Capitolo 8

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È appena iniziato Maggio, la temperatura inizia a farsi sempre più calda, così come l'estate che si sta avvicinando. Ormai è da qualche settimana che mi sto disintossicando, per davvero, questa volta voglio riprendere la mia vita in mano.
Certo, non è facile, ci sono certi giorni in cui vorrei così tanto prendermi la mia solita dose per cessare tutto il male che sto provando, ma poi penso e so che non sarebbe le scelta giusta.

Sento di fare finalmente la cosa giusta.

Mi trovo sul balcone di casa di Zaccaria, ormai è da qualche giorno che mi ha ospitata qui, visto che Simba si è trasferito insieme a Philip, così Zaccaria aveva preso "la palla al balzo" per chiedermi di trasferirmi temporaneamente qui, o almeno così mi aveva detto.

Secondo me era solo una scusa per chiedermi di vivere insieme, ma lui non me l'avrebbe mai detto.

Abbiamo deciso di provare a frequentarci, non stando insieme ufficialmente. Se le cose andranno bene però annunceremmo il nostro fidanzamento anche a tutti gli altri.

Mi piace davvero tanto, mi fa sentire amata e speciale. È riuscito in poco tempo a far riaffiorare in me un sentimento che credevo di aver perso per sempre.

Sono completamente cotta di lui.

«Chérie, che fai qui tutta sola?.» mi chiese Zaccaria, con voce ancora assonnata, stiracchiandosi. «Non ti ho sentita nel letto e mi sono spaventato.» si avvicinò a me, circondandomi la vita con un braccio, dandomi un bacio sulla tempia.

«Sono mattiniera, lo sai.» dissi, sorridendogli, girandomi col busto verso di lui, circondandogli il collo con le mie braccia. «Poi tra poco devo andare a prepararmi che devo andare a lavoro.»

Lo sentì sbuffare, mentre posò il suo volto nell'incavo del mio collo, stringendomi più a lui.

«Pensavo che saremmo stati tutta la mattina insieme a letto, chérie.» disse, dandomi un bacio sul collo, per poi guardarmi in faccia.

«Vorrei ma non posso.» dissi, dandogli un bacio a stampo, per poi staccarmi a malincuore da lui, andandomi a preparare.

• • •

Ormai ho perso il conto di quanti caffè ho preparato questa mattina, tanto che credo di non voler più sentire la parola "caffè" fino a domani.

Sono appena le 11:30 e c'è ancora molta gente, non credo che il capo prima di mezzogiorno e mezzo mi faccia andar via, visto che oltre me e la cassiera non c'è nessun altro che lavora stamattina.

Mi è sembrato strano che nessuno dei ragazzi o mio fratello mi sia venuto a salutare, visto che è da qualche giorno che non ho visto o sentito nessuno di loro. Ci sono rimasta male, devo ammetterlo.

Mi girai verso il lavandino, per lavare le innumerevoli tazzine da caffè e piattini che stavano al suo interno.

«Dopo 2 anni sono ancora sicuro che il tuo caffè sia il migliore di tutti.» disse una voce alle mie spalle, che conoscevo fin troppo bene, ma non avrei mai più voluto sentire nuovamente.

La tazzina mi cadde dalle mani, così come la spugna.

Non è possibile.

Mi girai lentamente, convinta che mi fossi immaginata la sua voce e che alle mie spalle non avrei trovato nessuno. Ma non era così, purtroppo.

Riccardo era proprio davanti a me, con entrambe le mani sul bancone e il suo solito sorriso.

Mi guarda come se non fosse successo nulla ed è la cosa che mi fa più rabbia.

«Me ne fai uno?.» mi chiese, mentre le mie mani tremavano, a causa del nervosismo, ma decisi di accontentarlo, non volevo fare sceneggiate a lavoro.

Iniziai a preparare il suo dannatissimo caffè, mentre lui teneva lo sguardo fisso su di me, osservando ogni mio minimo movimento, con il suo solito sorriso in volto.

Lo stesso sorriso che mi fa fatta innamorare di lui.

«Sono passati 2 anni ma sei sempre più bella.» disse.

«Non provarci nemmeno, Riccardo.» dissi, tenendo un tono di voce basso, guardandolo duramente, vedendo il suo sorriso spegnersi. «Non credere che ricomparendo nella mia vita tornerò con te.»

«Non lo penso, infatti.» disse, mentre io posai la tazzina di caffè davanti a lui, per poi incrociare le braccia sotto al seno, già stanca di questa conversazione. «Ma so che mi ami ancora però.»

«Io non ti amo più, ho smesso di amarti 2 anni fa, quando mi hai lasciato sul ciglio della strada a morire per una quasi overdose.» sbottai, posando entrambe le mani sul bancone. «Ma per tua sfortuna una buon'anima mi ha trovata e salvata.»

Portò alla bocca la tazzina, per poi bere tutto d'un sorso il caffè. Sentii il campanello all'entrata suonare, segno che ci fosse qualche nuovo cliente.

«Riccardo vattene.» disse mio fratello, il quale era in compagnia dei ragazzi, altrettanto scioccati della presenza del mio ex ragazzo. «Non sei il benvenuto.»

Tempismo perfetto, grazie a Dio.

«Amine, mi sei mancato anche tu.» disse Riccardo, tenendo lo sguardo fisso su di me, per poi lasciarmi 2€ sul bancone. «A presto Yasmine.» mi fece un ultimo sorriso, per poi passare accanto ai ragazzi e uscire dal bar.

Vidi Anas voler andar fuori, ma pregai con lo sguardo Mattia di fermarlo e così fece, per fortuna.
Non volevo che si creasse casino in zona per colpa di Riccardo, visto che fra nemmeno una settimana sparirà ancora, come suo tipico fare, o almeno lo spero con tutta me stessa.

«Cosa voleva?.» mi chiese Amine, serio.

«Vorrei tanto saperlo anch'io, credimi.» dissi, sospirando, levandomi il grembiule. Avevo bisogno solamente di andarmene a casa, da Zaccaria.

«Se è tornato vorrà qualcosa, sicuramente.» pensò Amine, iniziando a tamburellare il dito sul bancone, mentre io prendevo i miei effetti personali.

«No, fidati di me.» dissi, uscendo da dietro il bancone, affiancandomi a mio fratello. «È tornato per cercare di rovinarmi la vita, ancora.» detto questo me ne andai, lasciando mio fratello solo.

Non ho più paura di Riccardo, so che non potrà mai farmi di nuovo del male.

𝗗𝗲𝘀𝘁𝗶𝗻𝗼 ; 𝗕𝗮𝗯𝘆 𝗚𝗮𝗻𝗴Where stories live. Discover now