Capitolo 10

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Questa mattina mi sono svegliata abbastanza male, visto che ho una vera e propria crisi di astinenza dall'eroina. Un dolore fisico e psicologico che non augurerei mai a nessuno, nemmeno al mio nemico.

I dolori articolari erano indescrivibili, così come alla testa, che credevo potesse scoppiarmi da un momento all'altro. Avevo un panno bagnato sopra alla fronte, per cercare di far scendere la mia temperatura corporea, visto che era salita di molto.

Zaccaria in tutto questo è qui, accanto a me, seduto su una sedia, che cerca di tranquillizzarmi e ogni tanto tenta di distrarmi, parlandomi del suo lavoro o della sua vita prima che ci incontrassimo.

Non ho mai desiderato farmi una striscia come in questo momento.

Strinsi gli occhi, sentendo l'ennesima forte fitta alla testa. Le tempie mi martellavano incessantemente.
Respiravo a grossi sospiri, sentendo l'aria mancarmi dai polmoni, stringendo il lenzuolo bianco del letto.

«Amore, sai che sto scrivendo un nuovo album, vero?.» mi chiese Zaccaria, vedendomi contorcere dal dolore, tentando per l'ennesima volta di distrarmi, a mio avviso fallendo miseramente.

«È la quinta volta che me lo dici.» dissi, stringendo i denti, a causa del dolore, sentendo il mio ragazzo ridere, forse dopo essersi reso conto di non star facendo nulla di utile per distrarmi.

«Ti ho anche detto che frasi di alcune canzoni sono scritte pensando a te?.» ammise, portando la mano destra sul mio braccio destro, accarezzandolo. «Non ho mai dedicato una canzone ad una ragazza oltre alla mia ex. Ma in queste settimane ho scritto ispirandomi a te.» disse.

«Ti manca Alicia?.» chiesi, sentendo l'ansia e la preoccupazione prendere il sopravvento, quando Zaccaria abbassò il capo.

«Poche volte, ma non ripenso a quello che eravamo, ma a com'ero io con lei. Penso se l'abbia fatta sentire amata, se sia mai stata felice per davvero o mi sfruttava solamente per la mia fama.» disse, togliendo la mano dal mio braccio, per unirla alla mia. «Sono stato sfruttato per tantissimo tempo, l'idea che una persona che ho amato davvero lo abbia fatto mi distrugge.»

Vista la situazione, ero quasi incapace di parlare, ma gli strinsi la mano, facendogli capire che avevo ascoltato ogni sua parola e gli ero vicina.

Non fece in tempo a dire altro che la porta della camera si aprì, rivelando la figura di Amine, insieme ad Anas, i quali appena videro le mie condizioni sgranarono gli occhi.

«Zaccaria puoi uscire, ci pensiamo noi.» prese parola mio fratello, appoggiando sul comodino una scatola di antidolorifici, presi probabilmente in farmacia.

«Per qualsiasi cosa sono fuori.» disse, alzandosi dalla sedia e rivolgendomi un ultimo sorriso, per poi uscire e richiudere la porta dietro di sé.

Un'altra dolorosa fitta mi trapassò la testa, costringendomi a chiudere gli occhi e stringere i denti, mentre Anas mi posò un altro asciugamano sulla testa, sostituendo l'altro.

• • •

«Come ti senti?.» mi chiese Anas, prendendo la mia mano fra la sua, osservandomi preoccupato.

È passata qualche ora da quando Amine mi ha dato un antidolorifico e "sto bene" , molto meglio rispetto a stamattina, sicuramente.

«Meglio.» dissi, sforzando un sorriso, per rassicurarlo, visto che leggevo nei suoi occhi una certa preoccupazione. «Non devi preoccuparti per me Anas, starò bene, davvero.»

«È ovvio che starai bene, non c'è bisogno che tu me lo dica.» esclamò, provocandomi una risata.

«Le cose in quartiere come vanno?.» chiesi.

«Se i ragazzi di altre zone non ci rompessero il cazzo sarebbe tutto più semplice.» ammise, scrollando le spalle, rivolgendomi un sorriso. «Si è riaperta una litigata fra Kily e i ragazzi di Rozzano, dove sono subentrati anche Mattia e Aziz, facendogli qualche diss in delle canzoni e loro stanno rispondendo.»

La famosa litigata mai terminata del 2018.

«Ancora? Pensavo che ormai ci avessero messo tutti una pietra sopra.» dissi, stupita.

«E non è nemmeno finita qui.» disse Anas, mentre io lo ascoltavo.

Anas è proprio un pettegolo, gli piace sapere tutto di tutti e raccontare agli amici quello che scopriva.

«Aziz è in combutta anche con l'amico, che canta sempre, Shiva mi pare che si chiami, ma non so dirti perché.» disse, incrociando le braccia al petto.

«E invece Riccardo, si è presentato ancora?.» chiesi, vedendo il moro abbassare lo sguardo.

Capii che mi stava nascondendo qualcosa, visto che ci stava mettendo troppo a rispondermi, non tipico di Anas.

«Io, non dovrei dirtelo.» iniziò a dire, rimanendo vago, mentre la preoccupazione e la curiosità si facevano spazio in me.

«Anas, che è successo?.» chiesi, alzandomi col busto, seppur a fatica.

«Amine mi ha chiesto di non dirti nulla.» disse. «Però tu devi saperlo, ma non dirgli nulla.»

Annuì, per poi vederlo passarsi una mano in volto.

«Stamattina Riccardo si è presentato in quartiere, è riuscito ad arrivare davanti la porta di casa, ma tua madre è arrivata nello stesso momento, poiché era uscita per fare la spesa. Non gli ha detto e fatto nulla, le ha solamente sorriso e poi è andato via.» disse.

Lo uccido.

«Bastardo.» dissi, sentendo la rabbia ribollirmi nelle vene. Con quale coraggio si è presentato in zona, andando addirittura davanti casa mia, credendo che qualcuno l'avrebbe ospitato.

«La cosa che ci fa più paura è che se tu fossi stata in casa sola e gli avresti aperto-.» disse, non riuscendo a terminare la frase, visto che una lacrima gli cadde sul volto. «Yasmine non devi tornare in zona, nemmeno per il lavoro, non posso e non possiamo permetterci che ti faccia del male.»

Gli sorrisi amaramente, stringendo le nostre mani, cercandoci conforto a vicenda.

«Promettimelo.» disse, guardandomi serio.

«Te lo prometto Anas.» dissi, per poi abbracciarlo.

Dovevo riuscire a parlare con Riccardo al più presto ed eliminarlo definitivamente dalla mia vita.

𝗗𝗲𝘀𝘁𝗶𝗻𝗼 ; 𝗕𝗮𝗯𝘆 𝗚𝗮𝗻𝗴Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora