Solo un'altra notte

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16.30 del pomeriggio e sono piena di clienti fino alla testa. Non ho mai visto tutta questa gente in questo bar dove a malapena entrano due vecchietti. La cosa non mi dispiace, ma sono 7 ore che le mie mani ripetono le stesse cose: prendere ciambella, porgere ciambella, preparare macchina del caffè, accenderla, servire il caffè. Dio, fulminami.

Non sento Gabriel e Miranda da ieri, dopo il famoso finto pranzo con i miei finti ospiti. Il cibo l'ho gettato quasi tutto. Bello spreco.

-"Ed ecco a lei signore, caffé corto amaro." sorrido sorniona verso il centesimo vecchio della giornata. Per la prima volta sto accusando la stanchezza di questo lavoro.

Il bar si è abbastanza svuotato e mentre il signore prosciuga il suo caffé, esco dal piano bar e mi siedo su una delle sedie in legno, poggiando sfinita la fronte sul tavolino libero, a sua volta di legno.

I miei pensieri tornano sulla mia migliore amica ed alla stranezza di non averla né vista né sentita. Ciò mi rende preoccupata da morire e spero non stia architettando qualcosa contro di me.

Anche Gabriel non si è fatto vivo. Forse il servizio funziona che lo devo chiamare io oppure risulta come giorno libero. Mi sono buttata su questa roba e non so neanche come funziona. Devo informarmi appena lo rivedo? Sarebbe imbarazzante.

Do' volontariamente una testata sul tavolino sperando di risvegliarmi da un incubo, ma ovviamente, no. Realtà. Circondata dalla realtà che mi sono scelta.

-"Signorina, sta bene?" una voce bassa ed affaticata fa capolino dalle mie spalle. Mi giro e il signore servito prima di sedermi mi guarda preoccupato, tenendo in mano una banconota da 1 $.

-"Sì, solo un po' di stress, grazie. Spero il servizio le sia piaciuto." sorrido e mi gratto la testa un po' imbarazzata. Il vecchietto ricambia il sorriso e posa la banconota sul bancone. Mi alzo e torno alla mia postazione, prendo la banconota e faccio lo scontrino.


18.30. Un'altra mezz'ora e chiudo il bar. Grazie a  Dio. Questa giornata è stata un caos totale. Piena di distrazioni. Trovo strano che il bar fosse stato così pieno, mai successo prima. Qui c'è qualcosa di marcio, me lo sento.

Il locale adesso è vuoto ed io sono tornata a spaparanzarmi sulla sedia, dando le spalle all'entrata.

-"Cenerentola, buonasera."

Ecco la voce familiare a cui ho pensato quasi tutto il giorno.

Non mi giro, aspettando che si sposti davanti a me. E così fa, prendendo posto di fronte la mia stanca ed assonnata figura.

-"Gabriel, sono stanca morta, evita di attribuirmi strani nomignoli. Non ho voglia di sentire nulla. Per favore" quasi lo imploro, spalmando le braccia sul tavolo, assieme alla faccia.

Lo sento ridere e poggiare di tonfo un pugno sul tavolo. Sobbalzo e torno dritta, con gli occhi socchiusi e rintronata da morire.

-"Sai che stasera hai un impegno?" afferma, più che domanda, guardandomi bastardamente divertito. Inarco un sopracciglio e lo guardo interrogativa.

-"Giusto, non lo sai. Stasera verrai con me da una parte e non esigo un "no" come risposta." da come sta parlando pare che mi stia prendendo nettamente per il culo. Dove ha intenzione di portarmi?

-"E tu credi che farò ciò che dici tu? Ma fanculo" rispondo prima divertita e poi acida. Dovrei vincere un premio nella categoria "sbalzi d'umore". Ma questa volta sono giustificata.

-"La tua asocialità mi irrita la barba appena fatta. Che ne dici di stare muta ed ascoltarmi?" torna serio e quasi pare offeso.

-"Spero passerai tutta la notte a grattarti dall'irritazione la tua fottutissima barba." ribatto di nuovo acida e distaccata. Mi alzo e guardo l'orologio sul polso. 19.00.

Affittami per un giornoWhere stories live. Discover now