5 - «Cosa ti piace?»

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Jungkook pov

Salii le scale in tutta fretta e scoppiai in lacrime, sentivo Taehyung che mi chiamava ma non mi voltai indietro finché non arrivai in camera mia e con tutta la forza che avevo in corpo sbattei la porta chiudendola poi a chiave. Mi tolsi la giacca con impeto e la lanciai a terra, in seguito mi appoggiai al muro e lentamente portai tutto il peso verso il basso fino a sedermi sul pavimento.

Le lacrime scendevano sul mio volto con lentezza e chinai il capo davanti per poi far salire le ginocchia e abbracciarle, vi poggiai la fronte e mi lasciai andare. Ero stanco. Strinsi i denti e tirai su col naso.

Ero distrutto.

Volevo solo sparire e non lasciare traccia di me, del mio essere. Era tutto così dannatamente deprimente e faceva tanto male, quel dolore era troppo grande da sopportare e il pianto non bastava per esternare tutto quello che provavo dentro di me.

Non so per quanto stetti in quella posizione, probabilmente finché le mie lacrime non si esaurirono. Cercai di alzarmi piano e avvertii un dolore nel mio posteriore, segno che ero stato seduto per troppo tempo senza muovermi di un millimetro. Dopo un paio di tentativi mi misi in piedi e mi diressi verso la scrivania dove, tra i tanti oggetti, era appoggiato il mio orologio.

Quando vidi l'ora mi prese un colpo. Si erano già fatte le 19:00, ciò significava che ero rimasto chiuso nella mia cameretta per più di cinque ore. Cinque fottute ore passate a piangere, credevo di aver battuto ogni record l'ultima volta ma questa superò decisamente tutto; addirittura mi domandai se mi fossi assopito e sinceramente il dubbio rimase. Mi stropicciai gli occhi che mi facevano male dal pianto e il mio sguardo cadde su di lui. 

Il telefono. Quello che avrei utilizzato per lavorare. 

Mi avvicinai al letto e lo presi in mano. Era ora che mettessi da parte il mio stato d'animo e mi dedicassi alle telefonate, chissà, magari mi avrebbero aiutato a svagarmi un po' anche se sinceramente l'idea di conversare con degli sconosciuti non mi entusiasmava un granché. Rammentai quello che mi disse Jimin e il mio pensiero si indirizzò anche verso gli altri due miei amici. 

"Non mi sono ancora scusato, faccio schifo" - dissi con un filo di voce tra me e me.

In quel momento dovevo solo pensare al lavoro, così accesi l'apparecchio e attesi. Mi sedetti sul letto e incrociai le gambe, feci un respiro profondo perché notai che ancora singhiozzavo e di certo non mi potevo approcciare così ai clienti. Poi accadde quello che non avrei voluto succedesse. 

Qualcuno bussò alla porta.

"Cazzo" - dissi a bassa voce.

"Jungkook sono la mamma"

"Vai via mamma, ti prego"

"Non ti obbligherò a parlare ma sono venuta solo per chiederti se ceni con noi"

Un po' di appetito in effetti lo avevo ma dovevo concentrarmi sulle telefonate e quell'ora era perfetta per iniziare poiché Jimin mi disse che avrei iniziato a ricevere chiamate da quel momento in poi. 

"No, mamma. Non ho fame" - le dissi.

Sentii un profondo respiro da parte sua e la sua voce spezzata si fece sentire a fatica "D'accordo"

Mi fece male sentirla così ma ero profondamente arrabbiato, non avrei mai voluto che sapesse dei miei tagli e non capii il perché Taehyung glielo aveva detto. Era una questione troppo delicata e privata e lui gliene aveva parlato, doveva rimanere un segreto ma lui aveva visto tutto e presumo si fosse preoccupato. 

Sentii i passi allontanarsi e fui allietato dalla cosa, segno che non aveva insistito. Non mi domandai se il mio patrigno fosse tornato o meno perché a dirla tutta non mi importava, non lo avrei visto comunque perché dopo cena era solito coricarsi praticamente subito. Meno lo vedevo e meglio era. Mi tirai indietro i capelli con la mano e mi morsicai il labbro finché non sobbalzai.

From sunset to eternity | TaekookWhere stories live. Discover now