Heaven

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-Che ne dici se indossassi qualcosa di più pensate e ce ne andassimo a fare una passeggiata?- chiede con ancora il mio corpo stretto tra le sue braccia.

-Dove vuoi portarmi?- sorrido guardando i suoi occhi. Mi accarezza dolcemente la guancia con le dita.

-Pensavo al lungomare di Empire Fulton Ferry, a quest'ora è spettacolare. Magari ti metti due fiocchetti in testa e ti porto al Jane's Carousel, come i bambini.- ridacchia, baciandomi. È da tanto tempo che non torno in questi grandi posti di New York. Presa dalla classiche cose, mi sono dimenticata in che città fantastica sto vivendo.

-O magari ci sali tu sui cavalli del Jane's Carousel.- gli faccio la linguaccia. Ride debolmente e continua a coccolarmi.

-Dai, vai ad indossare qualcosa di pesante!- mi spinge gentilmente verso la camera da letto di Miranda. 

Aprendo l'armadio decido di indossare un semplice jeans ed una felpa calda scura. Ai piedi delle Ugg chiare. La neve sotto le scarpe da ginnastica inizia ad infastidirmi in questi giorni.

Torno in soggiorno ed indosso un capotto nero lasciato sull'appendiabiti. Di sicuro non è il mio, essendo troppo curato.

-Andiamo?- chiede portando una mano sulla mia schiena. Annuisco ed infilo nelle tasche le chiavi di casa ed il cellulare.

-Spider Giulietta?- chiedo mentre camminiamo sul marciapiede fuori la struttura.

-No, è la Renault Zoe.- fa spallucce, mentre, appunto, ci avviciniamo alla macchina appena citata.

-Tutti nomi da donna.- noto io, aprendo lo sportello ed accomodandomi sul sedile.

-Mi manca solo un auto dal nome "Jess".- sorride verso di me.

-Non male come idea!- esclamo stringendomi nel cappotto.

Il tragitto è fatto di simpatiche litigate su quale stazione radio ascoltare o per l'aria condizionata. 


-Non venivo qui da non so quanto tempo.- commento mentre passeggiamo sulla boardwalk in legno. C'è una vista illuminatissima del ponte di Brooklyn e la parte bassa di Manhattan.

-Ti sei persa davvero tanto, allora.- commenta, stringendomi la mano mentre camminiamo.

-Hai ragione, mi sono persa molto.- sospiro tristemente.

-Hey, meglio tardi che mai, no?- si ferma per un attimo, portando due dita sotto il mio mento, alzando il viso verso di lui. -Non essere triste per stasera, ok?- continua, premendo le labbra sulla mia fronte.

Camminiamo silenziosamente, godendoci il paesaggio e il rumore dell'oceano di fronte a noi. Trovata la giusta panchina, ci sediamo.

-Hai freddo?- chiede prendendo le mie mani strofinandole nelle sue. Sono così grandi che le mie piccole dita ci si perdono dentro.

-Siamo a dicembre, è impossibile non avere freddo.- rido leggermente. 

-Ottima osservazione!- mi prende in giro e l'ambiente si riempie di piccole risate imbarazzate.

-Quindi...mi racconterai di te?- chiedo speranzosa, giocando con le sue dita fredde.

-Per quel che mi è possibile, piccola. Chiedimi quello che vuoi, se ti va.- annuisce alla mia domanda e stacca le sue dita dalle mie, portandole tra i miei capelli.

-So dove sei nato, so che hai 26 anni e che non hai fatto l'università. Hai una zia adorabile a tre ore da qui e nella sua casa c'è quella che sembra la stanza di un adolescente. Perché hai una stanza simile a casa di tua zia?- chiedo curiosa, pregando in cuor mio di non aver fatto una domanda sbagliata. Lo guardo agitarsi sul posto, mentre il vento gli scompiglia i capelli e fa arrossire le sue guance.

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