Stop take control

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-Apri! Cazzo, Jessica! Apri!- apro gli occhi e sento una voce femminile urlare da fuori la porta della mia stanza. Ancora rintronata mi alzo dal letto e con passo svogliato vado ad aprire. Strofino gli occhi e Miranda è davanti a me, il petto le si alza ed abbassa velocemente, gli occhi spalancati ed i capelli in totale disordine. Rimango sconvolta e cerco di parlare, ma non riesco.

-Jessica, mio Dio..- sussurra, prima di buttarsi tra le mie braccia e stringermi forte. Ricambio titubante. Si stacca, ma rimane vicina a me. Prende il mio viso tra le mani e mi guarda scrutatrice.

-Il tuo viso è...smagrito- le parole le escono tristi. Abbasso lo sguardo e le do le spalle, tornando dentro ed invitantola ad entrare. Si guarda attorno un po' spaesata e si acciglia su un fianco, incrociando le braccia sul petto.

-Scommetto che mi farai una ramanzina lunga quanto la voglia che ho, adesso, di dormire.- commento spazientita. Sbatte un piede sul pavimento e richiama la mia attenzione.

-Sì, dovrei probabilmente prenderti a schiaffi, ma sono otto giorni che non ti vedo e giuro di aver pensato addirittura che fossi morta, ma Gabriel mi ha accennato qualcosa.- spiega camminando da una parte all'altra, guardando i quadri dalla pittura scura appesi sui muri.

-Mh, quindi hai parlato con Gabriel. Ottimo.- dico sarcastica, prendendo posto sulla base del letto.

-So quello che è successo. Intendo con tua madre, della casa e del lavoro. Perché non mi hai detto nulla?- le parole le escono con tono deciso, ma sfumano, lasciando spazio ad un sorriso triste. Faccio spallucce e guardo i miei piedi nudi.

-La tua promozione.- dico secca. Scuote la testa incredula e si avvicina, sedendosi poi accanto a me.

-Sei una cretina di prima categoria.- sghignazza, prima di abbraciarmi. Sospiro e la stringo.

-Otto giorni senza la tua fastidiosissima parlata non sono stati semplici.- la derido. Ridacchia e mi da' una gomitata.

-Jessica, perché non vieni a stare da me? Almeno fin quando non troverai una nuova casa e per il lavoro potrei parlare con Miss Monique.- propone speranzosa. Sbuffo irritata al suono di quel nome.

-Non voglio, non posso. Hai le tue cose a cui pensare, non posso precipitarmi a vivere nella tua casa di punto in bianco. Non è giusto.- scuoto la testa e mi abbandono ad un profondo sospiro.

-Non dire stronzate!- esclama tornando in piedi. - Siamo amiche da anni e sai benissimo che non sarai mai un disturbo.- mi punta il dito contro ed io la guardo inespressiva.

-Gabriel è stata una stronzata.- sbotto. Increspa le sopracciglia non capendo a cosa faccio precisamente allusione.

-Da quando è arrivato nella mia vita, ha sconvolto tutto.- spiego gesticolando. Lei annuisce e si stuzzica le unghie.

-È preoccupato, davvero molto preoccupato.-

-Sì, immagino il livello di preoccupazione. Non prendermi in giro, per favore.-

-Sei una testa calda, come al solito. Chiudiamo per adesso il discorso, ci sono cose più importanti da fare. Prepara le tue cose e muoviti a spostare il culo nella tua macchina. Ho pagato un taxi per arrivare qui.- si sposta da dov'è e raccatta qualche oggetto personale sparso per la camera.

-Non credo sia una buona idea venire a vivere da te, so che...-

-TI STAI ZITTA PER UNA BUONA VOLTA? E, SEMPRE PER UNA BUONA VOLTA, LA SMETTI DI ESERCITARE IL CONTROLLO SU TUTTO E FANTASTICARE SU CONSEGUENZE TOTALMENTE ASTRATTE?- urla lei, lanciandomi una maglietta, arrotolata e sporca, addosso. Mi abbasso per schivarla ed impreco.

Affittami per un giornoWhere stories live. Discover now