Capitolo 3

3.1K 89 6
                                    

Mi alzai dal mio soffice letto a malincuore e svogliatamente, visto che è ormai da qualche minuto che il mio telefono suona insistentemente e non riesco più a ignorarlo.

Non posso stare tranquilla nemmeno quando dormo.

Presi il mio telefono e vidi che mi stava chiamando un numero che non avevo salvato in rubrica, ma decisi di rispondere lo stesso.

«Chi cazzo è che rompe i coglioni?.» dissi, sedendomi sul letto e portandomi una mano sulla fronte, tenendo gli occhi chiusi, ancora assonnata.

«Sei incazzata anche alle tre del mattino?.» mi chiese una voce, per poi ridere, che riconobbi subito.

Come scordarsi quella voce.

«Oh maleducato del Lime, non credo saresti felice se mentre dormi beatamente qualcuno ti chiami ripetutamente, perlopiù se non lo conosci.» dissi, cercando di tenere bassa la voce, visto che in casa regnava il silenzio.

«È importante.» disse. «Tuo fratello è ubriaco marcio e so che non può tornare a casa in queste condizioni, quindi sono sotto il tuo palazzo per prendergli dei vestiti puliti per domani.»

Un giorno ammazzerò Amine, ne sono certa.

«Sta bene?.» chiesi, alzandomi dal letto e accendere la piccola lampada rosa che avevo sulla scrivania da quando avevo 10 anni.

«Tralasciando il vomito sì, è a casa mia insieme a Simba.» disse, mentre io mi mettevo una felpa nera di mio fratello, visto che di sera fa ancora freddo.

«Sto arrivando.» dissi, attaccandogli in faccia, andando silenziosamente in camera di mio fratello e prendergli dei vestiti puliti e riporli in un borsone.

Diedi un rapido sguardo alla camera di mia madre, che dormiva beatamente.

Vorrei così tanto fargli dimenticare tutta la merda che ha vissuto.

Sorrisi amaramente e richiusi la porta; andai in sala e presi le chiavi di casa dal tavolo e aprii la porta, per poi chiuderla dietro di me, stando attenta a non far troppo rumore.

Scesi le scale velocemente, stando attenta a non fare troppo rumore, per poi aprire il portone del palazzo, lasciandolo socchiuso.

Vidi Zaccaria appoggiato con la schiena ad una colonna del palazzo, con le mani all'interno della sua tuta nera.
Ha i capelli raccolti in due codini e devo dire che gli stanno molto bene.

«Tieni.» dissi, appena fui davanti a lui, porgendogli il borsone con all'interno le cose di Amine. «Ci ho messo anche un antidolorifico, daglielo domattina disciolto nell'acqua appena si sveglia.»

«Altro?.» chiese, trattenendo una risata, forse per il mio atteggiamento da "mamma".

Scossi la testa, in segno di negazione, per poi vedere Zaccaria annuire semplicemente, sempre con il suo solito sorriso in volto.
Posò il borsone per terra e prese una canna dal suo borsello, portandola alla bocca e accendendola.

L'avrà fatto apposta? Sicuramente sì.

«Vuoi?.» mi chiese, dopo qualche tiro. Lo guardai titubante, non sapendo se accettare o rifiutare. «Non dico nulla a nessuno, tranquilla.»

Annuì e presi la canna dalle sue mani, facendo il primo tiro, sentendo la testa farsi pesante e i muscoli rilassarsi, ma riesco comunque a rimanere lucida, ormai le canne non mi fanno effetto.

Vidi con la coda dell'occhio il moro guardarmi.

Che silenzio.

«Non ti ho mai visto agli incontri.» dissi, prendendo parola, ripassandogli la canna.

«Fino a qualche settimana fa ero dentro, facevo gli incontri lì, ma adesso il giudice me li ha spostati qui.» disse, guardandosi intorno, per poi posare di nuovo lo sguardo su di me, osservandomi dalla testa ai piedi. «Tu non mi sembri felice di andare agli incontri.»

«Penso che in molti raccontano cazzate su cazzate, come per esempio noi due.» dissi, ridendo leggermente. «Ieri raccontavamo che non toccavamo nulla da anni e oggi siamo qui, a fumarci una canna insieme, sembra una barzelletta.»

Rise anche Zaccaria, influenzato da me.

Che bella risata, sincera e semplice.

Il battito del mio cuore, al suono della sua risata, accelerò, ma non saprei spiegarmi il motivo.

«Grazie per la chiacchierata, ma devo andare, altrimenti Simba si farà idee strane.» disse, dopo qualche minuto di silenzio, prendendo il borsone.

«Certo, ci vediamo.» dissi, sorridendogli, incrociando le braccia sotto al seno. «Riportami mio fratello vivo e sopratutto sobrio domani.»

«Puoi contarci chérie.» mi disse, facendomi aggrottare le sopracciglia, a causa del nomignolo che mi aveva dato.

Tutta questa confidenza? Probabilmente sarà l'erba a parlare.

«Chérie?.» dissi, ridendo leggermente, mentre lui mi guardava confuso. «Non ci conosciamo nemmeno da 1 giorno e già passi ai nomignoli?.»

«Prendo confidenza con le persone velocemente.» disse, facendomi l'occhiolino e andando via, lasciandomi spiazzata, ma anche divertita.

Sotto sotto questo maleducato inizia ad andarmi a genio.

𝗗𝗲𝘀𝘁𝗶𝗻𝗼 ; 𝗕𝗮𝗯𝘆 𝗚𝗮𝗻𝗴Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt