So kiss me like you wanna be loved.

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Seduta su un divano moderno, con i polsi legati, guardo Derek imprecare e insultarmi.

Non avrei dovuto istigarlo con quelle parole. Potevo ignorarlo e trovare una buona scappatoia, ma la rabbia degli attimi precedenti si è impadronita di me, facendomi scagliare contro il soggetto sbagliato.

Mi distanzio dalla sua voce arrabbiata e mi chiedo se uscirò mai di qui, da quella che penso sia casa sua. Il tragitto è stato devastante. Mi ha gettata sui sedili posteriori, legandomi i polsi con una corda fine e scucita presa dal bagagliaio della sua auto.

-Sei il punto di debole di Gabriel e mi divertirò a farti del male, magari mentre ti guarda, ma non potrà fare nulla.- ghigna lui, camminando avanti ed indietro. Quello che sembrava un bravo ragazzo, simpatico e carino, si è trasformato in un pazzoide. Avrei dovuto ascoltare immediatamente gli avvertimenti della mia amica e di Gabriel, ma la mia testa calda e il mio orgoglio mi hanno totalmente offuscata e resa indifferente.

-Non sono il punto debole di nessuno, figurati di Gabriel. Non gliene potrebbe fregare un beato cazzo di me.- sbotto arrabbiata, dimenandomi, riducendomi a graffiare ancora di più i polsi stretti tra di loro.

-Stai zitta! Giuro su Dio che ti uccido qui se non chiudi quella boccaccia da puttana!- inveisce contro di me, avvicinandosi al mio viso. Chiudo gli occhi, risparmiando alla mia vista il volto rosso e crudele di Derek. E' spaventoso.

Non so da quanti minuti o ore sono qui, ma sembra essere passato un secolo. Vorrei solo uscire e correre il più lontano possibile, ma nulla è mio favore, niente me lo permette. Solo muovendomi di qualche centimetro costringo i polsi a sfregare contro la corda, facendomi imprecare nella mente.

Derek continua a camminare per la casa, senza darsi pace. Sembra agitato, ma non so bene da cosa. Il viso è concentrato e tra lo spazio delle sopracciglia si crea un cipiglio, segno che sta pensando. Che stia programmando qualcosa da attuare su di me?

Le immagini astratte e soggettive delle due ragazze picchiate mi saltano alla mente, costringendomi a deglutire un groppone colmo di paura. Le dita tremano dall'agitazione, ma il cuore è così arrabbiato che mi strapperei le mani pur di gettarmi addosso al bastardo ed ucciderlo.

Non c'è giorno in cui possa respirare un'aria più cauta e non preoccuparmi di rimettere a posto i cocci di mille vasi rotti, anzi, solo un vaso: il mio, me stessa.

-Non muoverti di lì, capito?- il tono basso e duro mi fa rabbrividire. Si allontana dal soggiorno e si sposta in una stanza dietro di me, sbattendo la porta e chiudendo a chiave, dati i rumori.

Forse è il momento di provare a fuggire?

Ricordo immediatamente che le mani sono quasi del tutto fuori uso e l'appartamento è in un piano alto del grattacielo. Ovviamente il bastardo doveva abitare per aria e non in un bel piano terra. Ora ha tutti i requisiti per essere un killer provetto. Quasi lo applaudo sarcasticamente in mente.

Mi alzo in piedi e guardo attorno a me, come a controllare che non ci sia nessun altro e che tutto stia al suo posto, escogitando un piano velocemente. Butto un'occhiata alla porta e non è munita di maniglia, ma di un pomello placcato in oro. Farebbe uno scatto ben udibile, se provassi a girare per aprire. Avrei potuto riuscirci anche se avessi avuto i polsi ancora più legati tra di loro, ma il rumore che provocherebbe l'apertura della porta arriverebbe alle orecchie di Derek e la mia vita si concluderebbe.

Cammino verso la grande finestra che illumina tutta la stanza e guardando verso il basso mi accorgo che il fottuto appartamento campa davvero per aria. Non voglio di certo volare di sotto.

Vorrei così tanto piangere e far credere a me stessa che questo è solo un incubo, ma sono pienamente a coscienza che perdere ogni speranza e lasciarmi prendere dal panico non risolverà o tanto meno migliorerà questa situazione.

Affittami per un giornoWhere stories live. Discover now