fare... lo amavi".
Nathalie a quelle parole sentì una morsa al cuore e allo stomaco, lo amava certo, e lo amava tutt'ora.
*
Continua

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