16 - «Ricominciare»

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Jungkook pov

"Dai Yoongi muoviti! O farò tardi" - gli dissi da lontano mentre era in fila per comprare le sigarette.

"Arrivo arrivo!" - esternò.

Era giunto il momento di andare dal dottore e Yoongi si era gentilmente offerto di accompagnarmi. Ero felice per la prima volta dopo tanto tempo perché avevamo fatto pace, avevo ammesso le mie colpe e loro erano stati solidali con me perché avevano finalmente compreso quanto stessi male; anche condividere il fatto dell'autolesionismo fu un gran sollievo anche se fu molto doloroso perché parlare di ciò dall'altro lato mi tediava l'anima. Andare dallo psichiatra fu una saggia scelta e i miei amici erano orgogliosi di me. 

Dopo aver comprato una stecca di sigarette Yoongi uscì dal negozio e mi venne incontro.

"Allora, sei pronto?"

"Non lo so" - risposi con un po' di agitazione.

"Ehi Kook" - disse toccandomi il braccio - "vedrai che andrà tutto bene" 

"Tu dici?"

"Ma certo! Adesso andiamo, ho parcheggiato qui vicino"

E così ci dirigemmo verso il veicolo, salimmo e il mio amico mise in moto.

Quando arrivammo Yoongi mi diede un abbraccio e si limitò a dire "Ce la fai, sei forte"

"Grazie fratello"

E così scesi dalla vettura e mi incamminai verso lo studio del medico. Nel frattempo il mio amico se ne andò e non mi restò altro che attendere. Suonai il citofono e dopo pochi secondi il portone si aprì, spinsi la maniglia e feci due piani di scale a piedi. Non presi l'ascensore perché ero claustrofobico. Arrivai a destinazione ed ecco che ad accogliermi fu un signore: avrà avuto una quarantina d'anni, aveva capelli neri e portava un paio di occhiali dalle lenti spesse.

"Lei deve essere il signor Jeon" - mi disse sorridendomi e porgendomi la mano.

"S-Sì, sono io, piacere" - replicai ricambiando il saluto.

"Prego" - mi fece cenno di entrare e così feci, in seguito mi raggiunse e si sedette dietro la scrivania.

"Allora, come vuole che la chiami?"

"Semplicemente... Jungkook"

"D'accordo Jungkook, io per motivi professionali devo darle del lei ma lei se si sente a suo agio può darmi del tu, come preferisce"

"Le darò anche io del lei" - gli dissi mentre mi torturavo le mani schiacciandole l'una sull'altra.

"Come si sente?" 

"A dire il vero... sono un po' nervoso" - accennai un sorriso per smorzare la tensione.

"È comprensibile ma non si senta a disagio, qua può parlare di tutto e voglio che si senta tranquillo"

"C-Ci proverò"

"Vuole iniziare a parlarmi di qualcosa in particolare? Come va la sua vita? Ricordo che al telefono mi aveva accennato il fatto che non stesse bene"

"Infatti... è così, da un po' di tempo a questa parte, anzi, da molto..."

"Ok" - disse mentre prendeva appunti su una grande agenda - "cosa in particolare la rende così?"

Quella fu una domanda difficile perché non seppi davvero da dove iniziare finché non decisi di parlargli di Jiso.

"Il rapporto col mio patrigno"

"Mh... quindi non va d'accordo con lui?"

E così dopo un po' di incertezza iniziale mi sciolsi completamente e gli raccontai tutto quanto: di come mi trattava, dei suoi abusi su di me e il bullismo che perpetrava nei miei confronti compreso l'appellativo di frocio.

From sunset to eternity | TaekookWhere stories live. Discover now