Capitolo Quattro

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🍏 Alcuni dialoghi e descrizioni sono riprese dai libri della saga di Harry Potter. Ogni diritto va a JK. ROWLING, io non possiedo la saga di HP né i suoi personaggi.

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"Vi è una ostinazione in me che non tollera di lasciarsi intimidire dalla volontà altrui. Il mio coraggio insorge a ogni tentativo di farmi paura."

(Orgoglio e Pregiudizio- J. Austen)

Agguantai la spazzola dalle rifiniture avorio e pettinai le ciocche disordinate. A casa era facile dimenticarsi per un po' del mondo esterno, tornare nel luogo in cui Cedric era morto contribuiva ad aumentare la mia insonnia.

"Dannazione, McLaird... vuoi muoverti? Sei lì dentro da un'ora." Scossi la testa quando la sentii lamentarsi di nuovo; a contribuire al mio malessere c'era anche la voce gracchiante della Parkinson e il suo perenne russare. "Mi farai fare tardi il primo giorno..." piagnucolò.

"Smettila di lamentarti, tanto il distintivo da prefetto non lo avrai comunque."

Quell'anno c'era stata una maggiore affluenza di studenti a Serpeverde. Parkinson, come altri, era rimasta senza una collocazione e in quanto prefetto spettava a me dargliene una momentaneamente. Sarebbe stata una questione di pochi giorni, aveva detto il Capo della Casa, il tempo necessario per allargare i dormitori e aggiungere un paio di letti in più; ma i giorni si erano trasformati in un'intera settimana.

"È un problema per lei, signorina McLaird?" aveva chiesto Piton, come se la possibilità di rifiutare fosse davvero un'alternativa da riservare a uno come lui. "Sarà solo per un giorno, due al massimo..." Aveva assicurato.

Mi chiesi se Piton si fosse scordato dell'odiosa presenza della Parkinson, o se avesse finto di farlo per accantonare il sempre più tedioso obbligo di ascoltare le sue gracchianti lamentele. Forse avrei dovuto passare per l'ufficio del professore e parlare della sua- inefficiente- capacità di mantenere la parola data.

Sbloccai la porta con la rotazione della bacchetta e mi ritrovai il volto ingrugnato della Parkinson. I capelli scuri arruffati evidenziavano lo sguardo arcigno e le profonde occhiaie erano così scure da ricordare l'orribile rossetto viola della signora Pince.

"Era ora!" Sbottò, chiudendo la porta.

La stanza dei prefetti era grande quanto le altre, ma per una persona singola sembrava molto più spaziosa. Il letto matrimoniale era sormontato da un prezioso baldacchino argenteo, le tende verdi si riversavano come una cascata sino a terra.

Camminai a piedi scalzi lungo la moquette, fino a raggiungere il comodino in legno scuro; la foto animata di Cedric era ancora illuminata dalla fiamma della lampada a olio.

Infilai Orgoglio e Pregiudizio nella borsa con una serie di pergamene vuote, aggiungendo il calamaio e le penne in piuma d'anatra.

Il mantello, adagiato sul divano verde del piccolo salotto, si trovava di fronte la biblioteca stracolma di libri scolastici e alcuni romanzi classici babbani. Il vecchio volume Storia di Hogwarts trovato al mio arrivo era distrattamente poggiato sulla scrivania, accanto la lunga finestra.

A disturbare la quieta eleganza dell'arredamento era il letto di fortuna adagiato vicino al muro; Parkinson dormiva lì, tra la libreria e la scrivania disordinata. Non aveva disfatto tutti i suoi vestiti e la sentivo lamentarsi ogni giorno su quanto dovessero essere raggrinziti.

Blood Traitor- Orgoglio e Pregiudizio || Draco X ReaderWhere stories live. Discover now