Who is Derek Parton? pt.2

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-Credo sia troppo sotto stress. Tutto le sta accadendo molto in fretta e sono preoccupata.-

-Non pensavo sarebbe arrivata ad avere un attacco di panico.-

-Posso farti una domanda?-

-Sì, certo...-

-Guardami negli occhi e dimmi la verità: provi qualcosa per lei?-

-Miranda, ti ho ripetuto mille volte che non accadrà. Ti prego, tranquilla.-

-Credo lei...-

-Cosa?-

-Nulla.-


Sento la gola secca e la saliva fa più fatica a prodursi. Apro gli occhi e la stanza dove mi trovo è buia, ma non abbastanza da non farmi riconoscere che sono nella camera da letto di Miranda.

Ricordo poco di quello che è successo e se mi sforzo a pensarci sento un magone attaccarsi alla gola.

Decido di alzarmi con cautela ed accendere la luce, illuminando l'ambiente. L'orologio sul comodino segna le quattro del pomeriggio. Non so neanche che giorno sia e se abbia dormito per ore o giorni.

Premo le dita sulle tempie sperando che il lancinante mal di testa si plachi, ma diventa sempre più fastidioso. Mi muovo disorientata nella stanza, non sapendo cosa voglio fare o se voglio uscire fuori.

-Jess, stai bene?- una voce calda arriva alle mie orecchie dopo aver sentito la porta aprirsi e scricchiolare. Giro di poco il volto ed appoggiato sullo stipite c'è Gabriel che mi guarda con preoccupazione.

-Sì...credo di sì. Cosa è successo?- domando, spostandomi ed avvicinandomi a lui che non si muove dalla sua postazione.

-Hai avuto un attacco di panico e sei svenuta. Miranda è nel soggiorno, se vuoi vederla.- fa cenno con il capo dietro di lui ed affacciandomi la vedo poco più lontana che mi sorride lievemente. Ricambio il sorriso, sperando di rassicurarla.

-Oh..credo di essere un po' sotto pressione in questi giorni.- ridacchio nervosa, superando la figura di Gabriel e dirigermi verso la mia amica e che mi lascia sedere sul divano comodo.

-Ho preparato del thé poco fa, è ancora caldo. Ne vuoi?- mi propone lei, camminando già verso la cucina. Rispondo in accordo.

Tutto sembra tacere e sento tensione attorno a me. Quasi appare che tutti e tre abbiamo paura di fare un passo falso o dire una parola sbagliata.

Guardandomi addosso mi accorgo di essere vestita come la mattina in cui sono uscita con Gabriel ed ho fatto l'incontro di Derek al centro commerciale. Questo mi fa capire che sono passate solo delle ore e non dei giorni. Mi sento sollevata a non dover chiedere a nessuno dei due. Sapere che ho avuto un attacco di panico, con Gabriel presente, mi imbarazza.

Randa si presenta poco dopo porgendomi una grande tazza calda che stringo tra le mani fredde. Faccio una piccola smorfia di dolore al contatto bollente.

-Com'è andata a lavoro?- guardo la mia amica, prendendo un sorso del thé.

Sussulta appena e si porta qualche ciocca ribelle dietro l'orecchio.

-Bene, è andata bene...- guarda di sfuggita Gabriel e lui ricambia. Sembrano leggersi nel pensiero e nel contempo rispondersi. Non mi mette a mio agio questa cosa. C'è qualcosa di non buono e non è solo la preoccupazione del mio attacco di panico e del fatto che abbiano capito che sto uscendo fuori di cervello.

-Vorrei finalmente capire cosa sta succedendo.- scatto seria, poggiando la tazza tra le mie gambe e guardando le loro figura impaziente.

-Jess, di cosa stai parlando?- chiede la mia amica, dipingendo una falsa espressione interrogativa sul volto.

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